Il diritto sacrosanto
alla bellezza

 Il diritto sacrosanto alla bellezza  QUO-277
03 dicembre 2022

L’artista va “oltre”. E Ivan oltre ci è “andato”: il suo disegno è stato scelto come simbolo dell’Istituto Serafico di Assisi perché racconta il senso dei 150 anni di servizio alle persone con disabilità.

«Ivan mi ha detto di aver disegnato la sua “casa” e cioè il nostro Istituto» racconta la presidente Francesca Di Maolo. Poi, confida, il dialogo tra loro è andato esattamente così: «Quei ragazzi a braccia aperte siete voi del Serafico?» — «Sì» — «E chi è quella donna?» — «Non è una donna, è Gesù» — «Allora quelle mani che abbracciano il Serafico sono le mani di Gesù!» — «Ma sono anche le tue...».

«C’è tutto, talmente tutto», dice la presidente, «da scegliere il disegno come il simbolo del nostro servizio». E così un altro artista, Claudio Cutuli, ha impresso il disegno di Ivan su tela, intrisa di ortica. Perché «è un’erba calpestata e disprezzata che trova sempre la forza di vivere e la caparbietà di rinascere».

È lo stesso spirito che anima Dis/Integration, la mostra — allestita all’Università Roma Tre — in cui le opere sono realizzate da artiste e artisti con disabilità fisica e mentale che danno vita ai laboratori d’arte della comunità di Sant’Egidio. In collaborazione con alcuni importanti “colleghi” dello scenario romano e internazionale.

«Dis/Integration suggerisce un nuovo mondo possibile, offre proposte per un futuro comune e inclusivo in un tempo segnato dal disorientamento della pandemia e della guerra e la crisi ambientale» fanno presente i promotori. Tanto che per il regista Paolo Virzì «l’eleganza visiva delle opere, povere e raffinate allo stesso tempo, è l’esecuzione felice di chi sa cos’è la bellezza. Il mondo ha bisogno di bellezza, abbiamo tutti bisogno di più laboratori e meno ambulatori. In una società dove si vive perlopiù in piccole e grandi bolle di narcisismo, questo lavoro è la contromisura alle nostre difficoltà relazionali, alla pandemia dell’isolamento».

Lo scrittore Daniele Mencarelli rilancia: «Questa mostra esprime un desiderio di eterno. Siamo eredi del pensiero del Novecento, che ha rubricato spesso questo anelito come una vera e propria malattia, forte di una cultura che marginalizzava la fragilità, il più delle volte medicalizzandola. Eppure, se esiste un sinonimo di “umanità” è proprio “fragilità”».

La mostra Dis/Integration resterà aperta fino al 16 dicembre, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 20, all’università Roma Tre (piano terra della sede centrale in via Ostiense, 133 - ingresso gratuito).

E dalle 23.10 su Rai 1 andrà in onda O anche No: la Bellezza è di tutti, uno speciale dedicato, appunto, al «diritto alla bellezza estetica, ma anche culturale, musicale, sportiva, teatrale che possa condurre ognuno di noi al più importante dei diritti, quello alla felicità».