L’augurio del Papa al nuovo governo italiano

L’unità prevalga sul conflitto

Italy's new Prime Minister, Giorgia Meloni (Rear C) rings the bell as she presides over her ...
24 ottobre 2022

Pace e unità. È il binomio che Papa Francesco ha voluto sottolineare nel breve ma significativo augurio rivolto all’Angelus al nuovo governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, la prima donna ad arrivare a Palazzo Chigi. Una novità, questa, particolarmente significativa e non solo a livello simbolico. Di pace il mondo sente un estremo bisogno. L’umanità è assetata di quella pace, sempre più messa all’angolo da una guerra mondiale che non è più “a pezzi”, ma ormai drammaticamente “intera” come il Papa ha sottolineato tante volte, con angoscia, in questi otto mesi dall’inizio dell’invasione russa contro l’Ucraina. «Non si può giungere alla pace esaltando la guerra e la volontà di potenza — ha ammonito ieri sera anche il presidente Sergio Mattarella, intervenendo all’incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio — perché la pace è integrale o non esiste». La pace a cui si riferisce il Papa, tuttavia, non è solo quella fondamentale tra gli Stati ma quella altrettanto necessaria che si innerva all’interno di essi, dunque nella società che — anche attraverso i corpi intermedi — ne costituisce il tessuto vitale.

Nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa e sviluppando il Magistero degli ultimi Pontefici, Francesco non si stanca di esortare quanti hanno responsabilità istituzionali a lavorare per la pace sociale, che non significa la ricerca di un’utopica assenza di tensioni e contrapposizioni. Per il Papa, quanti assumono ruoli di governo sono chiamati a investire nel dialogo con tutti (specie con chi è più lontano su valori e programmi) e a impegnarsi nella composizione degli interessi di parte per il conseguimento di un bene maggiore. Quel “bene comune” che il cardinale Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani, ha voluto indicare come stella polare del nuovo esecutivo sottolineando le tante urgenti sfide che lo attendono nei prossimi mesi e per le quali, ha assicurato, la Chiesa «non farà mancare un’interlocuzione costruttiva».

Pace e unità. Nella Evangelii gaudium, Francesco sottolinea che «l’unità prevale sul conflitto». Anche qui, il Papa non sta immaginando come traguardo un’omologazione astratta. «Il conflitto — aggiunge in quello che è il documento programmatico del Pontificato — non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato». Nelle relazioni politiche e sociali è il poliedro che ha in mente, non certo la sfera. E tuttavia, Francesco chiede ai politici — e questo vale sia per quanti hanno responsabilità di governo sia per i rappresentanti dell’opposizione — di non lasciarsi intrappolare nel conflitto, pena la frammentazione della realtà e la perdita di visione che dovrebbe invece sempre caratterizzare la politica vissuta come «forma più alta della carità», per citare Paolo vi .

La campagna elettorale che ha portato alle elezioni del 25 settembre ha conosciuto toni aspri e una polarizzazione inedita anche per gli standard della politica italiana. Ora i toni vanno smorzati, il linguaggio va reso più misurato e rispettoso, concentrandosi sulle priorità per il bene del Paese e sulle necessità delle categorie più disagiate della popolazione. È questo uno sforzo che è richiesto innanzitutto all’esecutivo, ma da cui non è esente l’opposizione nella consapevolezza, come ha avvertito il capo dello Stato, delle «condizioni interne e internazionali» che esigono massimo senso di responsabilità e sobrietà.

Un esempio positivo in questo senso è venuto ieri dal passaggio di consegne tra Mario Draghi e Giorgia Meloni. Due personalità quanto mai differenti tra loro, ma che hanno offerto un’immagine di unità nazionale e di buona salute delle istituzioni democratiche. A conferma, per riprendere la celebre massima di Winston Churchill, che «la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora».

di Alessandro Gisotti