Per Guterres «stiamo perdendo la sfida del secolo»

Verso un suicidio collettivo

 Verso un suicidio collettivo  QUO-255
08 novembre 2022

C’è una «scelta da compiere» per l’umanità: «cooperare sul clima o morire», «andare verso una solidarietà» al riguardo o rischiare «un suicidio collettivo». Non ha usato mezzi termini il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, intervenendo alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto, in occasione della due giorni di summit dei 125 capi di Stato e di governo, a cui si affiancano i diplomatici di ben 200 Paesi e 40.000 delegati tra esponenti di ong, società civile, settore privato.

«Stiamo perdendo la sfida centrale del nostro secolo», ha detto il numero uno del Palazzo di vetro alla conferenza annuale dell’Onu, ricordando che «le emissioni crescono e le temperature globali salgono». Ha quindi esortato a invertire la rotta e a mantenere il riscaldamento entro 1,5 gradi, abbandonando le fonti fossili e sostenendo i Paesi poveri nella transizione ecologica.

Guterres ha citato in particolare «le due maggiori economie, Stati Uniti e Cina». «Hanno una particolare responsabilità», ha proseguito, e spetta a loro «raddoppiare la finanza per il sostegno all’adattamento al cambiamento climatico, fino a 40 milioni di dollari all’anno», come promesso l’anno scorso alla conferenza di Glasgow, e istituire un fondo per ristorare le perdite e i danni del riscaldamento globale nei Paesi più svantaggiati. Per finanziare gli aiuti, Guterres ha chiesto che «tutti i governi tassino gli extraprofitti delle compagnie dei combustibili fossili».

Un rapporto commissionato dalla presidenza della Cop, appena pubblicato, ha infatti messo in luce come i Paesi del sud del mondo avranno bisogno di più di 2.000 miliardi di dollari all’anno, entro il 2030, per finanziare la loro azione per il clima, quasi la metà dei quali dovrà venire proprio da investitori esterni, che siano Paesi maggiormente sviluppati o istituzioni multilaterali.

Per il neo primo ministro britannico, Rishi Sunak, l’invasione russa dell’Ucraina ha «rafforzato» l’importanza di porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili, generando una nuova spinta a investire nell’industria green. «Entro il 2045 la Germania vuole essere uno dei primi Paesi industriali a raggiungere la neutralità climatica», ha detto poi il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, annunciando un ampliamento del contributo di risorse pubbliche per il finanziamento contro i danni del clima a 6 miliardi di euro all’anno.

L’Italia «farà la sua parte», ha assicurato il presidente del consiglio dei ministri, Giorgia Meloni. «Siamo tutti chiamati a compiere sforzi più profondi e rapidi per proteggere il nostro pianeta», ha osservato, con riferimento a un impegno che riguarda la riduzione del 55 per cento delle emissioni entro il 2030, assunto dall’Europa, e il raggiungimento delle emissioni zero entro il 2050. Roma, ha proseguito Meloni, ha «quasi triplicato» il proprio sforzo finanziario «a 1,4 miliardi di dollari per i prossimi cinque anni».

Dati alla mano, la situazione climatica rimane d’altra parte allarmante.

Solo in Europa si stima che «almeno 15.000 persone siano morte a causa del caldo nel 2022, tra cui quasi 4.000 in Spagna, oltre 1.000 in Portogallo, più di 3.200 nel Regno Unito e circa 4.500 in Germania», secondo le segnalazioni registrate quest’estate dall’Organizzazione mondiale della sanità, che al vertice in Egitto — tramite il direttore regionale, Hans Kluge — ha avvertito come il cambiamento climatico stia «già uccidendo», lamentando un’azione comune che fin qui «è stata pericolosamente incoerente e troppo lenta».