Bailamme

Cose che si sperano
e cose che non si vedono

 Cose che si sperano e cose che non si vedono  QUO-264
18 novembre 2022

«La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono». La parola di san Paolo nella Lettera agli Ebrei su cui per secoli si è basata la filosofia e la teologia, fa capolino da un manuale consunto del liceo, sottolineata e commentata con tanti riferimenti ad autori e testi, al capitolo su san Tommaso d’Aquino.  

Suona ancora contorta nella sua linearità, difficile da comprendere. Ma se duemila anni di Chiesa e di fede hanno ripetuto con convinzione questo ragionamento, vale la pena chiedersi cosa significhi per l’oggi, per il presente della nostra storia.

Quali cose si sperano? La salute, dei nostri cari e nostra. La pace, in questo mondo dilaniato da guerre, e così vicine che non possiamo fingere ancora di non vederle. Un lavoro, che nobiliti e permetta di mantenerci; una sorpresa, d’amore o d’amicizia, la nascita di un bimbo. Ma di più, se l’uomo è tale per i suoi desideri, che lo connettono alle stelle (de-sidera), allora speranza e desideri vanno insieme, insomma vogliamo che il significato del tutto  si sveli, che appaia e si faccia incontrabile, perché quel nome, Cristo, sia una presenza al nostro fianco, visibile e toccabile con mano, come accadde all’apostolo Tommaso. Vogliamo che la sua Chiesa non rimanga solo un riferimento culturale, o la memoria pur amabile dei nostri padri, né la strada per un’etica comunque più umana, ma sia una casa da abitare, una grande casa accogliente per gli uomini tutti.

La speranza, tutt’altro che un salto nel buio rischioso e consolatorio, è radice della fede, suo sostegno e slancio. Porta per mano la sua sorella maggiore, come l’ha disegnata Péguy.

Ma che significa «prova delle cose che non si vedono»? Tutto quello che speriamo non si vede. Vediamo il male, che dilaga e eternamente erode il cuore, con il dolore, la malvagità, il tradimento, la menzogna, la violenza, la malattia, la solitudine, la persecuzione, l’irrisione di tutto ciò che abbiamo di bello e caro in questo mondo.

Questo vediamo. Dunque prova di quelle cose che non si vedono significa metterle alla prova, metterci alla prova. Non vediamo il bene, il bello, il vero. Non le vediamo, ma ci sono.  Non le vediamo ma splenderanno, se sapremo vederli.

«Noi vediamo qualcosa per giungere a credere in qualcos’altro e da ciò che vedi puoi credere a ciò che non vedi», spiega sant’Agostino che ci esorta a risvegliare la razionalità della mente. Allargare la ragione, avrebbe chiosato tanti anni dopo Benedetto xvi .

Non vediamo l’amore, ma chi ama, non vediamo l’elettricità, ma la luce. Sono la prova, il convincimento, ciò che ci vince, e ci muove a riconoscere Dio in tutte le cose. Quelle pagine consunte del manuale portano alla memoria la fatica e il disagio davanti a un’insegnante che mostrava quella definizione della fede come negazione della ragione. Oggi, accettando che la ragione sia altrove, distaccata, e inutile alla fede, rinunciando a render ragione della speranza che è in noi, perdiamo a poco a poco la speranza.

di Monica Mondo