Dichiarazione all’assemblea plenaria

Sotto inchiesta
undici vescovi in Francia
per casi di abuso

Archbishop of Reims and President of the 'Conference des Eveques de France' (Bishops' Conference of ...
08 novembre 2022

C’è anche un cardinale tra i vescovi francesi, alcuni emeriti, che sono o sono stati in passato “implicati” in casi di violenze sessuali. Mentre sono ancora forti in Francia le polemiche per l’affaire Santier — il caso recentemente emerso del vescovo emerito di Créteil sanzionato nel 2021 dalle autorità vaticane per «abusi spirituali che sfociano nel voyeurismo su due uomini adulti» negli anni ’90 — il presidente della Conferenza episcopale francese, monsignor Éric de Moulins-Beaufort, ha annunciato ieri, 7 novembre, che ci sono vescovi «che sono stati implicati davanti alla giustizia del nostro Paese o alla giustizia canonica».

De Moulins-Beaufort lo ha reso noto in una conferenza stampa a Lourdes, dove i centoventi vescovi francesi sono riuniti dal 3 novembre per l’assemblea plenaria d’autunno. Assemblea che, come lo stesso presidente dell’episcopato ha detto in apertura dei lavori, era stata “sconvolta” nel suo programma dal caso Santier. Sei sono i presuli «chiamati in causa» dalla giustizia civile e canonica, ha spiegato de Moulins-Beaufort, senza svelare i nomi essendo ancora in corso le indagini. A questi sei si aggiungono il succitato vescovo Santier e il cardinale Jean-Pierre Ricard, presidente della Conferenza episcopale francese dal 2001 al 2007. Un totale, quindi, di otto vescovi. «Altri due che non sono più in carica — ha aggiunto — sono attualmente indagati dalla giustizia del nostro Paese in seguito alla denuncia di un vescovo e a una procedura canonica; un terzo è stato denunciato alla Procura della Repubblica, a cui non è stata data finora alcuna risposta, e ha ricevuto dalla Santa Sede provvedimenti di limitazione del suo ministero». Si arriva così al numero di undici.

Tra gli undici prelati (uno dei quali deceduto) figura anche il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo emerito di Bordeaux, il quale ha ammesso egli stesso una condotta «riprovevole» nei confronti di una ragazza di 14 anni, trentacinque anni fa, quando era parroco. La vicenda è emersa per volontà dello stesso porporato che, in un comunicato, spiega le ragioni della sua confessione: «Oggi, quando la Chiesa in Francia ha voluto ascoltare le vittime e agire nella verità, ho deciso di non nascondere più la mia situazione e di mettermi a disposizione della giustizia tanto sul piano della società che di quello della Chiesa. Questo approccio è difficile. Ma prima c’è la sofferenza vissuta dalle vittime e il riconoscimento degli atti commessi, senza voler nascondere la mia responsabilità». Ricard nel comunicato denuncia quindi il suo comportamento nei confronti della minore, affermando che ciò «ha necessariamente causato gravi e durevoli conseguenze per questa persona». Dice di averle chiesto perdono e di voler rinnovare la richiesta di scuse a lei e a tutta la sua famiglia. «È per questi atti che decido di prendermi un tempo di ritiro e di preghiera», scrive il porporato: «Mi scuso con coloro che ho ferito e che vivranno questa notizia come una vera e propria prova».

Papa Francesco nei giorni scorsi aveva inviato all’episcopato transalpino una lettera, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in cui chiedeva «con gli occhi fissi sulla croce di Cristo», di non scoraggiarsi di fronte a queste prove e di garantire assoluta vicinanza alle vittime di abusi, come pure a coloro che sono sconvolti e arrabbiati per gli scandali. Sul tema abusi il Papa è tornato domenica scorsa durante l’intervista in aereo con i giornalisti che lo hanno accompagnato nel viaggio in Bahrein. Rispondendo a un cronista francese, il Pontefice ha assicurato che all’interno della Chiesa si sta «lavorando con tutto quello che possiamo» per contrastare questo dramma, anche se «ci sono persone dentro la Chiesa che ancora non vedono chiaro, non condividono». «C’è la tentazione dei compromessi», ha detto Francesco, «ma la volontà della Chiesa è di chiarire tutto» e «andare avanti», con la “grazia” della vergogna.

di Salvatore Cernuzio