La buona notizia
Il Vangelo della XXXI domenica del tempo ordinario (Lc 19, 1-10)

Zaccheo, amato
nonostante i suoi peccati

 Zaccheo, amato nonostante i suoi peccati  QUO-245
25 ottobre 2022

Tra le espressioni con le quali Gesù, nei racconti dei Vangeli, si rivolge ai discepoli o ai suoi interlocutori, una delle più belle è quella che Luca mette sulle sue labbra nell’incontrare Zaccheo: «[…] oggi devo fermarmi a casa tua». E Zaccheo deve aver udito qualcosa come: «Oggi devo rimanere con te, nella tua casa, desidero trascorrere il mio tempo con te, in tua compagnia, conoscere la tua storia, la tua famiglia, sedere alla tua tavola!».

In molti avrebbero voluto fregiarsi dell’onore di ospitare il maestro, l’uomo dei miracoli, colui che solo qualche passo prima, sempre sulle strade di Gerico, aveva ridato luce agli occhi spenti di un cieco (Luca, 18, 42).

Ma, tra la folla pressante che lo segue e lo precede, Gesù sceglie Zaccheo, «quel furbo di Zaccheo» — diremmo noi — che della sua dimostrata capacità di scalare, di farsi strada, di arrampicarsi sulle teste degli altri ne fa un’arte ingegnosa per poter vedere, credendosi non visto, il passaggio di Gesù. E invece Gesù non passa ma si ferma, lo guarda e lo chiama.

Il suo nome pronunciato tra la folla ad alta voce dal Signore, sembra volergli ricordare, sorprendendolo, la sua stessa identità: Zaccheo significa infatti “il puro, l’innocente, il giusto”, ma la sua posizione di ricco pubblicano ci fa intuire di quanto egli abbia tradito la sua verità.

Di lui, ci dice il Vangelo, che era piccolo di statura e, forse perché deriso dai suoi concittadini, aveva dovuto imparare a farsi grande altrimenti; collaborazionista degli occupanti romani, esattore per loro conto delle tasse imposte con un probabile rincaro per se stesso, per una sua rivincita tutta personale. Forse aveva scelto di rinunciare a quella giustizia che il suo nome gli attribuiva per rendersi giustizia da solo.

L’evangelista non ci fa conoscere Zaccheo perché parte del gruppo di coloro che seguiranno il Signore a Gerusalemme: ci racconta di lui perché è un uomo a cui l’incontro con Gesù, con il suo sguardo prima e con la sua amicizia poi, ha veramente cambiato la vita. «Zaccheo scopre da Gesù che è possibile amare gratuitamente: finora era avaro, adesso diventa generoso; aveva il gusto di ammassare, ora gioisce nel distribuire. Incontrando l’Amore, scoprendo di essere amato nonostante i suoi peccati, diventa capace di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione» ( Francesco , Angelus, 3 novembre 2019).

Questa pagina di Vangelo racconta molto di più di una conversione: ci fa partecipi delle emozioni più profonde e delle decisioni più sorprendenti che l’incontro con Gesù può scatenare nella vita di una persona che, raggiunta da un amore ormai insperato, ritrova se stessa, la sua identità più vera, la sua coscienza più retta e libera.

Perché «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (Concilio Ecumenico Vaticano ii , Gaudium et spes, 22). Benedetta Rivelazione! 

di Fulvia Sieni