Una marcia dall’Isola Tiberina a piazza San Pietro per denunciare i crimini sessuali come arma di guerra

Quando camminare è un rivoluzionario atto di pace

 Quando camminare è un rivoluzionario atto di pace  QUO-272
28 novembre 2022

Camminare insieme nella bellezza di Roma — ritrovandosi nel crocevia dell’Isola Tiberina per “tuffarsi”, dopo tre chilometri, nell’abbraccio del Papa in piazza San Pietro per l’Angelus — può diventare un atto rivoluzionario di pace. Un gesto semplice di forte denuncia.

Domenica mattina, proprio per denunciare la vergogna della violenza sessuale usata come arma di guerra, oltre cento persone hanno camminato insieme lungo il Tevere, vivendo un’esperienza dirompente di fraternità che, nella sua semplicità, ha coinvolto anche famiglie e bambini. Del resto, nelle guerre famiglie e bambini sono le prime vittime, anche di ignobili soprusi.

L’iniziativa della «camminata per denunciare e prevenire le violenze sessuali nelle guerre» è stata promossa dall’ambasciata di Gran Bretagna presso la Santa Sede, con il sostegno dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche e di Athletica Vaticana.

«Saluto i partecipanti alla marcia — ha detto il Papa all’Angelus — che si è svolta questa mattina per denunciare la violenza sessuale sulle donne, purtroppo una realtà generale e diffusa dappertutto e utilizzata anche come arma di guerra».

E a rispondere a ogni appello di pace di Francesco c’è sempre la “sua” comunità sportiva di Athletica Vaticana: ieri ha accolto a Firenze una mamma-maratoneta ucraina che «corre per la pace». Perché «la pace si costruisce anche attraverso gesti apparentemente “piccoli” — spiegano gli “atleti del Papa” — come camminare insieme: e ieri soprattutto spiritualmente insieme a tutte le vittime delle violenze, portando nel cuore i loro nomi, consapevoli che i soprusi non hanno tolto loro la dignità». Proprio «costruire relazioni di amicizia, che diventano fraternità attraverso lo sport, è una risposta concreta alla realtà insensata della guerra, vera e propria bestemmia».

Per l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Christopher Trott, si devono tenere sempre accesi «i riflettori sulla pratica ripugnante della violenza sessuale legata ai conflitti». Però, «tristemente, questa violenza continua a distruggere vite e segnare comunità nel mondo. Durante la mia carriera diplomatica, ho potuto ascoltare io stesso agghiaccianti storie personali da sopravvissuti e ho visto in prima persona l’impatto devastante sulle vittime, sulle loro famiglie e su intere comunità» in tante parti del mondo.

E oggi, ha insistito l’ambasciatore, «stiamo vedendo la violenza sessuale usata come arma di guerra» anche in Ucraina: «Questo è totalmente inaccettabile. Donne e ragazze devono essere protette in qualunque situazione, ma specialmente nelle zone di conflitto».

All’iniziativa hanno preso parte numerosi ambasciatori e rappresentanti del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e Silvia Salis, vice presidente vicario del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), che, forte anche della sua storia di atleta, ha indicato lo sport come strumento di pace e come esperienza di sostegno concreto alle donne che hanno subito violenza.