Strage di studentesse in Afghanistan

Se si uccide
anche la speranza

Relatives and medical staff shift a wounded girl from an ambulance outside a hospital in Kabul on ...
30 settembre 2022

Inorriditi. Gli operatori dell’Unicef in Afghanistan non riescono a trovare altri termini per definire lo shock e i sentimenti di sconcerto di fronte alla violenza omicida che è tornata oggi a sconvolgere Kabul: un attentatore suicida si è fatto esplodere presso un centro di formazione per studenti della capitale afghana, in un quartiere popolato dalla comunità minoritaria sciita degli Hazara, già obiettivo di alcuni degli attacchi più atroci nel Paese. Il bilancio oscilla tra i 19 e i 35 morti, con una trentina di feriti: secondo testimonianze sul posto, le vittime sarebbero in maggioranza ragazze, che si stavano preparando ad affrontare una sessione d’esame in vista dell’ammissione all’università. Una speranza di futuro soffocata, la loro, in un Paese in cui l’istruzione femminile è oggetto di divieti e proibizioni. Oltre ai soccorritori, sul posto si sono radunati anche i parenti dei circa 300 giovani presenti negli edifici al momento dell’esplosione, in una ricerca disperata dei loro cari.

Immediata la condanna dell’Onu, «in un contesto di peggioramento della situazione della sicurezza» generale, ha scritto su Twitter la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan.

I talebani, tornati al potere ad agosto 2021, hanno parlato di «crimine grave» per il quale hanno già annunciato misure «importanti» atte a «scovare e punire i responsabili».