Le domande di Dio
Il cammino dell’uomo

 Le domande di Dio Il cammino dell’uomo   QUO-253
05 novembre 2022

Questo viaggio in Bahrein è anche un cammino verso le radici, le origini della storia dell’umanità. Non è un caso che le immagini più ricorrenti nei discorsi del Santo Padre siano immagini elementari, primordiali, come l’acqua, il giardino... che provengono in particolare dal testo biblico. Nell’incontro con i membri del Muslim Council of Elders il Papa, riprendendo l’immagine dell’albero della vita, ha ricordato il racconto della Genesi in cui proprio questo albero è posto «al centro del giardino delle origini, al cuore del meraviglioso progetto di Dio per l’uomo, un disegno armonico capace di abbracciare tutta la creazione». Pur vivendo in questo meraviglioso giardino l’uomo prende le distanze dal Creatore e cede, dice il Papa, a «quel male che sta accovacciato alla porta del suo cuore (cfr. Gen 4, 7), per incendiare il giardino armonico del mondo. Ma tutto questo male si radica nel rifiuto di Dio e del fratello: nel perdere di vista l’Autore della vita e nel non riconoscersi più custodi dei fratelli. Perciò le due domande che abbiamo ascoltato permangono sempre valide e, al di là del credo professato, interpellano ogni esistenza e ogni epoca: «Dove sei?» (Gen 3, 9); «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4, 9)». Voltando le spalle a Dio, l’uomo rifiuta anche il fratello e perde il contatto con quelle sorgenti di vita e di saggezza che il Signore gli aveva donato e messo a disposizione. Il principale compito delle guide religiose, «unico e imprescindibile» secondo il Papa, è quello di «aiutare a ritrovare queste sorgenti di vita dimenticate, di riportare l’umanità ad abbeverarsi a questa saggezza antica, di riavvicinare i fedeli all’adorazione del Dio del cielo e agli uomini per i quali Egli ha fatto la terra».

Nel chiudere il discorso al Consiglio degli Anziani, il Papa è tornato su quelle domande di Dio, prima ad Adamo e poi a Caino, emblematiche di quelle domande che abitano il cuore dell’uomo e, agitandolo, lo mettono in crisi e quindi in cammino. Il Papa implicitamente, ma con forza, ci invita a riflettere sul fatto che i primi due discorsi diretti che il Dio della Bibbia rivolge all’uomo siano due domande: “Dove sei?” e “Dove è tuo fratello?”. Già si evidenziano i due cardini della legge, l’amore per Dio e per il prossimo, i due bracci della croce, quello verticale, il rapporto tra Dio e l’uomo (la domanda non è di tipo “geografico”, dove ti trovi? ma esistenziale: dove sei andato a finire nel rapporto con il tuo Creatore e Padre?) e il rapporto tra l’uomo e l’altro suo simile, suo fratello, come a dire che rispondendo a questa seconda domanda si troverà anche la risposta alla prima.

C’è una vera “pedagogia” nella domanda che è sempre un’apertura, anche se di una crisi è sempre un’apertura, mentre nella risposte, specie se facili, si cela l’insidia della rassicurazione che porta alla chiusura e alla paralisi. È il rischio che corre l’uomo contemporaneo che di fronte alle domande, osserva il Papa, preferisce “assopirsi”: «Perché tutti si pongono, almeno nel segreto del cuore, le medesime grandi domande: chi è l’uomo, perché il dolore, il male, la morte, l’ingiustizia, cosa c’è dopo questa vita? In molti, però, anestetizzati da un materialismo pratico e da un consumismo paralizzante, gli stessi quesiti giacciono assopiti». Se le domande abitano il cuore dell’uomo, allora è forse saggio da parte l’uomo accoglierle e “abitare” le domande, perché l’alternativa è quel torpore che spegne la dimensione più profondamente umana. C’è una dimensione vitale, esistenziale nascosta dentro la domanda, perché sotto la domanda si cela spesso una vocazione, un destino; come osservava Benedetto xvi : «La vita cristiana comincia con una chiamata e rimane sempre una risposta, fino alla fine».

Viene in mente la prima pagina del famoso saggio che Martin Buber scrisse nel 1948, Il cammino dell’uomo, che parte proprio dalla domanda di Dio ad Adamo (“Dove sei?”) e che rivela, ancora oggi, un’acuta profondità e attualità: «Ogni volta che Dio pone una domanda di questo genere non è perché l’uomo gli faccia conoscere qualcosa che lui ancora ignora: vuole invece provocare nell’uomo una reazione suscitabile per l’appunto solo attraverso una simile domanda, a condizione che questa colpisca al cuore l’uomo e che l’uomo da essa si lasci colpire al cuore. Adamo si nasconde per non dover rendere conto, per sfuggire alla responsabilità della propria vita. Così si nasconde ogni uomo, perché ogni uomo è Adamo e nella situazione di Adamo. Per sfuggire alla responsabilità della vita che si è vissuta, l’esistenza viene trasformata in un congegno di nascondimento. Proprio nascondendosi così e persistendo sempre in questo nascondimento “davanti al volto di Dio”, l’uomo scivola sempre, e sempre più profondamente, nella falsità. Si crea in tal modo una nuova situazione che, di giorno in giorno e di nascondimento in nascondimento, diventa sempre più problematica. E una situazione caratterizzabile con estrema precisione: l’uomo non può sfuggire all’occhio di Dio ma, cercando di nascondersi a lui, si nasconde a se stesso. Anche dentro di sé conserva certo qualcosa che lo cerca, ma a questo qualcosa rende sempre più difficile il trovarlo. Ed è proprio in questa situazione che lo coglie la domanda di Dio: vuole turbare l’uomo, distruggere il suo congegno di nascondimento, fargli vedere dove lo ha condotto una strada sbagliata, far nascere in lui un ardente desiderio di venirne fuori. A questo punto tutto dipende dal fatto che l’uomo si ponga o no la domanda. Indubbiamente, quando questa domanda giungerà all’orecchio, a chiunque “il cuore tremerà” proprio come al comandante del racconto. Ma il congegno gli permette ugualmente di restare padrone anche di questa emozione del cuore. La voce infatti non giunge durante una tempesta che mette in pericolo la vita dell’uomo; è “la voce di un silenzio simile a un soffio”, ed è facile soffocarla. Finché questo avviene, la vita dell’uomo non può diventare cammino. Per quanto ampio sia il successo e il godimento di un uomo, per quanto vasto sia il suo potere e colossale la sua opera, la sua vita resta priva di un cammino finché egli non affronta la voce. Adamo affronta la voce, riconosce di essere in trappola e confessa: “Mi sono nascosto”. Qui inizia il cammino dell’uomo. Il ritorno decisivo a se stessi è nella vita dell’uomo l’inizio del cammino, il sempre nuovo inizio del cammino umano».

di Andrea Monda