Per la cura della casa comune
Entrati in vigore per la S. Sede la Convenzione-Quadro sui Cambiamenti Climatici e Accordo di Parigi

La crisi ecologica non può passare in secondo piano

Men walk along a flooded road with their belongings, following rains and floods during the monsoon ...
05 ottobre 2022

«In questo momento particolare della nostra storia, segnata da conflitti sempre più preoccupanti che indeboliscono il multilateralismo, necessario a consolidare i nostri sforzi a favore dell’ecologia integrale, una questione come quella del cambiamento climatico rischia di essere messa in ombra. Non possiamo permettere che questo accada>. È quanto ha affermato il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, intervenendo ieri, presso la Casina Pio iv in Vaticano, all’evento sulla “Cura della nostra casa comune” organizzato in occasione dell’entrata in vigore per la Santa Sede della Convenzione-Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, adottata nel 1992, e dell’Accordo di Parigi, che fa capo ad essa, adottato nel 2015. All’evento hanno partecipato membri del Corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede e rappresentanti di diversi Stati, fra i quali quelli di Senegal, Fiji, Egitto e Principato di Monaco.

«La cosiddetta “crisi socio-ecologica” che stiamo vivendo — ha osservato Parolin — è un momento propizio per la conversione e per decisioni concrete che non possono più essere rimandate. Essa chiama a un processo educativo orientato a una formazione integrale delle nostre coscienze. La scienza è chiara e c’è sempre meno tempo per affrontare o mitigare gli effetti del cambiamento climatico e di adattarci ad esso. Il cambiamento climatico ha effetti che, come tutti noi sappiamo molto bene, hanno un profondo impatto non solo sulla natura ma anche nel campo economico, sociale ed etico. In altre parole, il cambiamento climatico non ci aspetterà».

In considerazione di questa urgenza, lo Stato della Città del Vaticano è impegnato da tempo per ridurre a zero le emissioni nocive entro il 2050 e per promuovere allo stesso tempo l’educazione all’ecologia integrale. Azioni, come l’adesione agli accordi internazionali sopra citati, che sono coerenti con la dottrina sociale della Chiesa, la quale, come ha rilevato il Segretario per i Rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, è piuttosto chiara circa questo tema così complesso. In una situazione critica come quella che stiamo vivendo, ha aggiunto il presule, i forum che si tengono sul clima rappresentano un importante spazio politico nel quale si sperimenta l’esperienza di una visione condivisa. Costituiscono dunque anche un modo prezioso per rafforzare la diplomazia: «Si vince insieme o si perde insieme. Questo fatto dovrebbe essere al centro del multilateralismo», ha ricordato monsignor Gallagher.

Durante l’evento è stato proiettato anche il video "Cura della Casa Comune: la voce della società civile", introdotto dal cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che lo ha realizzato in collaborazione con il Dicastero per la Comunicazione. «La situazione oggi è più disperata di quanto fosse 7 anni fa», ha avvertito il porporato. Allo stesso tempo, tuttavia, sette anni dopo la sua pubblicazione, ha aggiunto, «l’enciclica Laudato si’ continua a essere d’ispirazione e a guidare le persone di buona volontà verso un approccio ecologico sempre più integrale, basato sulla cultura dell’incontro». Il cardinale Czerny ha inoltre presentato il film-documentario “The Letter”, che mette in risalto le capacità umane e la sua assunzione di responsabilità per fermare la crisi ecologica (di cui si dà conto in un altro articolo di questa pagina).

Il cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ha invece illustrato le misure concrete messe in campo per rendere effettive le indicazioni contenute nella Laudato si’. Fra queste, a titolo di esempio, l’incremento della raccolta differenziata dei rifiuti, la razionalizzazione delle risorse idriche ed energetiche, accompagnata da misure per abbattere le emissioni di anidride carbonica, quali l’utilizzo di apparecchiature più efficienti e governate con sistemi domotici che consentono di evitare sprechi in assenza di personale.

Ognuno è chiamato a fare la sua parte, anche se non tutti hanno le stesse possibilità. Ciò è vero in particolare per i Paesi più poveri, sui quali hanno richiamato l’attenzione i rappresentanti di Senegal, Egitto, Fiji e del Principato di Monaco, come anche l’arcivescovo Gallagher. Secondo quest’ultimo, in particolare, si sottovaluta il tema sempre più preoccupante dei rifugiati e dei migranti per effetto del cambiamento climatico, che in molti casi non riescono a godere dello status che dovrebbe essere loro garantito. C’è bisogno di misure concrete anche sotto l’aspetto dell’adattamento e della mitigazione dei cambiamenti climatici così come della resilienza. Un argomento questo sul quale ci si aspetta arrivi qualche risultato dalla Cop-27 in programma a novembre a Sharm el-Sheikh, in Egitto. È un auspicio condiviso anche dal cardinale Peter Appiah Turkson, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, dal presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, Joachim von Braun, dal segretario esecutivo del Segretariato delle Nazioni Unite sul Cambiamento climatico Simon Stiell, dal presidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, Hoesung Lee, dal rappresentante speciale della presidenza egiziana della Cop27, l’ambasciatore Wael Aboulmagd, dalla ministra degli Affari Esteri del Senegal, Aïssata Tall Sall, del ministro dell’Economia delle Isole Fiji, Aiyaz Sayed-Khaiyum e dal direttore generale del Dipartimento delle relazioni estere e della cooperazione del Principato di Monaco, Isabelle Rosabrunetto. Il tema dell’Africa, continente che meno di tutti ha contribuito al cambiamento climatico e che più degli altri ne paga gli effetti, sarà centrale nell’incontro di novembre, così come quello degli aiuti finanziari che dovranno essere messi in campo a favore delle popolazioni più fragili. 

di Marco Bellizi