L’incontro sinodale online tra il Papa e studenti universitari africani

I giovani costruttori di ponti
per il futuro

 I giovani costruttori di ponti per il futuro  QUO-251
03 novembre 2022

Il Papa che prende appunti, i giovani che gli pongono domande, lui che risponde infondendo coraggio. Vivere il presente, non da “alienati”, profetizzare il futuro senza perdere la capacità di coltivare i sogni, mantenere sempre la consapevolezza di essere frutti generati da una radice. Così Papa Francesco ha voluto sintetizzare il messaggio che, nel pomeriggio di martedì 1 novembre, in un’ora e mezza di conversazione digitale, ha condiviso con i giovani studenti delle università africane collegate in streaming sul tema «Building bridges», costruire ponti.

È stata la Pontificia Commissione per l’America latina, insieme alla DePaul University e alla Loyola University Chicago, ad organizzare l’incontro online, in continuità con quello che si tenne il 24 febbraio scorso tra il Papa e gli studenti del nord, centro e sud America. Nel titolo dell’evento, l’espressione «Ubuntu»: un’etica dell’Africa sub-sahariana che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone. In lingua bantu indica «benevolenza verso il prossimo». È una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro, l’esortazione a sostenersi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace.

Ad aprire l’incontro è stato il cardinale Mario Grech, segretario generale del Sinodo, il quale ha ricordato l’importanza di creare occasioni di confronto con gli adulti, sempre, per non perdere la “rotta”. L’occasione è stata anche di invitare a lavorare insieme, proprio nello spirito sinodale, tenendo acceso il dialogo intergenerazionale. Numerose le questioni su cui i giovani hanno interpellato il Pontefice da diversi Paesi del continente: dalla Repubblica Democratica del Congo all’Uganda, dalla Nigeria alla Costa d’Avorio, dal Kenya al Camerun. Tutti giovani che cercano il volto di Cristo nella loro vita quotidiana e che hanno ringraziato, anche in un video realizzato per l’occasione, per aver avuto una voce amplificata in tutto il mondo.

«Ognuno ha una storia, che può essere bella o brutta. La storia spesso è un racconto duro, di popoli aggrediti», dice il Papa che si sofferma sulla storia dell’Africa che è stata spesso anche di «schiavitù e sfruttamento, una storia dura». Ricorda l’indipendenza raggiunta dalle nazioni, sebbene in molti casi il territorio abbia continuato ad essere conteso dagli altri, dall’esterno, per le sue risorse. Ma, scandisce, «l’Africa non esiste per esser sfruttata: ha una sua ricchezza che è una ricchezza umana, la ricchezza che rappresentate tutti voi». Il colonialismo ha lasciato tracce dolorose sotto questo profilo, hanno prevalso gli interessi altrui, così come succede con la deforestazione dell’Amazzonia. È il business che governa lo sfruttamento e le angherie sui popoli.

Tra le domande dei giovani, quella di una ragazza congolese ha offerto al Papa l’occasione per tornare a parlare del viaggio nella Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan. I giovani speravano nella sua visita che è stata rimandata a motivo delle sue condizioni di salute. A questo punto, sempre in spagnolo, Francesco auspica di andare in Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan «a inizio febbraio». «Il medico me l’aveva vietato, ora riesco a camminare, col bastone ma ci riesco», sottolinea.

Poi incalza una sollecitazione — che prende spunto dalla diffusione della pandemia da Covid-19, ma anche dalle altre malattie mai del tutto sconfitte come l’ebola o la malaria — da parte di una studentessa preoccupata dell’avanzare delle cosiddette “sette”, dei movimenti carismatici pentecostali e del «Vangelo della prosperità». La domanda rivolta al Papa riguarda il modo di rapportarsi da cattolici a queste realtà. Il Papa spiega che oggi è in crescita una sorta di «supermarket della salvezza», con «una serie di offerte religiose tra cui scegliere». E avverte che «il cammino lo trovi nel tuo cuore, senza intermediari». Il criterio da seguire per orientarsi in questo contesto è di non lasciarsi ammaliare da quella che definisce la «sindacalizzazione religiosa». Vale il criterio per cui un gruppo religioso non deve togliere la libertà: «se ti toglie la libertà non è un cammino sano».

Come far fronte alla sfida ecologia è stata un’altra questione cruciale posta all’attenzione del Papa. A questo proposito, ancora una volta, il Pontefice ribadisce che, per esempio, la deforestazione «è un crimine contro l’umanità» e muove dal desiderio di dominio da parte dell’uomo. Si mostra seriamente preoccupato per l’innalzamento delle temperature nel pianeta e del rischio di consegnare alle future generazioni un pianeta morto. «Sono triste, costernato. Molte terre scompariranno», dice il Papa che chiama al senso di responsabilità. «Dio benedica ogni vostro sforzo per limitare questa distruzione».

Il Papa cita la Siria, il Myanmar e molti altri luoghi in Africa dove le guerre spingono le popolazioni a cercare riparo altrove. Spesso trovando la morte nel Mediterraneo. «È una tragedia». Fa memoria dei rifugiati che vide in Uganda dove, dice, rimase impressionato dalla spiritualità di quel popolo. «Continuate ad essere forti con tutta la forza dell’unità»: questo l’invito che Francesco usa anche quando riflette sulla mancanza di opportunità di lavoro in molte regioni dell’Africa. «Vogliamo maggiore trasparenza e giustizia nell’amministrazione delle risorse — gli dice una giovane — come le Chiese possono aiutarci a trovare una collocazione per quanti non vogliono abbandonare i propri Paesi di origine?». Occorre trovare un «equilibrio tra produzione e gli sforzi necessari per questa produzione», risponde il Papa. «Creare ponti può condurre i giovani verso traguardi di benessere. Ci dobbiamo organizzare per lavorare insieme. Non isolatevi», è il suo appello.

Una religiosa solleva il problema del malgoverno e la partecipazione dei giovani nella governance. La domanda è come si può aumentare il coinvolgimento, l’inclusione nella vita politica? Come impregnare la vita socio-politica dei valori cristiani di giustizia sociale? È un tema che sta molto a cuore al Papa, il quale risponde: «La non partecipazione dei giovani è la morte di un Paese». E teme che la situazione sociale-economica stia creando anche una sorta di complesso di inferiorità tra i giovani stessi. «Quanti martiri sociali abbiamo! Organizzatevi bene, con una certa prudenza. E lottate. Andate avanti con coraggio», le parole di Francesco.

Uno studente della Nigeria non può non fare riferimento ad uno Stato piagato dal fondamentalismo, dagli assassini dei religiosi, dalla diffusione del banditismo e dei sequestri. Come costruire un mondo di amore, giustizia e pace, il mondo dei nostri sogni? Si tratta di un vero e proprio «suicidio sociale», lo definisce il Papa secondo cui servono resistenza, organizzazione e dottrina politica, una dottrina concreta, che è una forma alta della carità, ricorda. Guidati da una sapiente dottrina politica, ogni popolo deve seguire il proprio cammino, cammino che non può essere imposto ma deve venire dal di dentro. «Prudenza e astuzia. Dio vi darà la forza».

Dal Camerun giunge ancora la manifestazione del timore di essere scartati: i giovani sono vulnerabili sotto questo profilo, dal punto di vista economico e psicologico. In effetti, l’integrazione professionale è un tema importante, dice il Papa, timoroso che si annulli la gioventù, andando avanti in questo modo. Da qui la necessità di promuovere ad ogni livello l’educazione del popolo nella sua interezza. La Chiesa deve aiutare in questo perché è una delle strade maestre per contribuire alla crescita dell’Africa. 

di Antonella Palermo