
«... Il povero... nelle cui ferite c’è Gesù. L’ha detto Lui. Non dimentichiamolo mai». Con nel cuore queste parole del Papa al termine dell’omelia, la nostra vi Giornata mondiale dei poveri è proseguita a tavola, in famiglia, con ospiti Giorgio e Gianni, entrambi senza fissa dimora, nei pressi del Vaticano.
La proposta della parrocchia di San Gregorio vii ci ha offerto un’occasione indimenticabile di aprirci a persone quasi estranee e la distanza si è sciolta subito. «Guarda a questo nostro incontro pieno di stupore e di fraternità» abbiamo pregato e fra una portata e l’altra aumentava un calore più nutriente del cibo.
Giorgio, solare quarantenne rumeno, è famoso per il suo entusiasta «Buongiorno-buongiorno!». Ama fare lunghi giri in bicicletta e ci mostra orgoglioso le enormi carpe pescate nel Tevere. Gianni, è un romano doc e ha fatto per 40 anni lo chef. Era il nostro segreto, l’abbiamo detto alla cuoca di casa, solo a fine pasto per non intimorirla! Sapevamo avrebbe gradito la stracciatella in brodo e quando l’ha vista si è quasi commosso. Il suo giudizio sulle pietanze è stato generoso, ma ancor più la gratitudine per una giornata diversa dalle altre. Seduti in compagnia, con il desiderio di un dialogo vero, adulti e giovani, senza filtri.
Scambiamo racconti, condividiamo vite; Gianni narra della Roma di quando la tv andava a gettoni e dalla memoria, con pudore, affiorano anche le cicatrici. I nostri figli resterebbero ad ascoltare per ore. Scattiamo una fotografia, poi ci affacciamo al balcone e nubi scure riportano i nostri ospiti alla realtà: se stasera piove serviranno nuovi cartoni per non bagnarsi.
Sulla porta gli occhi di Giorgio si inumidiscono, sussurra: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» e il dono della sua fede è per chi l’ha accolto il regalo più grande.
di Giovanni M. Capetta