Il racconto

Lo sguardo di Benedicte
e i proiettili
sulla croce ucraina

 Lo sguardo di Benedicte  e i  proiettili sulla croce ucraina  QUO-280
07 dicembre 2022

La mano del Papa benedice e accarezza la fronte di Benedicte, stuprata quando aveva 8 anni da ribelli nella Repubblica Democratica del Congo.

La mano del Papa benedice e accarezza due proiettili che hanno ucciso in Ucraina, incastonati nella piccola, semplice croce in legno povero donatagli dal popolo di Leopoli.

Proprio dove e quando la violenza più brutale sembra non dar scampo, ecco che la vita riparte. Dalle ferite, persino le più laceranti, esce la speranza. Meglio, la tenacia di costruire l’oggi, il domani. Ecco l’esperienza essenziale nella sua forza dirompente vissuta stamani, con il Papa, in Aula Paolo vi .

Benedicte e l’albero di Natale


Benedicte Amnazo Abedi ha 19 anni. Ne aveva 8 quando è stata stuprata da ribelli armati nella Repubblica Democratica del Congo. Il Papa ha benedetto Benedicte. Non è un gioco di parole: la ragazza è venuta qui, stamani, proprio per essere benedetta da Francesco. Solo per questo. Tanto che non trattiene un sorriso — e neppure le lacrime — quando suor Justina Muñoz Cibrian e padre Laurent Madiba dicono che «la benedizione del Papa è l’unica cosa che conta dopo tanto dolore».

Benedicte di operazioni chirurgiche ne ha subite tante. Da tre anni è sostenuta, a Madrid, dall’équipe medica e psicologica dell’Hospital General Universitario Gregorio Marañón. Con il materno abbraccio delle suore della congregazione Nuestra Señora de la Inmaculada Concepción de Castres. Le “hermanas azules”.

Benedicte porta sempre con sé la piccola medaglia della Madonna miracolosa, quella di santa Caterina Labouré. Oggi, per incontrare il Papa, l’ha incastrata nella zip della lampo della felpa.

La violenza ha devastato Benedicte. Ma non le ha rubato l’innocenza: in Aula Paolo vi l’albero di Natale e il presepe, proprio davanti a lei, le hanno regalato gioia. Stupore. Speranza.

Il progetto «Unbroken» per i feriti in Ucraina


C’è il piombo fuso di due proiettili — estratti dai corpi di vittime della guerra — incastonati nella piccola, semplice croce in legno povero donata stamani dal popolo di Leopoli a Papa Francesco. Nel consegnarla, il sindaco Andriy Sadovyy ha fatto presente che su quella croce sono inchiodate tutte le persone che, in Ucraina, stanno morendo e soffrendo. Con lui, una delegazione delle autorità cittadine, a partire dal vice sindaco e dall’assessore per i rapporti internazionali. Tra i doni, anche un braccialetto giallo che Francesco ha messo al polso.

«Per la lettera che il Papa ha scritto al nostro popolo ucraino, lo scorso 24 novembre, abbiamo espresso stamani una profonda gratitudine perché in quelle parole riconosciamo vicinanza» dice il sindaco. Leopoli «è una città nobile, con una tradizione di cultura, a pochi chilometri dal confine con la Polonia che è un Paese dell’Unione europea. Oggi è una città di frontiera tra la guerra e la pace, punto di riferimento e di passaggio per i tantissimi ucraini che hanno dovuto lasciare le proprie città, i propri villaggi, che hanno visto le loro case distrutte in questi oltre nove mesi di bombardamenti». Sì, aggiunge, «proprio mentre siamo qui, ora, le bombe continuano a cadere sulla nostra gente».

Il primo cittadino di Leopoli non nasconde il dolore ma ha parole di speranza e di rinascita. «Nella lettera il Papa ha scritto che prega anche per noi, per le autorità dell’Ucraina. Perché su di noi incombe il dovere di governare in tempi tragici e di prendere decisioni lungimiranti per la pace e per sviluppare l’economia durante la distruzione di tante infrastrutture vitali, in città come nelle campagne».

Una delle emergenze assolute, fa presente Sadovyy, è «curare i feriti cercando di salvarne la vita».

E così stamani al Pontefice le autorità di Leopoli hanno presentato il progetto Unbroken (non rotto). Il sindaco lo descrive così: «È un centro medico riabilitativo multifunzionale per il sostegno e per la cura delle vittime di guerra di tutta l’Ucraina: moltissimi sono bambini, giovani, rimasti gravemente feriti nei bombardamenti. Purtroppo in alcune situazioni si deve ricorrere alle amputazioni e non per tutti sarà nuovamente possibile vivere una vita piena».

Unbroken «è un complesso per la produzione di protesi e anche un centro residenziale per progettare un reinserimento nella vita sociale e lavorativa di chi è rimasto vittima delle bombe. In particolare, per i bambini feriti, e i familiari, c’è uno spazio a loro misura».

Perché Unbroken? «Perché la vita del nostro popolo — insiste il sindaco — non potrà essere spezzata da questa spietata invasione. Perché ininterrotto è il filo della speranza degli ucraini, anche coloro che hanno perso familiari e amici, sono feriti, hanno perso la casa, hanno perso tutto». Ma «ininterrotta è anche la preghiera del Papa per il nostro popolo. Sì, ininterrotta è la voce del Pontefice che chiama alla pace».

La statua della Madonna di Itatí cara a don Orione


Il Papa ha benedetto la statua della Madonna di Itatí che san Luigi Orione nel 1937 portò in Italia direttamente dall’Argentina e che teneva sulla sua scrivania. L’iniziativa è stata promossa dalle parrocchie San Giovanni Battista e Santa Maria Assunta di Pontecurone, paese dell’alessandrino in diocesi di Tortona dove 150 anni fa è nato il santo, fondatore della Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza. Presenti, tra gli altri, il sindaco di Pontecurone, Valentino D’Amico, e don Loris Giacomelli, parroco orionino della chiesa di Santa Maria Assunta dove don Orione venne battezzato e dove ora è custodita la statua mariana, nel frattempo restaurata.

Quei “campanacci” tipici del Natale in Svizzera


A creare un’atmosfera natalizia nell’Aula Paolo vi — insieme al presepe e all’albero — ci hanno pensato quindici giovani venuti da Oberrüti, nel Cantone Argovia in Svizzera, facendo suonare i grandi, caratteristici “campanacci”. Nella loro terra, ogni 6 dicembre, memoria liturgica di san Nicola di Bari, è proprio con i fragorosi rintocchi dei “campanacci” che i cosiddetti “trichler”, rigorosamente in camicia bianca, annunciano «l’arrivo del santo nelle case per portare doni ai bambini in vista del Natale».

I seminaristi da Brisbane


Nell’ambito del pellegrinaggio di fede, che proseguirà fino al 17 dicembre con una tappa anche ad Assisi, hanno abbracciato il Papa i giovani seminaristi dell’Holy Spirit Seminary di Brisbane, nel Queensland in Australia. Accompagnati dal rettore, padre Neil Muir, e dal vice rettore Frank Jones, sono a Roma dal 2 dicembre, spiega la formatrice Maeve Heaney, «per vivere un’esperienza che caratterizzerà fortemente il loro cammino spirituale».

L’omaggio di Ventotene con la tipica mongolfiera


Al termine dell’udienza generale, sul piazzale Petriano, a Francesco è stata presentata una delle caratteristiche mongolfiere di Ventotene. L’iniziativa è stata resa possibile dall’associazione giovanile VentoteneMia, che si occupa della promozione turistica dell’isola del mar Tirreno. La mongolfiera, spiegano gli isolani venuti a incontrare il Papa, «è uno dei nostri simboli più evocativi: ha una dimensione di 6 metri di altezza, una circonferenza di 12 ed è costruita in carta velina, realizzata dalle mani degli artigiani locali».

di Giampaolo Mattei
e Fabrizio Peloni