La vita degli sfollati congolesi tra dramma e speranza per gli imminenti colloqui di pace

In fuga dalla violenza

Internally displaced children wash their hands as they wait to receive porridge from volunteers at ...
19 novembre 2022

Gruppi di bambini in attesa di lavarsi le mani con delle bacinelle d’acqua, nella speranza di ricevere un pasto caldo preparato dai volontari. È la scena che arriva dalla scuola primaria Kayembe di Munigi, dove è stato allestito un enorme campo profughi per accogliere gli sfollati interni delle violenze nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Siamo nella provincia del Nord Kivu, vicino alla città di Goma, dove da mesi è in corso un’offensiva dei ribelli del Movimento 23 marzo (M23).

I volontari nel campo preparano il cibo per i tanti bambini, costretti a lasciare le proprie abitazioni in questi mesi di violenze, utilizzando grandi pentoloni nei quali viene cucinato del porridge.

Non solamente le scuole sono state riconvertite in luoghi di accoglienza per gli sfollati, ma anche ospedali, chiese e altre strutture improvvisate servono oggi a questa funzione divenuta quanto mai urgente.

«Gli attori umanitari stimano che circa 280.000 persone siano sfollate dagli scontri di marzo, di cui più di 128.000 nel territorio di Nyiragongo», si legge in una dichiarazione congiunta diffusa nei giorni scorsi dal governo congolese e dal coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nel Paese africano, Bruno Lemarquis. Quest’ultimo ha evidenziato che gli attori umanitari «hanno bisogno di un accesso senza ostacoli per raggiungere le popolazioni colpite». «La vita quotidiana degli sfollati è molto difficile. Le famiglie continuano ad affollare la periferia di Goma», ha dichiarato il ministro congolese degli Affari umanitari, Modeste Mutinga.

I ribelli del M23 stanno avanzando pericolosamente verso la città di Goma, già una volta da loro conquistata nel 2012. In questo contesto difficile, uno spiraglio di speranza: il 21 novembre è atteso l’inizio di colloqui di pace a Nairobi, organizzati dal Kenya con l’obiettivo di risolvere l’escalation di insicurezza e violenze nell’est congolese.

La situazione infatti preoccupa la regione: oltre alla situazione precaria di migliaia di sfollati interni, i combattimenti nel Nord Kivu hanno provocato una crisi diplomatica tra Repubblica democratica del Congo e Rwanda alla luce delle accuse di Kinshasa sul presunto sostegno di Kigali ai ribelli. (valerio palombaro)