Messaggio di Francesco al Festival della Dottrina sociale della Chiesa in corso a Verona

Artigiani di fiducia per ricostruire un mondo di pace

 Artigiani di fiducia  per ricostruire un mondo di pace  QUO-270
25 novembre 2022

Con il pensiero rivolto «ai tanti conflitti in corso nel mondo intero» — visto che «siamo nella terza guerra mondiale!» — e «alle povertà conseguenti, alle sofferenze, alle vittime innocenti, al futuro negato ai bambini», Papa Francesco esorta quanti si sono dati appuntamento a Verona per la dodicesima edizione del Festival della Dottrina sociale della Chiesa a «un’opera riparatrice» della pace realizzata “artigianalmente” con «fiducia e passione». Le sue parole sono contenute in un messaggio che è stato letto ieri sera in apertura dei lavori. Eccone il testo.

A i partecipanti del Festival
della Dottrina Sociale
della Chiesa

Saluto cordialmente tutti voi che prendete parte alla 12a edizione del Festival della dottrina sociale della Chiesa. Si tratta di un appuntamento ormai diventato punto di riferimento per quanti credono che il bene comune non sia una semplice possibilità, ma il cemento su cui edificare una società giusta, vera e bella. Il tema che avete scelto quest’anno, “Costruire la fiducia. La passione dell’incontro”, esprime un percorso quanto mai necessario, da fare seguendo una doppia segnaletica: fiducia e passione. Viviamo una stagione di grandi conflittualità che sembrano negare quell’atteggiamento di affidamento verso gli altri, sostenuto da un sentimento di sicurezza e tranquillità. Pensiamo ai tanti conflitti in corso nel mondo intero — siamo nella terza guerra mondiale! — e alle povertà conseguenti, alle sofferenze, alle vittime innocenti, al futuro negato ai bambini. Uno scenario cupo, che richiede un intervento deciso con un’opera riparatrice. In questo senso il verbo che avete scelto — “costruire” — è molto appropriato. Viene alla mente la grande capacità progettuale, tipica degli artigiani, di riuscire a vedere la bellezza già nella materia grezza. Ecco, allora, indicato già un impegno concreto: essere artigiani di fiducia! Occorre, però, fare molta attenzione: non si costruisce con casualità, ma secondo un progetto ben preciso.

La progettualità rappresenta la capacità di fare ordine nelle idee, nelle iniziative, negli slanci appassionati, rispettando il tempo perché tutto si realizzi e i tempi di ciascuna persona. Solo così la costruzione realizzata potrà reggere ai marosi della storia, E il cartello della fiducia rappresenterà l’indicazione necessaria per tenere salda l’intera struttura. Fiducia in se stessi e negli altri! Ma ancora prima fiducia in Dio! Ricorderete le parole del profeta Geremia: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti» (Ger 17, 7-8).

Mi domando, in chi confida l’uomo oggi? Geremia indica quell’oltre che permette di non restare schiavi di interessi di parte e di avere una prospettiva che supera limiti e contraddizioni. La fiducia è un richiamo forte alla speranza, «che — come vi dicevo lo scorso anno — ispira azioni nuove, orienta le competenze, stimola l’impegno, dà vita alla vita. Chi spera sa di essere parte di una storia costruita da altri e ricevuta in dono, proprio come nella parabola dei talenti. E sa anche che deve far fruttificare questo dono» (Videomessaggio ai partecipanti al Festival della Dottrina sociale della Chiesa, 25 novembre 2021).

Sia che diamo sia che riponiamo fiducia, abbiamo sempre bisogno di qualcuno. Ecco allora che la fiducia non può esistere senza l’altro. Solo se siamo disposti a conoscerlo, a confrontarci, a vedere in lui il volto di Cristo, a condividere le sue gioie e le sue sofferenze possiamo confidare in lui. L’incontro sta dunque alla base della fiducia e la passione è quella scintilla che scalda i cuori e fa aprire le braccia all’altro, Nell’enciclica Fratelli tutti ho scritto: «Siamo fatti per l’amore e c’è in ognuno di noi “una specie di legge di ‘estasi’: uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere”. Perciò “in ogni caso l’uomo deve pure decidersi una volta ad uscire d’un balzo da se stesso”» (Fratelli tutti, 71, 88). L’incontro deve diventare il nostro desiderio più grande, il nostro obiettivo da perseguire con tenacia, perché «un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza “se non attraverso un dono sincero di sé”». (Fratelli tutti, n. 87). È questa la dimensione che ci permette di trasformare l’egoismo in fratellanza, l’indifferenza in passione, le spade in aratri e le lance in falci. È questa la strada per uscire dalla logica della guerra che vede nell’altro il nemico, la minaccia, l’usurpatore e per disegnare strade possibili di pace.

A voi imprenditori, professionisti, esponenti del mondo istituzionale, della cooperazione, dell’economia e della cultura che siete riuniti a Verona chiedo di promuovere e alimentare, ciascuno nel proprio ambito, una cultura dell’incontro e della fiducia, sull’esempio di don Adriano Vincenzi che, con passione, ha ideato e iniziato il cammino di questo importante Festival.

Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!

Francesco

Vaticano, 13 novembre 2022.