L’incontro tra Biden e Xi

Spiragli di speranza
in una stretta di mano

epaselect epa10305492 Chinese President Xi Jinping (L) greets his US counterpart Joe Biden before ...
15 novembre 2022

In un tragico contesto di guerra in Europa, di sanguinosi conflitti locali che si protraggono da anni e di forti tensioni in diverse aree del pianeta — la terza guerra mondiale, secondo Papa Francesco —, anche una stretta di mano, per quanto formale, può aprire spiragli di speranza. L’atteso faccia a faccia di ieri tra Joe Biden e Xi Jinping a Bali, il primo che li vedeva in veste di leader dei rispettivi Paesi (si erano già incontrati in passato come vicepresidenti), segna infatti un cauto ma significativo riavvicinamento tra le due potenze mondiali e avviene proprio nel momento in cui le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina hanno raggiunto il punto più basso degli ultimi anni.

Nessun comunicato congiunto alla fine dell’incontro durato tre ore, ma le dichiarazioni separate hanno comunque segnato punti di convergenza, dopo la freddezza che aveva caratterizzato le precedenti conversazioni telefoniche tra i due leader. «Non dico che c’è stata una kumbaya (armonia), e ce ne siamo andati tutti d’accordo su tutto, ma non credo debba esserci una nuova guerra fredda», ha detto Biden sintetizzando l’esito del confronto. Dichiarazione cui ha fatto eco quella di Xi, secondo cui «il mondo si aspetta che Usa e Cina gestiscano in modo corretto le proprie relazioni». Parole distensive, che fanno intendere un possibile cambio di clima nei rapporti tra i due Paesi, finora decisamente tesi.

Certo, sulla delicata questione dello status di Taiwan le posizioni restano distanti, anche se ieri i toni, pur fermi, si sono mantenuti bassi. Ma è indubbio che si è di fronte a un inizio di disgelo che potrebbe avere conseguenze positive proprio su alcune delle situazioni di maggiore tensione, a partire dal conflitto in Ucraina. Per il quale i due hanno concordato sull’assoluta contrarietà all’uso di armi nucleari. «La Cina — ha detto inoltre Xi — è estremamente preoccupata per l’attuale situazione, dimostra che i conflitti non producono vincitori, che non vi sono soluzioni semplici a questioni complesse e che il confronto tra i principali Paesi deve essere evitato».

L’impressione è che Pechino stia via via prendendo le distanze dalle posizioni di Mosca. E forse non è un caso che una fonte cinese ieri abbia confidato al «Financial Times» che «Putin non disse la verità a Xi sull’imminente inizio della guerra», mettendo Pechino in una situazione «difficile». Se a questo si aggiungono le difficoltà che i russi stanno incontrando sul campo in Ucraina, con l’arretramento delle proprie truppe dalle posizioni conquistate, la notizia di un incontro tra i responsabili dei servizi di informazione di Usa e Russia in Turchia e le dichiarazioni del presidente ucraino Zelensky al g20 , si può sperare che i tempi per un negoziato di pace siano più vicini. Del resto anche da Mosca, di fatto sempre più isolata, nelle ultime settimane sono giunti segnali, sia pure timidi, in questo senso. L’auspicio è che davvero ci si stia avvicinando alla fine di questa guerra insensata e ingiustificata.

di Gaetano Vallini