L’arcivescovo Peña Parra in visita in Venezuela interviene alla Giornata “Arte, fede e patrimonio”

I poveri al centro
della proposta artistica

 I poveri al centro della proposta artistica  QUO-261
15 novembre 2022

Anche nel campo dell’arte la Chiesa, secondo Papa Francesco, è chiamata a lottare contro la cultura dello scarto: questo significa mettere i poveri «al centro della nostra proposta artistica». Lo ha affermato l’arcivescovo Edgar Peña Parra intervenendo alla giornata «Arte, fede e patrimonio» svoltasi ieri, 14 novembre, a Caracas, in Venezuela. Un incontro che si inserisce nella serie di appuntamenti programmati per il viaggio del sostituto della Segreteria di Stato nel Paese latinoamericano che gli ha dato i natali. La visita vede impegnato l’arcivescovo dal 12 al 18 novembre tra la capitale venezuelana e Maracaibo, e si concluderà con la celebrazione della festa di Nostra Signora di Chiquinquirá.

Monsignor Peña Parra ha ricordato che il 26 marzo 2015 il Pontefice aprì le porte della Cappella Sistina a centocinquanta mendicanti, clochards e senza tetto — per i quali «Francesco ha sempre avuto uno sguardo speciale di affetto» — che vivevano intorno a piazza San Pietro, sotto il colonnato del Bernini e nelle strade adiacenti. Tutto era nato per impulso del cardinale elemosiniere Krajewski. L’idea era di aprire le porte «di questo autentico scrigno delle meraviglie» che è la Sistina, «opera maestra della pittura del Rinascimento e autentico santuario della bellezza del corpo umano», a questo «gruppo così eterogeneo e così insolito nei musei».

Pertanto, mettere i poveri al centro della proposta artistica non significa «un abbassamento dell’arte»: non deve tradursi «in arte povera, nel senso peggiorativo dell’espressione, cioè abbassata, approssimativa, di cattivo gusto». Al contrario, i poveri, essendo al centro del Vangelo, «hanno il diritto di poter sperimentare la bellezza, proprio come gli spiriti più raffinati»; inoltre, sono loro «ad averne più bisogno, a necessitare del potere terapeutico e curativo dell’arte».

Nel suo intervento il sostituto ha offerto una riflessione sull’esperienza artistica come la intende Papa Francesco — con particolare attenzione al suo rapporto con l’evangelizzazione — e sul «diritto universale» all’esperienza artistica, non limitato quindi a un’élite, come dimostra la visita ai Musei Vaticani del gruppo di poveri. Il presule è partito dalla ricorrente denuncia della “cultura dello scarto” che il Pontefice ripete per deplorare l’abitudine di mettere da parte tutto ciò che è considerato inutile. La logica dello scarto, ha osservato, «domina le nostre abitudini di acquisto e di possesso. Ciò che non serve viene scartato. Molte volte è più facile scartare un oggetto o un elettrodomestico che cercare di ripararlo». Questa logica viene poi applicata alla società e alla famiglia, per cui «è più facile disfare un matrimonio che lottare per superare una crisi». È più facile «disfarsi di una persona anziana e darle una dolce morte che accompagnarla nella sua solitudine negli ultimi giorni di vita. Le persone disabili vengono scartate» perché «consumano risorse e ci danno fastidio»; e i migranti vengono scartati, «così come gli ultimi, i poveri, molti dei quali sono “irrecuperabili” e vengono gettati via come rottame inutile». Tutto questo spiega perché Francesco solleciti anche «l’arte a lottare contro lo scarto».

Certo, ha evidenziato Peña Parra, «l’esperienza artistica richiede una gradualità e un’iniziazione». In molti casi, «la bellezza dell’arte è in grado di commuovere ed emozionare anche le persone meno preparate, chi è carente di ogni formazione». In altri casi, invece, è necessaria «una formazione precedente». Molti giovani oggi «si annoierebbero in un museo o a un concerto di musica classica. Non perché le opere non siano belle, ma perché non sanno come interpretarle, leggerle e non riescono a dargli un senso, come chi si trova di fronte a un libro scritto in un alfabeto che non conosce». Tutto questo richiede «la pazienza e la saggezza dell’educatore, che deve fornire le chiavi necessarie affinché l’arte possa trasmettere un’emozione e un senso, affinché tutti possano goderne».

A questo proposito, il presule ha citato «l’incredibile esperienza» del “Sistema nazionale delle orchestre e dei cori giovanili e infantili” del Venezuela, che è diventato «un riferimento mondiale, una piattaforma educativa nata dall’intuizione del grande maestro José Antonio Abreu». La sua convinzione è che «la grande musica non è solo per pochi privilegiati» e «ci sono grandi talenti nascosti che aspettano solo un’opportunità» per rivelarsi. C’è un esempio virtuoso «di lotta allo scarto, che ha dato grandi figure musicali a tutto il mondo, come il maestro Gustavo Dudamel, cresciuto nel “Sistema”, e di cui — ha evidenziato Peña Parra — noi venezuelani ci sentiamo giustamente orgogliosi».

La visione del Papa non è quella di un «dilettante in materia artistica» ma quella di un «pastore che si preoccupa che tutti abbiano accesso a pascoli verdi e sorgenti tranquille dove trovare riposo», come recita il Salmo 23. Oggi Francesco «lancia una sfida a tutta la Chiesa, non solo in campo artistico, ma in tutti gli ambiti della vita: non lasciare indietro nessuno». Commentando il Salmo 118, il Pontefice ricorda che Gesù è la pietra “scartata” dai costruttori, che poi è diventata pietra angolare. «Dio — ha concluso il sostituto — è sempre colui che è in grado di portare la salvezza dal Figlio scartato». E allo stesso modo, Gesù insegna nel Vangelo che «gli ultimi e i più piccoli, gli affamati, gli assetati, i malati e i migranti, i carcerati e gli straccioni, gli scartati della terra, sono la sua immagine». Pertanto, proporre l’esperienza artistica al servizio degli ultimi è «semplicemente vivere il Vangelo, sperando un giorno di ascoltare il Maestro stesso».