Il cardinale segretario di Stato a Vigevano

Giustizia e bene comune devono orientare
politica ed economia

 Giustizia e bene comune devono orientare politica ed economia  QUO-272
28 novembre 2022

Andare in tutto il mondo e annunciare il Vangelo, perdonare i peccati e battezzare è il ruolo della Chiesa in ogni società, un ruolo che «viene da Gesù Cristo e dall’“intraprendenza” dei suoi discepoli». Lo ha detto ieri, domenica 27 novembre, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, nella conferenza tenuta a Vigevano, al teatro Cagnoni. Davanti a esponenti del mondo istituzionale, sociale, culturale, si è dibattuto il tema «Presenza e dialogo della Chiesa nella società».

Il porporato ha spiegato che quello di Gesù è un annuncio di bene, «che interpella le coscienze e chiede l’adesione della libertà», «un atteggiamento mosso dallo spirito che invita, non dalla legge che impone», e che nella vita e nella società il cristiano deve «assumere e proporre uno stile ascetico, fatto di umiltà, di ascolto e di dialogo, su cui porre l’autenticità del giudizio che l’agire comporta»; e ancora, porsi in un «radicale atteggiamento di continua conversione perché il suo convincimento sia sempre più autentico in quanto ispirato dal Signore e criticamente attento all’evoluzione della realtà e della storia».

La Chiesa, nel campo sociale, culturale e politico deve «mantenere l’atteggiamento che caratterizza la piena valorizzazione della libertà umana di fronte al bene, il cui giudizio compete a Dio e alla coscienza», ha sottolineato il cardinale Parolin, aggiungendo che, «poiché l’agire sociale chiede regole di giustizia per tutti, allora è necessario salvaguardare la libertà dei riferimenti di fondamento valoriale e insieme stabilire regole di diritto a cui ispirare i comportamenti, perché siano secondo giustizia». C’è poi da ricordare che «nella vita sociale occorre armonizzare efficacia operativa e dignità umana, competenza e passione comune», ha proseguito il porporato, che a proposito di scelte per il futuro ha specificato che per la Chiesa ad orientare l’agire politico ed economico non deve essere il profitto individuale, bensì la giustizia e il bene comune a livello politico e la carità a livello personale ed ecclesiale. Ma oggi, ha osservato il cardinale Parolin, l’ambito pubblico è diventato palcoscenico dello scontro tra le responsabilità funzionali di sistema e la sostenibilità della politica, degli orientamenti storici delle decisioni politiche; inoltre, «il comportamento politico e sociale non può essere assimilato all’agire dei fenomeni fisici e biologici, studiati con metodo scientifico». Per tale motivo «la giustizia umana deve esprimere il riferimento al fondamento valoriale che muove la libertà al bene e non solo la correttezza procedurale».

Il porporato ha concluso il suo intervento parlando del modo in cui il cattolico deve porsi di fronte alla società rendendo una testimonianza: «Per essere vero cristiano deve essere autenticamente buon cittadino e per essere buon cittadino deve essere autenticamente uomo e per essere autenticamente uomo deve dare la sua risposta di amore al mistero che lo interpella proprio nella sua storia e che trova in Gesù Cristo il suo fondamento insieme storico ed escatologico».

Nel pomeriggio il cardinale segretario di Stato ha consacrato il nuovo altare della cattedrale di Sant’Ambrogio, che è stata oggetto di alcuni interventi di restauro, in particolare il presbiterio, nell’ambito di un progetto di lavori iniziati nel 2016, che hanno riguardato anche il Museo diocesano, il Palazzo vescovile e l’Archivio diocesano. Nella sua omelia il porporato ha ricordato che attorno all’altare «si ritrovano i diversi cammini di tutti i battezzati, le famiglie, i giovani, i poveri, i bisognosi, prediletti dal Signore» come spesso ribadisce Papa Francesco; l’altare, inoltre, rende presente «l’evento della Pasqua, perché la comunità cristiana confessi la sua fede nel Signore Risorto e da questo evento sia costituita come comunità di salvati». Nell’altare, ha poi evidenziato il cardinale Parolin, «la terra si congiunge al cielo e il cielo scende sulla terra».

«Veniamo qui per portare le nostre fatiche, le nostre delusioni, le nostre domande, le nostre gioie spesso spente, le nostre certezze e le nostre incertezze» ha continuato il porporato. Ma nello spezzare il pane dell’Ultima Cena c’è l’incontro con Cristo Risorto e dunque l’apertura alla speranza.

Quindi Parolin ha rimarcato che il presbiterio rinnovato e il nuovo altare del duomo di Vigevano parlano ai fedeli di Gesù Cristo non solo attraverso «i simboli e gli episodi biblici, ma anche con il linguaggio della bellezza». Da qui l’auspicio che la contemplazione della bellezza della cattedrale di Sant’Ambrogio diventi «non soltanto fruizione estetica, ma soprattutto impegno a irradiare la bellezza di Gesù, che è la bellezza dell’amore»; cosa che avviene quando ciascuno «nello Spirito Santo, colmo di gratitudine eucaristica, va nel mondo per donare la sua vita per gli altri come testimonianza dell’amore del Padre».

di Tiziana Campisi