L’udienza ai membri dell’“Amitié Judéo-Chrétienne de France”

In tempi di chiusure e rifiuti occorre perseverare sulla via del dialogo

 In tempi di chiusure e rifiuti occorre perseverare sulla via del dialogo  QUO-283
12 dicembre 2022

Un’esortazione a perseverare sulla via del dialogo tra ebrei e cristiani, soprattutto in questi «tempi ostili in cui gli atteggiamenti di chiusura e di rifiuto dell’altro si fanno più numerosi», è stata rivolta dal Papa ai membri dell’“Amitié Judéo-Chrétienne de France”, ricevuti in udienza stamane, lunedì 12 dicembre, nella Sala del Concistoro.

Cari amici!

Do il mio benvenuto a voi, membri dell’Amitié Judéo-Chrétienne de France, che celebrate il 75° anniversario della sua nascita.

Desidero anzitutto evocare la figura di uno dei vostri fondatori, Jules Isaac, che ha svolto un ruolo di primo piano nel riavvicinamento tra ebrei e cristiani, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Egli partecipò, in particolare, alla celebre Conferenza di Seelisberg, che concluse i suoi lavori con i famosi “dieci punti di Seelisberg”, alcuni dei quali sono stati ripresi dalla Dichiarazione conciliare Nostra Aetate. Ricevuto in udienza dai Papi Pio xii e Giovanni xxiii, Jules Isaac aveva auspicato la stesura di quel testo profetico. Un testo che conserva tutta la sua attualità e che richiama il «grande patrimonio spirituale comune ai cristiani e agli ebrei», volendo «incoraggiare e raccomandare la conoscenza e la stima reciproca, che nascono dagli studi biblici e teologici, come pure dal dialogo fraterno» (n. 4).

L’Amitié Judéo-Chrétienne de France si è decisamente e attivamente impegnata su questa strada dello studio e del dialogo per aiutare ebrei e cristiani a crescere nella mutua conoscenza, nella comprensione, nel rispetto e nell’amicizia. Vi ringrazio per questo lavoro che svolgete instancabilmente da settant’anni. Esso ha ampiamente contribuito ad aiutare gli ebrei e i cristiani a riscoprirsi fratelli, figli di uno stesso Padre, che «aspettano il giorno, noto a Dio solo, in cui tutti i popoli invocheranno il Signore con una sola voce e “lo serviranno sotto lo stesso giogo” (cfr. Sof 3, 9)» (ibid.).

Il cammino percorso insieme è dunque considerevole — dobbiamo renderne grazie a Dio —, dato il peso dei pregiudizi reciproci e della storia, talvolta dolorosa, che occorre assumere. Ma il compito non è finito, e vi incoraggio a perseverare in questa via del dialogo, della fraternità e delle iniziative comuni. Perché questa bella opera, che consiste nel creare legami, è fragile, sempre da riprendere e consolidare, soprattutto in questi tempi ostili in cui gli atteggiamenti di chiusura e di rifiuto dell’altro si fanno più numerosi, anche con la preoccupante ricomparsa dell’antisemitismo, in particolare in Europa, come delle violenze contro i cristiani.

Assicuro pertanto il mio sostegno alle vostre iniziative, come a quelle di tutti coloro, ebrei e cristiani insieme, che si adoperano per una sempre maggiore fraternità. Prego affinché i vostri lavori e il vostro impegno portino frutti abbondanti e duraturi. Invoco per voi la benedizione del Signore e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!