Testimonianze
Nelle parole di una laica e di una religiosa

La forza e la bellezza

 La forza e la bellezza  QUO-254
07 novembre 2022

È stata Chris Noronha a presentare a Papa Francesco, con uno stile di semplicità, la sua storia e l’esperienza della comunità cattolica in Bahrein. La ragazza, un’operatrice pastorale, ha preso la parola domenica mattina, 6 novembre, durante l’incontro di preghiera presso la chiesa del Sacro Cuore.

«Essendo nata in Bahrein — ha detto al Pontefice — sono stata battezzata qui nella chiesa del Sacro Cuore e i miei genitori mi hanno dato il nome Chris perché erano grati a Dio e volevano che fossi più vicina a Lui, visto che sono nata dieci anni dopo il loro matrimonio».

«Ciò che mi affascinava da bambina — ha confidato — era la devozione di tutti i fedeli, indipendentemente dalla razza, dal colore, dalla lingua o dalla nazionalità: tutti si riunivano come una famiglia, cantando all’unisono, nella chiesa madre, qui a Manama, che si riempiva al massimo».

«Nel corso degli anni la comunità è cresciuta» ha detto la donna. E «con la costruzione della nuova chiesa del Sacro Cuore, la comunità ha continuato a crescere in numero e in forza, con la creazione di diversi gruppi e ministeri. In tutto questo, la devozione dei fedeli è rimasta salda».

«Ho assistito personalmente — ha raccontato — alle prove affrontate da molti migranti che hanno lasciato le loro famiglie in patria per lavorare qui, in modo da poter mantenere i propri cari con il loro magro salario. Faticano per ore e ore e la loro unica consolazione alla fine della giornata è quella di aver fatto la differenza per la futura sicurezza finanziaria delle loro famiglie. Essere così lontani dai propri cari, a volte per anni, è una vera prova di fede ed è qui che la Chiesa fa la differenza. Ci riuniamo tutti qui per pregare, chiedendo a Dio di darci la forza per superare queste prove. Molti desiderano che qualcuno li ascolti con empatia mentre esprimono i loro sentimenti più intimi di insicurezza e paura. So che troviamo la nostra pace in Gesù».

«Nel corso degli anni», ha rilanciato Chris, si stanno vedendo «l’impegno, la dedizione e l’energia che molti spendono attraverso il servizio alla comunità. I nostri pastori, i sacerdoti, sono cambiati ma rimane costante la cura e la sollecitudine con cui si prendono cura del loro gregge. So di aver avuto la fortuna di crescere qui nel regno del Bahrein, un paese in cui la tolleranza e la libertà religiosa sono uno stile di vita».

Rivolgendosi al Papa, la donna ha detto «grazie per il suo essere messaggero di pace e di buona volontà». Sull’esempio di Francesco, ha aggiunto, «possiamo tutti cercare la pace, accendendo candele di speranza, anche se piccole, con le nostre parole, azioni e preghiere, sperando in un futuro migliore e più luminoso». E ha concluso chiedendo al Pontefice di continuare «a pregare per noi, così come noi promettiamo di pregare per lei».

Da religiose tra giovani e carcerati


«Io, suor Rose Celine, vorrei darle un riassunto della nostra vita e della nostra missione». È sempre con uno stile di semplicità e schiettezza che si è presentata a Papa Francesco, durante l’incontro di preghiera, anche suor Rose Celine. «Le suore del Carmelo apostolico, le prime tra le carmelitane a essere una congregazione missionaria attiva, sono state pioniere nell’educazione delle ragazze e nella formazione alla fede» ha detto al Pontefice. «Abbiamo iniziato il nostro viaggio missionario nel regno del Bahrein — ha raccontato — il 3 gennaio 2003, dopo la nostra fondazione in Kuwait». E «il Bahrein, conosciuto come la “terra dei sorrisi”, ci ha accolto calorosamente».

«L’amore compassionevole e misericordioso del Padre ci spinge a impegnarci al servizio del nostro popolo» ha proseguito suor Rose: «Siamo testimoni dell’abbondanza della misericordia di Dio, che scalda il cuore e riaccende la speranza nella vita di molti. Siamo anche coinvolti nella pastorale carceraria. In particolare, trascorriamo del tempo con le detenute, pregando con loro, condividendo la Parola di Dio e offrendo loro consulenza».

«La nostra presenza qui — ha proseguito la religiosa — è un segno unico che Dio ci raccoglie ovunque ci troviamo e ci conduce in modi nuovi e sconosciuti verso la nostra meta, che è vissuta all’insegna del motto: “Dio solo è sufficiente”».

In particolare, ha spiegato, «noi suore siamo coinvolte con vari gruppi nella Chiesa, inclusa la Legione di Maria. Gli incontri settimanali ci offrono una grande opportunità di crescita nella nostra spiritualità attraverso la preghiera e la comunione. Insieme ai legionari visitiamo ospedali, malati e famiglie bisognose».

«Vediamo che il mondo intorno a noi sta cambiando a passi da gigante» ha aggiunto suor Rose. «Questo rapido cambiamento — ha proseguito — sta sollevando nuove sfide e molto di ciò che ci era familiare sta diventando ambiguo. Eppure rispondiamo in modo creativo ai bisogni di oggi, essendo mediatori di cambiamento, speranza e trasformazione sia all’interno che all’esterno della nostra comunità».

«Per aiutare i giovani di oggi — ha fatto presente — ci siamo impegnati nel ministero catechistico, aiutando gli studenti nella loro formazione alla fede, in modo che possano essere pronti per rispondere ai rapidi cambiamenti che li circondano e per affrontare qualsiasi sfida si presenti. Offriamo loro opportunità — organizzando quiz, talent show e varie altre attività — di migliorare le loro capacità di leadership, comunicazione e pensiero creativo». Soprattutto «prepariamo studenti e adulti a ricevere i sacramenti della santa Eucaristia e della Cresima».

«La nostra fondatrice, la venerabile madre Veronica, ci ha consegnato un’eredità che scaturisce dalla sua esperienza di Dio come il suo “Tutto”» ha affermato suor Rose. «Seguendo le sue orme — ha assicurato — noi suore ci sforziamo di alimentare una maggiore fede e un maggiore impegno verso Gesù nei membri dei Fiori del Carmelo, un’associazione laicale per i nostri studenti. Insegniamo e condividiamo il carisma del Carmelo apostolico attraverso varie attività e fraternità, educando i giovani a vivere e trasformare il mondo secondo i valori di verità, giustizia, amore, pace».

«Oltre a tutte queste attività con persone di nazionalità diverse, partecipiamo alle riunioni del consiglio parrocchiale e a tutti gli eventi della Chiesa» ha aggiunto, ricordando che «durante la pandemia, abbiamo assistito i sacerdoti che hanno celebrato l’Eucaristia in diverse lingue».

Suor Rose ha concluso la sua testimonianza riaffermando che «la nostra beata Madre, regina e bellezza del Carmelo, è il nostro modello e ci incoraggia a metterci al servizio della Chiesa e del popolo di Dio». Con questa forza, «per quanto possibile, irradiamo la gioia del Vangelo dentro e intorno a noi».