Papa Francesco nei luoghi di nonna Rosa

Ritorno alle radici

 Ritorno  alle radici  QUO-264
18 novembre 2022

Sulle strade della storia di una famiglia cristiana piemontese


Sabato e domenica “il nipote di nonna Rosa” tornerà a Portacomaro e ad Asti per incontrare i familiari, in occasione del novantesimo compleanno di una cugina. In quel tratto di Piemonte si è ancora chiamati familiarmente per nome e per ciò che si è... “il figlio del tale”, “il nipote del tal altro”. Rosa Vassallo Bergoglio nei circa dieci anni vissuti ad Asti — tra l’8 luglio 1918, sul finire della prima guerra mondiale, e quel 1° febbraio 1929, giorno della partenza per l’Argentina con la valigia dell’emigrante — è stata semplice e vivace protagonista, con la sua famiglia, della vita sociale tra la gente di Asti. E nella cittadinanza onoraria ora conferita al nipote, divenuto Papa con il nome Francesco, c’è anche il profilo della nonna.

Nel centro della città non c’è più la chiesa di Santa Chiara dove, il 3 settembre 1921, Rosa ha preso la parola al primo Congresso eucaristico diocesano. Il contenitore-edificio-in-mattoni è stato abbattuto, ma è vivo più che mai l’edificio spirituale, fatto di carne e di strada, raccontato (meglio, testimoniato) dall’energica oratrice, con l’esperienza di Azione Cattolica.

La visita del “nipote di nonna Rosa”, sabato e domenica, farà memoria, proprio e anche, di questa storia cristiana semplice, popolare. Che non ha perso una briciola di attualità.

In quel settembre 1921, in prima pagina, il cronista della «Gazzetta d’Asti», ha annotato: «Dopo Monsignor Vescovo [Luigi Spandre] ha la parola la Sig.ra Bergoglio, che pur essendo lavoratrice e madre di famiglia, compie meravigliosamente l’incarico di propagandista delle nostre idee». E ancora: «Parlò dell’Eucarestia, come mezzo precipuo per adempiere i doveri di figliuola, di sposa e di madre e il suo dire venne seguito con molta attenzione ed infine vivamente applaudito».

Oggi al posto della chiesa di Santa Chiara (abbattuta nel 1928) — su quella via maestra di Asti che è corso Alfieri (e il nipote di Rosa ci passerà domenica) — c’è il complesso dedicato a san Giuseppe Marello, protagonista, nella seconda metà dell’800, della straordinaria stagione dei tanti santi sociali piemontesi. A rendere anche fisicamente chiaro che non sono affatto scadute 101 anni dopo (anzi!) quelle “idee” così efficacemente testimoniate da Rosa Vassallo Bergoglio nella “sessione di studio” per le donne al Congresso eucaristico del 1921.

Papa Francesco ha ricordato nonna Rosa, in tante occasioni tra memorie e aneddoti, indicandola come figura di riferimento nella sua formazione umana e spirituale. Accarezzandola sì con la grata tenerezza del nipote, ma anche condividendo e dando dignità alla testimonianza di una teologa della vita, laureata a pieni voti (anche in dialetto piemontese) all’“università” dell’essere mamma, nonna: donna.

Nata il 27 febbraio 1884 a Piana Crixia, nell’entroterra ligure, Rosa Vassallo si è sposata a Torino il 20 agosto 1907 con Giovanni Bergoglio, a sua volta nato ad Asti nel 1884. E ad Asti — con il figlio Mario (il padre di Papa Francesco) nato il 2 aprile 1908 — sono tornati l’8 luglio 1918. Abitando in centro — anche per via dei lavori dell’infaticabile Giovanni — dapprima in via D’Azeglio 6 (oggi civico 28), poi in via Antica Zecca 6, in corso Alessandria 14 e in via Fontana 10.

È una storia semplice che racconta come dalla valle del “contado”, corona della città, non nasce soltanto l’economia tipica dell’astigiano fondata sulla viticoltura (i Bergoglio lavoravano nelle vigne a Bricco Marmorito, a Portacomaro appunto), ma anche quel complesso di cultura e tradizioni umane e di valori religiosi non formali che trovano sì la loro più alta espressione in figure straordinarie come san Marello. Ma anche in donne e uomini “nascosti” nelle pieghe della vita del popolo. È il 1° febbraio 1929 quando la famiglia Bergoglio parte alla volta dell’Argentina. Davvero rassa nostrana come poeticamente Nino Costa — il Papa ne ha fatto memoria il 21 giugno 2015 in piazza Vittorio a Torino — racconta la rocciosa gente del Piemonte.

Nei dieci anni vissuti ad Asti, nonna Rosa (morta in Argentina il 1° agosto 1974) ha preso parte, e in prima linea, alla vita ecclesiale nelle file dell’Azione cattolica e anche, nella chiesa di San Martino, preparando i fidanzati al matrimonio. Nella chiesa della Consolata, nel giugno 1924, Rosa ha conosciuto Armida Barelli, beatificata dal nipote lo scorso 30 aprile (la memoria liturgica si celebra proprio domani): entrambe, quel giorno, hanno parlato al convegno della Gioventù femminile di Ac.

Nelle colonne della «Gazzetta d’Asti» — lo storico settimanale che dal 1899 racconta le vicende di quel popolo — “Rosina” (e sì, è tanta la confidenza che spesso i giornalisti la indicano con questo delicato diminutivo) è “di casa”. Nell’edizione del 6 giugno 1926 si racconta così il suo discorso alle associazioni cattoliche, sempre a Santa Chiara, nel quinto Congresso eucaristico diocesano: «La signora Bergoglio di Asti illustra con finezza di frasi e di sentimento il delicato tema della moralità».

E il 29 gennaio 1927 la «Gazzetta» non fa ricorso a giri di parole: «La nostra attivissima consigliera Sig.ra Rosina Bergoglio con amore ed intelletto si presta ad un corso di lezioni per fidanzate che svolge nella sede del Circolo Femminile di San Martino seguita dal più crescente interessamento. Cosicché due volte alla settimana le bravi giovani si raccolgono attorno a Lei per sentire la sua parola di saggia ed esperta mamma che le dispone con delicato sentire ad affrontare i doveri a cui parecchie di esse sono chiamate fra poco (...). Il Consiglio Diocesano Donne è grato alla sua buona collaboratrice che non badando a sacrificio si prodiga per le minori sorelle, svolgendo uno dei punti fra i più importanti della vita sociale».

Una passione condivisa con tante amiche. Prima fra tutte Prospera Gianasso (1878-1961), per 42 anni insegnante di francese all’istituto Brofferio, frequentato anche da Mario Bergoglio. Neppure l’oceano ha separato Rosa e Prospera, amiche con in comune la passione di vivere concretamente “azioni cattoliche”.

In anni non facili per l’Azione cattolica, Rosa non ha fatto sconti nella missione di formare in particolare le donne alla responsabilità civile e sociale. Ed ecco, allora, tutto un “fuoco” di appassionata voglia di vivere il Vangelo, accendendo iniziative a raffica, sotto la guida del carismatico assistente ecclesiastico don Luigi Goria: per la Giornata pro sacerdozio, la Giornata pro Università cattolica, la Giornata missionaria, la “Pasqua dei carcerati” con una raccolta di libri per i detenuti e un originale apostolato anche tra i nomadi. E, ancora, progetti di beneficenza e di catechismo e iniziative di preghiera per la libertà religiosa in Messico.

E poi il sostegno alla raccolta fondi per il restauro della bella cattedrale di Asti — domenica il nipote vi celebrerà la messa — tanto che, nel 1928, la famiglia Bergoglio figura nell’elenco degli offerenti. Già, la famiglia: Mario ha seguito le orme di mamma Rosa e nel 1925, a 17 anni, ha tenuto una conferenza proprio sul “papato” alla società sportiva Fulgor, nella sede in centro città. Iscritto all’Unione giovani di San Martino, e attivo nella Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli per l’assistenza ai poveri a domicilio e ai malati dell’ospedale civile, Mario nel 1928 — racconta la «Gazzetta d’Asti» — durante la festa del Papa ha pronunciato «un bellissimo discorso illustrativo sul Papato, elevando da ultimo un inno di ammirazione e di lode al pontefice Pio xi , il Papa dell’Azione cattolica».

A Portacomaro e ad Asti, sabato e domenica, per “il nipote di nonna Rosa” sarà un ritorno alle radici — passerà accanto ai tanti luoghi che legano la sua famiglia a quella terra — per continuare a immaginare, creativamente, il domani. Proprio come gli ha insegnato Rosina, con la vitalità del dialetto piemontese, fin da quando lo teneva sulle ginocchia.

di Giampaolo Mattei