Somalia, Etiopia e Kenya si preparano ad affrontare la quinta stagione consecutiva di piogge mancate

Senza precedenti

Women and children from the pastoral Turkana community fetch murky water from the bottom of an open ...
05 ottobre 2022

Quattro stagioni di pioggia consecutive sono fallite, per la prima volta in cinquant’anni. Venti milioni di persone in Somalia, Etiopia e Kenya — di cui circa la metà bambini — sono già sull’orlo della fame. Il direttore del Centro di previsione climatica dell’Igad, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo nel Corno d’Africa, Guleid Artan, ha avvertito nelle scorse settimane che la regione sta entrando «nella quinta stagione consecutiva di piogge mancate», come ha reso noto anche dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). «In Etiopia, Kenya e Somalia — ha spiegato Artan — siamo sull’orlo di una catastrofe umanitaria senza precedenti», visto che le precipitazioni della stagione marzo-maggio di quest’anno sono state le più basse degli ultimi decenni e siccità e desertificazione avanzano.

Tra le zone più a rischio il nord del Kenya, dove i pastori della comunità Turkana cercano di scavare fosse sempre più profonde lungo il letto di un fiume ormai già prosciugato, nei pressi del villaggio di Kakimat, alla disperata ricerca di acqua. A Iresteno, sempre nella parte settentrionale del Paese, il Consiglio danese per i rifugiati ha incontrato le popolazioni della zona, e in particolare le donne, per sensibilizzarle sulla crisi in corso. «La sfida più grande qui è la siccità, la maggior parte degli stagni si è prosciugata», ha dichiarato Simon Nzioka, responsabile della ong in Kenya, parlando di un’area dove i rifornimenti idrici sono spesso soltanto quelli forniti da realtà umanitarie, tra cui pure Save the Children. «La mancanza di pioggia ha portato alla morte di molti animali e all’insicurezza alimentare, perché tante famiglie non hanno accesso all’acqua», ha evidenziato Nzioka. L’organizzazione non governativa danese, fondata nel 1956, ha riferito come donne e ragazze debbano camminare anche 30 chilometri, per raccogliere fino a 25 litri d’acqua e trasportarli poi ai loro villaggi, e ha lanciato l’allarme per la pericolosità di tali viaggi: soprattutto le più giovani, ma non solo, sono maggiormente esposte al rischio di violenza sessuale. (giada aquilino)