Congedo del cardinale Sandri dopo 15 anni di servizio al Dicastero per le Chiese orientali

Si è chiamati
a rimanere servi

 Si è chiamati a rimanere servi  QUO-276
02 dicembre 2022

«Memore dell’intensa attività svolta» con «costante impegno» Papa Francesco ha voluto esprimere «personale riconoscenza per quanto fatto con dedizione per il bene della Chiesa» dal cardinale Leonardo Sandri nei quindici anni di servizio come prefetto del Dicastero per le Chiese orientali. Lo ha fatto al momento del congedo, attraverso un messaggio datato 21 novembre — giorno in cui l’arcivescovo Claudio Gugerotti è stato nominato successore del porporato — in cui assicura di contare ancora «sulla sua saggia esperienza e cordiale vicinanza». Il testo pontificio è stato letto all’inizio della messa celebrata da Sandri giovedì pomeriggio, 1° dicembre, in occasione della novena dell’Immacolata presso la basilica romana dei Santi Apostoli, alla presenza dell’arcivescovo Giorgio Demetrio Gallaro, di don Flavio Pace, rispettivamente segretario e sottosegretario, officiali e dipendenti del Dicastero.

Nella circostanza il porporato ha ringraziato il Signore anche per i venticinque anni di ministero episcopale. E nel messaggio Papa Bergoglio ha ripercorso le tappe principali della vita di Sandri a cominciare dall’ordinazione sacerdotale a Buenos Aires nel 1967 e il suo ingresso nel servizio diplomatico della Santa Sede. Ha poi fatto riferimento ai vari incarichi ricoperti, ricordando che fu san Giovani Paolo ii a elevarlo all’episcopato nel 1997.

A tal proposito, nell’omelia, il porporato ha confidato di indossare, sotto la casula, la dalmatica di quell’11 ottobre di 25 anni fa, quando nella basilica vaticana il cardinale Angelo Sodano lo ordinò vescovo dopo che Giovanni Paolo ii lo aveva nominato nunzio apostolico in Venezuela. «Questo semplice paramento liturgico — ha spiegato — richiama il vescovo alla dimensione del servizio che contraddistingue colui che è chiamato al sacramento dell’ordine sin dall’ordinazione diaconale». Si è chiamati, ha aggiunto, «per rimanere servi, proprio come Gesù». Poi, il prefetto emerito ha fatto notare che il suo servizio «non è stato contraddistinto da un gregge affidato alla mia cura come pastore di una diocesi», ma da tanti «volti, situazioni, incontri ufficiali e riservati: ho cercato di presentarmi e di accogliere con lo stesso sorriso i capi di Stato come i piccoli accuditi dalle suore di Madre Teresa in Armenia». Forse, ha detto, è più facile «prendere in braccio e benedire questi ultimi che trovare aperture nelle menti e nei progetti dei grandi della terra». Ha poi osservato di aver avuto l’onore di servire come presule tre Pontefici, «cogliendo nelle diverse sfumature dei loro tratti umani e del loro Magistero la fedeltà di Dio alla sua Chiesa, che cammina nella storia accanto agli uomini e alle donne del suo tempo, offrendo a tutti loro la speranza che nasce dalla Pasqua di Cristo, piuttosto che dai nostri progetti umani».

Per l’anniversario dell’ordinazione episcopale lo stesso Papa Francesco aveva inviato un altro messaggio, datato 1° ottobre, nel quale si diceva “affettuosamente” unito al vice decano del Collegio cardinalizio. «Noi — scriveva il Pontefice — come i nostri venerabili predecessori, beneficiamo del suo quotidiano impegno, ripensando alla sua pietà, alla retta dottrina e alla perseveranza nell’esercizio del suo ministero non solo per il bene della Sede Apostolica e per favorire i rapporti tra la Santa Sede e le diverse Nazioni, ma anche per lo sviluppo e la prosperità delle Chiese cattoliche orientali».