Il racconto

Prove di un mondo nuovo
(con i Blues Brothers)

 Prove di un mondo nuovo (con i Blues Brothers)  QUO-274
30 novembre 2022

Cinque acrobati kenyani, sulle travolgenti note dei Blues Brothers, strappano (finalmente) il sorriso a due bambini ucraini e alla loro mamma, fuggiti dalla guerra e ospiti di un monastero in Liguria, mentre sessanta pasticcieri con sindrome di Down e autismo assicurano gelati e panettoni (strappando ai piccoli un altro sorriso). Insomma, prove di un mondo nuovo e possibile in piazza San Pietro. Con la paterna regia del Papa.

Le famiglie ucraine accolte in monastero


Se a provocare vero terrore sono, semplicemente, un tuono o il rumore del passaggio di un treno e di un aereo, è solo possibile immaginare che cosa la guerra in Ucraina stia causando nelle persone. Nei bambini soprattutto.

Stamani Francesco ha accolto a braccia aperte Mira (5 anni) e Dimitr (8 anni) e la loro mamma Karina, che per scampare alla tragedia nella loro terra, precisamente nella zona di Kharkiv, hanno trovato riparo nel monastero benedettino di San Prospero a Camogli (Genova).

«Fin dall’inizio della guerra in Ucraina la nostra comunità monastica si è subito attivata per l’accoglienza, aprendo le porte e superando ogni problema» racconta dom Francesco Beda Maria Pepe, superiore delegato dell’abate dell’abbazia di San Miniato al Monte di Firenze.

«Abbiamo inizialmente ospitato sette bambini e cinque mamme: alcuni di loro hanno poi trovato accoglienza in altri centri» fa presente. Oggi nel monastero, oltre alla mamma con i due bambini che hanno incontrato il Papa, c’è un’altra famiglia che, per questioni di salute, non è potuta venire all’udienza generale.

«Appena arrivati dall’Ucraina tutti, piccoli e mamme, avevano gli occhi terrorizzati» dice dom Pepe. «Piano piano siamo riusciti a dare sicurezza, speranza, creando un clima familiare grazie ai volontari che ci aiutano. E anche attraverso i nostri momenti comunitari che sono sempre costruttivi». E proprio in questi dialoghi Papa Francesco è un punto fermo, perché «la sua preghiera e le sue parole per la pace in Ucraina suscitano entusiasmo in chi ha perso tutto e non riesce a intravedere un futuro». E così, racconta dom Pepe, «si parla molto della figura del Papa e della paternità che trasmette nel vedere Cristo nei fratelli, soprattutto i più sofferenti». Oggi di questa paternità Mira, Dimitr e Karina hanno fatto esperienza diretta.

Gli acrobati kenyani che pregano prima di esibirsi


E sì, ci hanno pensato loro, i Black Blues Brothers, con la loro acrobatica esibizione in piazza San Pietro, a far sorridere i bambini ucraini. Francesco li ha applauditi, donando a ciascuno una corona del rosario e ricevendo in regalo un cappello “da blues brother”.

Bilal Musa Huka, Rashid Amini Kulembwa, Seif Mohamed Mlevi, Mohamed Salim Mwakidudu e Peter Mnyamosi Obunde — i cinque artisti kenyani che formano il gruppo acrobatico — anche stamani hanno pregato insieme, prima di mostrare i loro “numeri” davanti al Papa, sul sagrato. Quattro sono musulmani e uno è cristiano.

Ad accompagnarli la Fondazione Migrantes, con altri 35 protagonisti del far spettacolo con un obiettivo solidale; tra loro, un gruppo di clown che stanno accanto ai bambini nelle corsie di diversi ospedali italiani.

I Black Blues Brothers, spiegano loro stessi, hanno imparato l’arte a Nairobi, allo Sarakasi Trust: un “circo sociale” fondato nel 2001 che cerca di dare opportunità concrete ai giovani che danno del “tu” al disagio sociale nelle periferie dell’Africa orientale. E i i cinque artisti sono in prima fila nell’organizzare “workshop di acrobatica” per bambine e bambini, con particolare attenzione a chi proviene da contesti svantaggiati. Ma danno vita anche a momenti di dialogo interculturale per costruire relazioni di pace, con il coinvolgente linguaggio dei loro spettacoli.

I Black Blues Brothers si erano già esibiti davanti al Papa, nell’Aula Paolo vi , il 16 giugno 2016, in occasione del Giubileo dello spettacolo viaggiante. E ora metteranno in scena le loro acrobazie al teatro Olimpico di Roma dal 13 al 18 dicembre.

Pasticcieri “speciali” (ma molto bravi)


Forse l’aggettivo “speciali” è di troppo: sono pasticcieri, a tutti gli effetti., punto e basta. E non solo perché stamani, sul sagrato in piazza San Pietro per stringere la mano al Papa, sessanta ragazzi con sindrome di Down, autismo e disabilità intellettive e relazionali, si sono presentati in divisa, con tanto di cappellone da cuoco.

La Federazione internazionale di pasticceria, gelateria e cioccolateria ha dato vita, quest’anno, a un concorso nazionale che punta all’inclusione concreta dei ragazzi con disabilità che frequentano gli istituti alberghieri. «Pur non avendo le stesse possibilità dei loro compagni di classe — dice Maurizio Santilli, responsabile del comparto scuola della Federazione — gli alunni con disabilità, con grande passione e tenacia, riescono a ottenere risultati al pari, se non addirittura superiori». E così «l’obiettivo del progetto, valorizzato anche dal ministero italiano dell’Istruzione, è creare opportunità utili per rafforzare competenze professionali» che consentano anche di trovare un lavoro.

Nella prospettiva del Natale i ragazzi non si sono certo presentati davanti al Papa a mani vuote, ma con due grandi panettoni (ciascuno di 10 chili) che saranno offerti ai più poveri.

Con gli studenti con disabilità di Cassino


E a parlare a Francesco di inclusione è venuta la comunità accademica dell’università di Cassino, con il rettore Marco Dell’Isola. In particolare il Papa ha salutato e incoraggiato i 50 componenti del Centro universitario di ricerca per il sostegno e l’inclusione degli studenti nel percorso universitario.

La presidente Alessandra Zanon parla con entusiasmo di questo concretissimo servizio, presentando gli studenti con disabilità venuti all’udienza con i loro familiari. «Il Centro sostiene gli studenti sin dalla loro entrata nell’università fino alla laurea e nell’inserimento lavorativo» racconta la professoressa. «Con loro — spiega — svolgiamo attività di supporto anche alle famiglie, comprese iniziative sportive, ricreative e di inclusione, come le gite».

Dalla Polonia nel ricordo di san Giovanni Paolo II


In piazza San Pietro, per incontrare Papa Francesco, erano presenti le delegazioni ufficiali e i pellegrini che subito dopo hanno partecipato alla conferenza scientifica internazionale sul tema «I diritti umani nell’insegnamento di Papa Giovanni Paolo ii ». In particolare, la delegazione del distretto di Biała Podlaska e la rappresentanza accademica dell’università di Scienze della vita di Varsavia. Un pellegrinaggio anche nel ricordo del ventesimo anniversario del conferimento della laurea honoris causa a Karol Wojtyła da parte dell’ateneo.

I cantori austriaci e il quadro di santa Monica


Hanno dato una mano a far vivere già l’atmosfera natalizia — richiamata in piazza San Pietro del grande albero e dal “cantiere” del presepe — i dieci cantori del gruppo “Jakobisänger” di Faistenau, vicino Salisburgo, in Austria.

Il loro momento forte è proprio l’Avvento. «Andiamo letteralmente di casa in casa, secondo un’antica e radicata tradizione salisburghese, per far rivivere in semplicità l’esperienza di Giuseppe e Maria che cercano un alloggio a Betlemme» racconta Cecilia.

Tra i doni consegnati al Pontefice, un quadro raffigurante santa Monica in estasi (rilanciando la spiritualità dell’espressione «cumulatius hoc mihi Deus praestitit») dipinto su tavola dal giovane artista spagnolo Manuel Peña Suárez e offerto dalla comunità agostiniana della basilica romana di Sant’Agostino in Campo Marzio, rappresentata da padre Pasquale di Lernia.

Significativamente sulla jeep con il Papa — nel consueto giro in piazza San Pietro per salutare da vicino i pellegrini — sono saliti cinque bambini che partecipano al progetto “Pelota de Trapo” promosso da Scholas Occurrentes.

di Giampaolo Mattei