Ponti sospesi

09 novembre 2022
Da Erminia Fuà Fusinato a Cristina Trivulzio di Belgiojoso, da Elisa Chimenti fino a María Zambrano, Agota Kristof e Anna Maria Ortese. Nomi più o meno conosciuti della letteratura occidentale che hanno fatto della scrittura il deposito della propria condizione esiliaca. Una condizione particolare, verrebbe da dire: quella di scrittrici che proprio in virtù della loro doppia condizione di donne esuli poterono definire, rispetto al “canone”, una letteratura forse ancora più incisiva. Ancora più addentro alle difficoltà dello spostamento dentro e fuori i confini geografici, da un lato, ma anche alla gravosità di frontiere prettamente culturali e sociali, dall’altro. Il solco di quella marginalità che ha limitato e detenuto l’esperienza delle donne fino alla seconda metà ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati