Quando il fondamentalismo religioso utilizza il nome di Dio a suo favore

Il peccato imperdonabile

 Il peccato imperdonabile  QUO-248
28 ottobre 2022

«Se un regno è diviso in sé stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in sé stessa, quella casa non può reggersi» (Marco, 3, 24-25). La “guerra mondiale a pezzi” o la “terza guerra mondiale” in erba, presagita da tempo e ripetutamente da Papa Francesco, sta diventando oggi una triste e angosciante realtà. Questa drammatica situazione che si traduce con crudezza in una guerra europea potremmo esaminarla anche da altri punti di vista più concreti e immediati, soprattutto per noi che viviamo in altri continenti.

Nel recente incontro di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, Papa Francesco dal Colosseo ha detto: «La pace è dono Suo e l’abbiamo invocata da Lui. Ma questo dono dev’essere accolto e coltivato da noi uomini e donne, specialmente da noi, credenti. Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo».

Gesù ha ammonito e insegnato che ogni sorta di male, di violenza, di omicidio e di tragedia umana non si produce attraverso un processo esogeno contaminante, ma nasce e si sviluppa dal profondo del cuore umano. «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Marco, 7, 21-23).

La scena del brano citato all’inizio (Marco, 3, 24-25) si produce nel quadro di una disputa religiosa ad alta tensione sulla teologia degli esorcismi tra Gesù e i maestri della Legge. Il fatto che questi ultimi osino, nel fragore di una discussione sull’operato di Dio stesso, accusare Gesù di essere l’agente del male assoluto è inaccettabile. E Gesù, dinanzi a una simile accusa da parte di quanti si ritengono rappresentanti del “bene assoluto”, non esita definirla “il peccato imperdonabile”. Questo peccato irreversibile del fondamentalismo religioso, che contrappone il male assoluto al bene assoluto, utilizzando il nome di Dio a suo favore, è la blasfemia più condannata da Gesù. La blasfemia contro lo Spirito santo, la blasfemia che attacca lo spirito della pace, del dialogo, dell’amore, del perdono e della misericordia. In definitiva, la blasfemia che fa saltare in aria qualsiasi ponte verso lo spirito del Figlio di Dio, principe della pace.

Vista nell’ottica del conflitto bellico a cui stiamo assistendo, dietro la blasfemia contro la pace e il sacrilego attacco alla vita, si nascondono acquattate la venerazione della guerra e la sacralizzazione della morte. La sentenza di Gesù sulle divisioni nell’ambito familiare, sociale e nazionale menzionate in Marco, 3, 24-25, ci porta a riflettere su una norma universale che ho anticipato nel primo paragrafo e nel titolo di questa riflessione: “le micro-guerre per la fede”. Come, quando e dove hanno luogo? Lo spiegherò di seguito attraverso due esempi concreti e veritieri.

In un quartiere popolare e povero di un sobborgo di Buenos Aires, un uomo si avvicina a una chiesa cristiana e viene convinto dal suo mentore spirituale a distruggere la simbologia religiosa cristiana di sua moglie. Lo fa con una violenza inaudita, convinto di agire in nome del Signore contro la forza del male. Moglie e marito si scontrano, la famiglia si divide, il quartiere si schiera da una parte e dall’altra. La convivenza pacifica che si era creata in quel contesto umile si vede insultata e calpestata dal fondamentalismo dell’odio. Non c’è nulla di Dio lì. È urgente, come dice Papa Francesco, disinnescare i conflitti con l’arma del dialogo.

In un municipio di una città latinoamericana, i rappresentanti religiosi sono tentati di schierarsi a favore di uno o dell’altro candidato nell’ambito di un’elezione polarizzata. Utilizzano pulpiti, atti, reti sociali e influenze per convincere i loro fedeli che un candidato rappresenta il bene e l’altro il male, che uno viene come messaggero di Dio e l’altro del diavolo. Di nuovo, in nome del Signore che ama tutti allo stesso modo, il suo Spirito viene banalizzato e insultato. Occorre discernere con urgenza le parole sopracitate di Papa Francesco: «Non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli».

Viviamo in tempi molto difficili dove la pace sacra è minacciata, non solo da una guerra atroce ma anche da micro-guerre che stanno minando sempre più le sfere personali, familiari, sociali e politiche. E tutto questo in nome di Dio! Con la fermezza mansueta del Signore Gesù, allontaniamoci dal peccato senza espiazione, dalla blasfemia contro il santo Spirito del nostro Creatore, e avviciniamoci fiduciosi alla pace che viene da Dio che è amore. Soprattutto noi che professiamo la fede cristiana. Riprendendo il testo sopracitato di Papa Francesco, «la pace è dono Suo e l’abbiamo invocata da Lui. Ma questo dono dev’essere accolto e coltivato da noi uomini e donne, specialmente da noi, credenti». 

di Marcelo Figueroa