Dalla terra dei due mari

 Dalla terra dei due mari  QUO-252
04 novembre 2022

«Dal Regno del Bahrein, “terra dei due mari”, prego l’Altissimo affinché, dal mare agitato dei conflitti, l’umanità approdi a quello pacifico della convivenza, seguendo la rotta dell’incontro e ritrovando la bussola della fraternità. Grazie per il vostro esempio». Firmando stamane ad Awali il libro d’onore del Forum di dialogo tra Oriente e Occidente, Papa Francesco ha autorevolmente suggellato con la sua presenza l’appuntamento di due giorni promosso dalla dinastia regnante Al Khalifa. Dal 2 al 3 novembre, su invito del re Hamad bin Isa, leader religiosi e governanti, soprattutto della regione del Golfo, si sono confrontati nella ricerca di un punto d’incontro tra le varie fedi e culture, per promuovere quell’armonia che è alla base di una coesistenza rispettosa delle differenze, intraprendendo un cammino di fratellanza sotto lo sguardo del Cielo per favorire la pace sulla terra: Pacem in terris.

Il secondo giorno del viaggio, per il vescovo di Roma stamane è iniziato nella residenza che lo ospita, dove ha celebrato la messa e salutato in privato tre personalità: il ministro della Tolleranza degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan; il presidente della Repubblica del Tatarstan, Rustam Minnikhanov; e l’attivista indiano Kailash Satyarthi, premio Nobel per la Pace 2014 per il suo impegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile.

Successivamente, nella grande piazza Al-Fida’, che si trova anch’essa nei pressi del complesso del Palazzo reale Sakhir di Awali, Francesco ha partecipato alla cerimonia conclusiva del “Bahrain Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence”,

Nel solco di un lungo e sempre più fecondo percorso di dialogo con la religione e la cultura islamiche, il Pontefice accettando l’invito delle autorità civili ed ecclesiali di questo piccolo regno insulare, è intervenuto in un consesso di alto livello per rilanciare il Documento sulla Fratellanza umana — firmato nel 2019 nella capitale emiratina Abu Dhabi, non molto distante da qui — e portare il Medio Oriente più vicino al resto del mondo.

Sotto una calura opprimente, mitigata da un imponente quanto efficace sistema di aria condizionata, Papa Bergoglio è giunto nella piazza in automobile, scortato da uno squadrone di cavalieri in uniforme militare rossa. Lungo il breve tragitto dalla residenza si potevano intravedere in lontananza i pozzi petroliferi con le trivelle e i moderni edifici di Awali, insediamento che ha trasformato un’area desertica in un abitato funzionale alle esigenze estrattive, industriali e commerciali del settore degli idrocarburi, fonte di prosperità per i Paesi arabi.

All’arrivo sul grande piazzale, Francesco è stato accolto dal re del Bahrein e dal Grande imam di Al-Azhar, entrambi sunniti, in prossimità del palco allestito all’aperto, dove si è svolta la suggestiva cerimonia dell’“Albero della pace”: mentre due elicotteri in parata facevano sventolare in volo le bandiere bahrenita e vaticana, una palma simbolicamente innaffiata con una brocca dorata dal Pontefice, a ricordo della sua visita, da oggi svetta accanto ad altre piantate negli anni precedenti.

Nel minuscolo giardino i rami delle palme, agitati da un vento leggero ma caldissimo, quasi hanno accompagnato i tre leader nel loro incidere verso il palco a forma di tenda, sovrastato dalle insegne della dinastia regnante in Bahrein. Seduti uno accanto all’altro il sovrano, lo sceicco Al-Tayyeb e il Santo Padre hanno tenuto i rispettivi discorsi, alla presenza — tra gli altri — del patriarca ecumenico Bartolomeo.

La scelta di parlare da seduti è un ulteriore gesto di rispetto nei confronti del Papa, che non si risparmia nonostante i dolori da cui è afflitto, i quali lo costringono a spostarsi su una sedia a rotelle o appoggiandosi a un bastone. Un rispetto che il re sta testimoniando in ogni istante della visita, dopo averne seguito personalmente i preparativi.

Al termine della firma del libro d’onore del Forum, che è stato organizzato dal Muslim Council of Elders, dal Consiglio supremo per gli Affari Islamici e dal King Hamad Global Center for Peaceful Coexistence. Francesco è rientrato, sempre in automobile, presso la sua residenza qui in Bahrein, il cui nome evoca appunto i “due mari” cui ha fatto riferimento nel suo autografo. Essi — come ha detto anche nel discorso pronunciato in italiano poco prima — sono metafora dell’attuale contesto internazionale: da un lato quello calmo della convivenza comune, dall’altro quello burrascoso dell’indifferenza, agitato da venti di guerra, con onde distruttrici sempre più tumultuose. E non poteva mancare nemmeno qui, un nuovo accorato appello per porre fine al conflitto in Ucraina: con un’aggiunta a braccio al testo preparato, Papa Bergoglio ha invocato «seri negoziati di pace» per giungere a una soluzione. Ma «ciò che la terra divide, il mare unisce», recita un antico detto citato dal Pontefice: un’esortazione alla speranza alla quale i leader religiosi non possono non unirsi, dando per primi il buon esempio.

Ecco perché ci saranno ancora loro nell’agenda pomeridiana del vescovo di Roma, la quale prevede una visita alla moschea del Sakhir royal palace, ulteriore passo in direzione del mondo musulmano, e una alla cattedrale di nostra Signora d’Arabia, sempre ad Awali, per un appuntamento ecumenico con la minoranza cristiana all’insegna della pace. 

dal nostro inviato Gianluca Biccini