La messa del cardinale Parolin per la festa nazionale spagnola

Il mondo ha bisogno
di speranza

 Il mondo ha bisogno  di speranza  QUO-234
12 ottobre 2022

Oggi il mondo «manca di speranza». La pandemia da covid-19 e la guerra in Ucraina, «insieme a tutti gli altri conflitti che insanguinano il mondo e ai gravi problemi che l’umanità si trova ad affrontare, come il cambiamento climatico o l’escalation nucleare, ci riempiono di paure e apprensioni e ci impediscono di guardare serenamente al futuro». Per questo «abbiamo bisogno di molta speranza». Lo ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, durante la messa presieduta stamane, martedì 12 ottobre, nella basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione della festa nazionale spagnola, che si celebra nella memoria liturgica della Vergine del Pilar. Quest’anno la tradizionale ricorrenza è coincisa con la commemorazione del 400° anniversario dell’istituzione dell’ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, rappresentata dall’ambasciatore Isabel Celaá e dai suoi collaboratori.

Nell’omelia il porporato ha espresso particolare gratitudine a Dio «per la presenza della beata Vergine Maria in tutta la storia della Spagna», una presenza che «risale agli inizi dell’evangelizzazione del Paese, all’apostolo san Giacomo negli anni 40 dopo Cristo».

Secondo la tradizione, Giacomo, «scoraggiato dalle grandi difficoltà che incontrava nell’evangelizzazione della Spagna, chiese un segno»; e fu allora che la Vergine Maria, la quale «era ancora viva in carne e ossa, gli apparve in piedi su una colonna di marmo». Ella chiese all’apostolo di edificarle una chiesa in quel luogo, con l’altare intorno al pilastro dove si trovava, e promise: «questo luogo rimarrà fino alla fine dei tempi, affinché la virtù di Dio operi meraviglie e prodigi per mia intercessione presso coloro che nelle loro necessità implorano il mio patrocinio».

Molte generazioni di spagnoli, in passato e oggi, hanno implorato questo patrocinio, in particolare di essere fortificati nella fede, nella speranza e nella carità. Sono questi, ha spiegato il porporato, i veri «pilastri» che «permettono alla nostra casa — personale, familiare e nazionale — di mantenere la sua solidità e stabilità, senza che la pioggia, lo straripamento dei fiumi e la forza dei venti la facciano crollare».

Del resto, proprio la Vergine ha costruito la sua vita su questi «pilastri». La sua è stata anzitutto una vita di fede, «manifestata nell’ascolto della Parola del Signore e nella sua realizzazione». Ed è stata un’esistenza all’insegna della speranza, «a partire dal “sì” al momento dell’Annunciazione». Maria non sapeva come avrebbe potuto «diventare la madre del Figlio di Dio, eppure si è donata totalmente al mistero che doveva compiersi in lei ed è diventata la madre dell’attesa e della speranza». E di fronte a tutte le sorprese e le difficoltà «del piano di Dio, la sua speranza non ha mai vacillato». Infine, è stata una donna di carità: ella «è amore e manifesta il suo amore non solo nel momento dell’incarnazione, ma anche nella vita pubblica di Gesù, fino alla fine, rimanendo sotto la croce».

È possibile, si è chiesto Parolin, invocare fede, speranza e carità per tutta la Spagna, nel giorno in cui il Paese celebra la sua festa nazionale? «Sembrerebbe che dovremmo limitarci alla Chiesa cattolica, ai suoi membri, ai suoi parrocchiani — ha detto — tenendo conto che oggi la Spagna, come tutti i Paesi europei, è una realtà plurale, dove molti non si riconoscono più nel cristianesimo». Se da un lato questo «ci rattrista, dall’altro ci spinge ad essere testimoni credibili della nostra fede, perché vogliamo che tutti partecipino alla gioia del Vangelo».

Da qui la considerazione del segretario di Stato: «penso che sia possibile pregare per tutti gli spagnoli». Si può fare, ha puntualizzato, «senza offendere nessuno, se intendiamo la fede — in un’accezione un po’ “laica” — come apertura alla dimensione trascendente della vita e ai valori spirituali, che garantiscono il rispetto e la promozione della dignità di ogni persona e danno senso allo sforzo per assicurare il benessere di tutti i cittadini»; si può fare se «intendiamo la speranza come tensione verso un mondo migliore e come lotta per raggiungerlo»; si può fare se «intendiamo la carità come solidarietà verso i più bisognosi e vulnerabili e lavoriamo insieme per alleviare le loro sofferenze e metterli in condizione di vivere dignitosamente». Si può fare, infine, se «siamo pronti a rispettarci reciprocamente, se siamo pronti a dialogare, a offrire i nostri doni e a ricevere i doni degli altri, per contribuire alla costruzione incessante di una patria pacifica, attenta al bene comune, rispettosa della libertà religiosa e aperta ai bisogni del mondo».