Il cardinale Tagle inviato papale a Bangkok per la 50ª Conferenza generale della Fabc

Un cammino insieme
con i poveri e gli esclusi

 Un cammino insieme con i poveri e gli esclusi  QUO-250
31 ottobre 2022

«Non c’è altra strada se non quella di camminare insieme». Lo ha detto il cardinale Luis Antonio G. Tagle durante la celebrazione di chiusura della 50a Conferenza generale della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (Fabc), svoltasi domenica 30 ottobre, nella cattedrale dell’Assunzione di Bangkok, in Thailandia. Il porporato — che ha presieduto la messa come inviato speciale di Papa Francesco — si è fatto portavoce della comunione e della vicinanza del Pontefice e ha ringraziato le Chiese locali che hanno partecipato alle consultazioni prima della Conferenza, i vari comitati che hanno fatto in modo che i lavori offrissero uno spazio sacro, «per discernere l’azione di Dio» nel suo popolo, gli esperti, gli ospiti, i vescovi delegati, la popolazione di Bangkok e del Paese, il Governo reale thailandese e tutti coloro che hanno collaborato nell’organizzazione e nello svolgimento dell’evento.

Tagle ha ricordato il tema della Conferenza, convocata per celebrare la fondazione della Fabc 50 anni fa: «In cammino insieme come popoli dell’Asia, “e per un’altra strada fecero ritorno” (Mt 2, 12)». C’è bisogno di camminare insieme: «questa è la vita, questa è la missione» ha detto il cardinale, ricordando che in molte culture asiatiche «la vita è spesso paragonata a un viaggio». In proposito ha anche offerto tre punti per la riflessione sul camminare e sul perché farlo insieme.

Il primo punto parte dal Vangelo del giorno: Gesù era in viaggio e intendeva passare per la città di Gerico. Lì incontra Zaccheo, un esattore delle tasse e un uomo ricco, che probabilmente si era arricchito con una condotta disonesta. Gesù, ha fatto notare Tagle, voleva andare a casa di Zaccheo e lo sceglie come compagno di viaggio. Il viaggio insieme, ha aggiunto, deve essere sempre cercato, scelto e voluto. Non può essere lasciato al caso e non si può essere indifferenti.

Nel secondo punto il porporato ha invitato a riflettere su chi Gesù abbia scelto come compagno o compagna di viaggio: «Non il più puro, non il più retto, non l’irreprensibile, non colui che lo avrebbe reso più gradito alla gente, non colui che apparteneva alla sua cerchia». Al contrario, sceglie Zaccheo, un esattore delle tasse, «considerato un traditore dal suo popolo perché collaborava con le forze oppressive di occupazione». Egli è una persona «con cui nessuno vuole camminare». Ma nel suo cuore c’è un punto buono, in quanto vuole vedere Gesù e perciò si arrampica su un sicomoro perché è piccolo di statura e, probabilmente, anche perché gli altri non lo vedano. Zaccheo può vedere, ma non vuole essere visto. La sorpresa è che a vederlo è Gesù, che gli ordina di scendere in fretta, di mostrarsi alla folla e di camminare con lui verso la sua casa. Gesù entrerà «nella sua casa, nel suo cuore, nelle sue ferite, nella sua vergogna e porterà tutto questo nel loro cammino comune».

Nel terzo punto Tagle ha offerto una riflessione sul tipo di viaggio intrapreso e sulla sua destinazione. Con Gesù, ha detto, sarà «un viaggio di misericordia e di compassione, non di condanna; di pazienza, non di distruzione». È un viaggio che termina «nella terra della giustizia e della carità». Zaccheo si senti finalmente trattato come un essere umano. Accolto con un volto e una dignità, comincia «a vedere come umani anche i poveri e coloro che aveva ferito». Per questo, decide di ripagare coloro che aveva defraudato al di là delle esigenze della giustizia, dando metà dei suoi beni ai poveri. Essi, ha osservato il cardinale, sono diventati suoi fratelli, sorelle e compagni nel suo cammino di vita.

Dio infatti vuole che «ci mettiamo in cammino con chi potrebbe essere diverso da noi, con chi si nasconde agli altri, con chi è isolato, senza amici, disprezzato», con chi si trova «nei vicoli bui e nei bassifondi, con chi attraversa montagne, fiumi e colline nel buio della notte perché nessuno lo veda». Dio, ha rilanciato Tagle, vuole che la Chiesa in Asia «cammini con i poveri, i depressi e gli emarginati, i rifugiati, i migranti, gli sfollati e gli indigeni, la terra ferita e sfruttata, i giovani, le donne e le famiglie». Per questo, ha concluso, «cammineremo insieme mentre affrontiamo insieme il rifiuto, l’estremismo, le minacce alla vita, la violenza, i conflitti, l’ambivalenza della rivoluzione digitale».

A queste sfide provenienti «dalle diverse voci del nostro poliedrico continente che sentiamo invocare aiuto e giustizia» fa riferimento anche il messaggio finale rivolto a tutti i popoli dell’Asia. Diffuso a conclusione dei lavori, il testo denuncia le situazioni di sofferenza, emarginazione, violenza, povertà che affliggono le popolazioni asiatiche: «Nella preghiera e in spirito di collaborazione — scrivono i presuli — desideriamo rispondere a queste sfide facendo affidamento sul potere dell’amore, della compassione, della giustizia e del perdono. Crediamo che la pace e la riconciliazione siano l’unica via da seguire».