Il discorso pronunciato a braccio durante l’udienza di sabato alla plenaria del Dicastero per la comunicazione

Non può esserci comunicazione senza dialogo e movimento

 Non può esserci comunicazione senza dialogo e movimento  QUO-260
14 novembre 2022

Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato a braccio da Papa Francesco durante l’udienza ai partecipanti alla plenaria del Dicastero per la comunicazione, svoltasi nella mattina di sabato 12 novembre, nella Sala Clementina.

Cari fratelli e care sorelle, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Dottor Ruffini per le sue cortesi parole, e saluto tutti voi che partecipate all’assemblea Plenaria del Dicastero per la Comunicazione, che ha per tema “Sinodo e comunicazione: un percorso da sviluppare”. E questo è il messaggio, otto pagine... Se io incomincio a leggerle, quando arriverò alla quarta, avrete dimenticato cosa ho detto nella prima! E credo che è meglio che voi questo messaggio lo portiate con voi, il Dottor Ruffini ne farà dare una copia a ognuno. E così io posso dirvi qualcosa di più spontaneo e anche “fuori censura”, che è più divertente!

Quando si parla di comunicazione stiamo parlando di “un’andata e ritorno”, non c’è comunicazione in una sola direzione: va e torna, va e torna. E in questo anche si cresce. Sono soltanto i pappagalli a comunicare in andata senza ritorno, perché dicono sempre lo stesso, e non importa quello che è l’eco, quello che si dice dall’altra parte. Un comunicatore vero deve essere attento al ritorno, a quello che viene, alla reazione che provoca quello che io dico. Perché la comunicazione è un collegamento umano. Importante non è quello che dico, no, ma quello che dico a ciò che l’altro mi dice, a quello che ascolto. Per questo la filosofia “dell’altoparlante” non serve; piuttosto è una filosofia, diciamo, “al telefono”: si ascolta, si risponde.

Il dialogo: non può esserci comunicazione senza un dialogo e senza movimento, senza muoversi; e questo sempre rischia. Perché noi abbiamo questa legge dell’inerzia, dell’inerzia che ti spinge, sempre seduti sulla stessa cosa, dire le cose, dare le notizie e poi zitti. No. Tu devi ascoltare come è ricevuta quella cosa, e quale reazione provoca. E per questo ci sono alcuni di voi che a me toccano tanto, per esempio l’entusiasmo di Monda [Direttore dell’Osservatore Romano]. Monda non è un giornalista, è un poeta, un creatore, perché lui comunica in poesia, lui con creatività ascolta quello che dice la gente... E poi L’Osservatore — sì, L’Osservatore è un problema, lo sappiamo tutti — e invece di chiudere L’Osservatore, ne fa un altro, quello “di Strada”, e vai! Questo è comunicare, cercare sempre le frontiere, altre, altre… L’inquietudine comunicativa. E questo comporta un certo disordine. Il comunicatore non riesce ad avere tutto in ordine, sempre c’è qualche disordine, perché siamo così noi umani. E tra voi io vedo cose del genere.

Per esempio — questo da un’altra parte, ma voglio dirlo — ho fatto due filmati con Fabio Marchese Ragona, e ho visto in quelle comunicazioni la capacità di creare cose che hanno avuto un ascolto grande, perché c’era questa ricerca di andare verso l’altro.

E anzi, quando leggo fra voi, per esempio, un articolo di Gisotti: se tu leggi Gisotti, non fa solo la riflessione, no, lui fa la riflessione e crea delle tensioni interiori. Per menzionare soltanto alcuni comunicatori... Questo è comunicare, è rischiare, è creare, è andare oltre. Un comunicatore che vuole avere tutto in ordine, ha sbagliato professione, fai l’archivista che lo farai meglio! Il comunicatore deve andare sempre rischiando, sempre sulla strada, sempre nel coinvolgimento con la vita.

Questo è comunicare. E io ringrazio il Prefetto [Dott. Paolo Ruffini] – poveretto, ha la maledizione di essere il primo Prefetto laico nella curia! –, lo ringrazio perché lui permette questo, lascia crescere. “Devo crescere di più ancora”? Lei lo sa meglio di me, ma Lei lascia crescere, La ringrazio di questo. È questo che vedo nel vostro Dicastero. Comunicazione in movimento, creativa.

Poi, comunicazione dei valori. Noi non possiamo scendere a una comunicazione priva di valori. Noi dobbiamo comunicare con i nostri valori. Questo non vuol dire che dobbiamo pregare la novena a un santo tutti i giorni. I valori cristiani, i valori che sono dietro, i valori che insegnano ad andare avanti. La persona che si gioca per i valori umani. Per esempio, vedo qui James Martin. “Ah, sì, questo lavora...”. Sì, ma questo ha scritto un libro che si chiama “Per imparare a pregare” [Insegnaci a pregare]. Leggetelo, perché questo ti insegna a pregare. Un uomo che ha dei valori, un comunicatore che sa anche come insegnarti la via di comunicazione con Dio. Essere comunicatore è questo. Andare, camminare, rischiare, con i valori, convinto che sto dando la mia vita con i miei valori, i valori cristiani e i valori umani. Sono diffidente dei comunicatori asettici, questi che sono pura tecnica, pura. Sì, ma la tecnica da sola non serve, la tecnica ti aiuta se dietro c’è un cuore, c’è una mente, se c’è un uomo, una donna che dà del suo. State attenti a non scivolare soltanto sulla tecnica, perché questo ti porta a una comunicazione asettica, priva di valori, e che poi può cadere in mano ai commercialisti o alle ideologie del momento.

E poi una terza cosa che trovo nel suo Dicastero, Signor Prefetto, e La ringrazio di questo, è l’umanesimo. Lei ha dato un clima umano, e questo va conservato. Una comunicazione umana, con il calore umano e non puramente tecnica. La tecnica è necessaria per lo sviluppo, ma se c’è l’umano. Quando tu [si rivolge a Suor Veronica Donatello] vai dai sordomuti e fai così, così [la lingua dei segni], tu conosci tutta la tecnica ma c’è il cuore tuo umano di donna, di madre, di sorella, che sta dietro quella comunicazione. Questo è molto importante, comunicare con il cuore e con l’umano, con i valori, e andare avanti.

Sono le cose che volevo dirvi, le cose che più mi colpiscono di voi. Speriamo che Monda non faccia un terzo Osservatore Romano, perché è così entusiasta che non si ferma più! Grazie, grazie di tutto davvero, grazie! Sono contento e andate avanti, rischiate, rischiate, non abbiate paura! Rischiate, per incontrare l’altro nella comunicazione.

E adesso chiediamo al Signore che ci benedica tutti, che ne abbiamo bisogno della benedizione di Dio, tutti.