Il Papa celebra la messa nella festa liturgica della Beata Vergine Maria di Gaudalupe

Chiamati a essere fratelli
in un tempo di guerra, ingiustizia e povertà

 Chiamati a essere fratelli  in un tempo  di guerra, ingiustizia e povertà  QUO-284
13 dicembre 2022

In un tempo «pieno di fragori di guerra, crescenti ingiustizie, carestie, povertà, sofferenza..., il Signore, attraverso la Vergine Maria, meticcia, continua a donarci suo Figlio, che ci chiama a essere fratelli». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata nella basilica vaticana ieri sera, lunedì 12 dicembre, festa liturgica della Madonna di Guadalupe.

Nostro Dio guida la storia dell’umanità, nulla rimane al di fuori dal suo potere, che è tenerezza e amore provvidente. Si rende presente attraverso un gesto, un evento, una persona. Non smette di affacciarsi sul nostro mondo, bisognoso, ferito, ansioso, per assisterlo con la sua compassione e la sua misericordia. Il suo modo d’intervenire, il suo modo di manifestarsi, ci sorprende sempre, e ci riempie di gioia. Ci provoca stupore, e lo fa con stile proprio.

La lettura della lettera ai Galati ci offre un’indicazione precisa che aiuta a contemplare, con gratitudine, la strada per redimerci e renderci suoi figli adottivi: “quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna” (Gal 4, 4).

Ed è così, la venuta del Figlio in carne umana è la suprema espressione del suo metodo divino a favore della salvezza. Dio, che ha tanto amato il mondo, ci ha mandato suo Figlio, “nato da donna”, affinché “chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Così, in Gesù, nato da Maria, diviene per sempre, e in modo irreversibile, “Dio-con-noi” e cammina al nostro fianco come fratello e compagno. È venuto per restare. Nulla di ciò che è nostro gli è estraneo perché è come “uno di noi”, vicino, amico, uguale a noi in tutto, tranne che nel peccato.

E una cosa simile, di questo tipo, avvenne quasi cinque secoli fa, in quel momento complicato e difficile per gli abitanti del nuovo mondo, il Signore volle trasformare il turbamento che suscitò l’incontro tra due mondi diversi, trasformarlo in recupero di senso, in recupero di dignità, in apertura al Vangelo, trasformarlo in incontro. E lo fece inviando Santa Maria, sua Madre, nella logica che il Vangelo di oggi ci ricorda: dopo l’annuncio dell’angelo, “Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città” (Lc 1, 39). La Vergine che ha fretta. Giunse così alle terre dell’America la nostra Vergine di Guadalupe, presentandosi come la “Madre del verissimo Dio per il quale si vive” (cfr. Nican Mopohua); e venne per consolare, soddisfare i bisogni dei più piccoli, senza escludere nessuno, per avvolgerli come madre premurosa con la sua presenza, il suo amore e la sua consolazione. È la nostra Madre meticcia.

E quest’anno celebriamo Guadalupe in un momento difficile per l’umanità. È un periodo amaro, pieno di fragori di guerra, di crescenti ingiustizie, carestie, povertà, sofferenza. C’è fame. E sebbene questo orizzonte appaia cupo e sconcertante, con presagi di ancor più grande distruzione e desolazione, comunque la fede, l’amore e la condiscendenza divini ci insegnano e ci dicono che anche questo è un tempo propizio di salvezza, nel quale il Signore, attraverso la Vergine Maria, meticcia, continua a donarci suo Figlio, che ci chiama a essere fratelli, a mettere da parte l’egoismo, l’indifferenza e l’antagonismo, invitandoci a farci carico “in fretta” gli uni degli altri, ad andare incontro ai fratelli e alle sorelle dimenticati e scartati dalle nostre società consumistiche e apatiche, i nostri fratelli e sorelle messi da parte. E lo fa “in fretta”: è la Madre che ha premura, che ha fretta, la Madre sollecita.

Oggi come ieri, Santa Maria di Guadalupe vuole incontrarci, come un giorno incontrò Juan Diego sulla collina del Tepeyac. Vuole restare con noi. Ci supplica di permetterle di essere nostra madre, di aprire la nostra vita a suo Figlio Gesù e di accogliere il suo messaggio per imparare ad amare come Lui. È venuta per accompagnare il popolo americano in questo cammino tanto duro di povertà, sfruttamento, colonialismi socio-economici e culturali. È in mezzo alle carovane che, in cerca di libertà e benessere, camminano verso il nord. È in mezzo a quel popolo americano minacciato nella sua identità da un paganesimo selvaggio e sfruttatore, ferito dalla predicazione attiva di un ateismo pratico e pragmatico. E Lei è lì. “Sono tua Madre”, ci dice. La Madre dell’amore per il quale si vive.

Oggi, 12 dicembre, s’inizia nel continente americano la Novena Intercontinentale Guadalupana, cammino che prepara alla celebrazione del v Centenario dell’Evento Guadalupano nel 2031. Esorto tutti i membri della Chiesa che peregrina in America, pastori e fedeli, a partecipare a questo cammino celebrativo. Ma, per favore, fatelo con vero spirito guadalupano. Mi preoccupano le proposte ideologico-culturali di diverso genere che vogliono appropriarsi dell’incontro di un popolo con sua Madre, che vogliono “dismeticciare”, truccare la Madre. Per favore, non permettete che il messaggio venga distillato in modelli mondani e ideologici. Il messaggio è semplice, è tenero: “Non sono forse qui io che sono tua Madre?”. E la Madre non si deve ideologizzare.

Che Gesù Cristo, il desiderato da tutte le nazioni, per intercessione di Nostra Madre di Guadalupe, ci conceda giorni di gioia e di serenità, affinché la pace del Signore abiti nei nostri cuori e in quello di tutti gli uomini e le donne di buona volontà.


Il dolore del mondo affidato alla "Madre meticcia"


La guerra con le sue tragiche conseguenze, soprattutto in Ucraina, ma anche le ingiustizie, le carestie, la povertà e la sofferenza dell’umanità sono state portate da Papa Francesco ai piedi della Beata Vergine Maria di Guadalupe. Il Pontefice ha celebrato la festa liturgica mariana in onore della patrona e madre delle Americhe lunedì pomeriggio, 12 dicembre, presiedendo la messa nella basilica di San Pietro. Vi hanno partecipato numerosi fedeli americani residenti a Roma, tutti rappresentati dalle bandiere dei rispettivi Paesi che sono state esposte in basilica. Molti indossavano gli abiti tradizionali con i colori tipici di antiche culture: tutti insieme per mostrare affetto e devozione verso la “Madre meticcia”, colei che ha unito i popoli del continente al di là di razze, lingue e tradizioni diverse. Così come quando apparve nel 1531 a Juan Diego, un indio messicano, sulla collina del Tepeyac, a nord di Città del Messico, ancora oggi la Vergine di Guadalupe è un punto di riferimento nei momenti più difficili e dolorosi.

Drammi che hanno trovato eco anche nella preghiera universale, quando sono state elevate intenzioni per l’unità dei cristiani, per il Papa, per i missionari, per i ministri della Chiesa, per i religiosi, perché sparisca l’odio nel mondo, per i giovani, per gli anziani, per i defunti. 

Francesco ha ricordato che proprio il 12 dicembre inizia nel continente americano la Novena intercontinentale Guadalupana, un cammino che prepara alla celebrazione del quinto centenario — in programma nel 2031 — dell’evento dell’apparizione. Per questo ha esortato i fedeli del continente a partecipare a questo cammino «per il rinnovamento del tessuto sociale ed ecclesiale di questi popoli e comunità».

Insieme con il Papa hanno concelebrato nove cardinali, tra i quali Pietro Parolin, segretario di Stato; dieci presuli, tra i quali gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato, e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali; e più di un centinaio di sacerdoti.

Al momento della consacrazione sono saliti all’altare i cardinali Ouellet, prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America latina, Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e Tagle. Hanno partecipato alla celebrazione anche alcuni ambasciatori dei Paesi americani.

Al termine, il coro della Cappella Sistina e il Coro latinoamericano hanno eseguito la celebre melodia La Guadalupana.

Come negli anni precedenti, prima della messa è stato recitato il Rosario in spagnolo, offerto per le intenzioni della Chiesa in tutto il mondo, e in particolare per la Chiesa delle nazioni americane e delle Filippine.