Al via a Frascati la fase diocesana della causa di beatificazione

Carla Borgheri missionaria dell’Incarnazione

 Carla Borgheri missionaria dell’Incarnazione  QUO-282
10 dicembre 2022

Domenica pomeriggio, 11 dicembre, alle 16, nella cattedrale di Frascati si apre la fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione di madre Carla Borgheri, fondatrice delle Suore missionarie dell’Incarnazione e dei Padri missionari dell’Incarnazione.

La sessione sarà presieduta dal vescovo Raffaello Martinelli, ordinario della sede suburbicaria, che avvia il processo nel centenario della nascita della religiosa, avvenuta il 17 febbraio 1922 a Novi Ligure. Conosciuta al secolo come Cleo, battezzata Annunziata e familiarmente chiamata Nada, la Borgheri conobbe sin da fanciulla il lavoro e la fatica a motivo della malattia di mamma Olga. Entrambe si trasferirono a Firenze e poi nel 1942 a Roma, dove la giovane tentò la strada della recitazione e del teatro, seguendo le orme materne.

Nel 1944 a causa della tubercolosi fu ricoverata all’ospedale Forlanini, dove si affidò alla guida spirituale del camilliano Orfeo Romani, meditando testi dell’Imitazione di Cristo e di santa Teresa d’Ávila. Iniziò a germogliare il seme della sua vocazione e nel 1953 fu indirizzata verso una nascente congregazione di ragazze che, avendo sperimentato il sanatorio, una volta guarite prestavano servizio agli infermi nello stesso nosocomio. Qui Nada indossò l’abito religioso e prese il nome di suor Carla.

Nel 1961, per assistere la madre bisognosa di cure, decise di lasciare la congregazione. Non volendo, però, rinnegare la propria vocazione, assieme ad altre giovani che erano rimaste colpite dalla radicalità del suo stile di vita avviò una nuova comunità in una piccola dimora alla borgata Ottavia.

Era il nucleo originario delle Suore missionarie dell’Incarnazione, alle quali si aggiunsero presto nuove sorelle. Nel 1962 acquistarono un terreno con due case rurali da ristrutturare a Frascati, in località Vermicino. E da lì in breve si diffusero in vari angoli del mondo: nel 1974 madre Carla pianificò il primo viaggio in India e poco dopo venne avviata una nuova residenza a Cochin, dove venne istituito anche il noviziato. Quindi la loro presenza fu richiesta, a Nagercoil, Tamil Nadu, dove nacque anche una casa per bambine e ragazze disabili. Poi fu la volta di Vallarpadam, nel Kerala. La fondatrice si recò fedelmente in India ogni anno, soggiornandovi per lunghi mesi. Anche in Italia si aprirono case e scuole: nel 1972 una materna a Pereto, diocesi di Avezzano; nel 1977 e nel 1980 due case per anziani in Sardegna: una in diocesi di Bosa e una a Nurri, nel nuorese. Un’altra scuola materna venne aperta, nel Lazio, a Subiaco, nel 1983 e nel 1985 fu la volta di una nuova struttura a Frascati: quella che attualmente ospita, in via Fermi, la casa generalizia. Nello stesso anno nacque la comunità di Salice Salentino, nel leccese.

Il 19 marzo 1988 giunse il decreto con cui Giovanni Paolo ii riconobbe la congregazione di diritto pontificio; e nel 1994 madre Carla fondò in India il ramo maschile. Nell’ottobre 2005, mentre soggiornava a Tabou, in Costa d’Avorio, ella cadde e si ruppe il femore. Trasferita in Italia cominciò un calvario di visite, accertamenti e terapie. Lo stato di salute generale, precario fin dalla gioventù, impediva qualsiasi intervento chirurgico.

Il 14 settembre 2006 un peggioramento la condusse a una lenta agonia, durata una settimana. Immobilizzata a letto, le sue ultime parole furono: «Vivete nella carità e nell’umiltà verso tutti. Siate portatrici e testimoni dell’Amore di Dio». E verso mezzogiorno del giorno 20, a 84 anni, spirò.

Oggi la sua figura è foriera di un forte appello ad abitare le periferie, quei luoghi di frontiera dove la fatica, la sofferenza e la miseria spirituale diventano luogo privilegiato per l’incontro con Dio. La sua opera continua a gettare nei campi della necessità i semi dell’eterna speranza. E il suo esempio è seguito da molte giovani e ragazze che scelgono di consacrarsi a Cristo per rispondere alle urgenze in orfanotrofi, case per disabili fisici e mentali, opere di assistenza e formazione per i sordomuti, strutture di accoglienza, case di riposo per anziani, scuole, senza tralasciare la cura pastorale di santuari e chiese parrocchiali.

di Waldery Hilgeman
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