Il saluto del vescovo Hinder

Una Chiesa migrante
nel deserto

 Una Chiesa migrante nel deserto  QUO-254
07 novembre 2022

«Benvenuto nella chiesa del Sacro Cuore a Manama dove, dal 1938 al 1939, lo sceicco Hamad bin Isa bin Salman Al Khalifa, emiro del Bahrein, accolse la comunità cattolica, donando un luogo per la costruzione della prima chiesa sulle rive del Golfo arabico». Con queste parole il vescovo Paul Hinder, amministratore apostolico del vicariato apostolico dell’Arabia del Nord, si è rivolto a Papa Francesco durante l’incontro.

«La gente che lei incontrerà questa mattina — ha detto al Pontefice — sono rappresentanti di una Chiesa migrante, non solo in Bahrein ma anche in Kuwait, Qatar e Arabia Saudita, che appartengono tutti al vicariato apostolico dell’Arabia del Nord. Alcuni provengono anche da altre parti della penisola arabica». Dunque, «questi sacerdoti, religiosi e religiose e laici rappresentano tutti coloro che sono impegnati nella pastorale in questa regione: parroci, assistenti sacerdoti, religiose, catechisti, responsabili di associazioni e gruppi di preghiera. Riflettono anche la diversità culturale ed etnica della Chiesa migrante in questa parte del mondo. Molti di loro stanno lottando ogni giorno, ma lo fanno con profonda fede, confidando che siamo tutti nelle mani del Padre celeste».

«Nel vicariato — ha spiegato — ci sono circa 60 sacerdoti che lavorano tra circa 2 milioni di cattolici in quattro Paesi. Ci sono circa 1.300 catechisti che insegnano a più di 16.000 bambini. Lavorano, a volte, in condizioni molto difficili a causa delle restrizioni in alcuni Paesi in materia di libertà religiosa, permessi di lavoro e permessi di soggiorno. Allo stesso tempo, anche se siamo una Chiesa migrante nel deserto, siamo grati per le diverse esperienze positive e gli incontri in luoghi inaspettati, nei quali abbiamo sperimentato la presenza del Signore che è con noi».