Sul camper di “Strada Maestra” a piazza Vittorio dove lavorare sulle competenze significa lavorare sull’identità

Un caffè, un gelato e... una storia

 Un caffè, un gelato e... una storia  ODS-003
01 ottobre 2022

«Guarda che la persona povera o il senzatetto non va guardata con compassione». È un martedì mattina di settembre. Nel parco di piazza Vittorio Emanuele due ragazzi giocano a pallacanestro. La palla che rimbalza sul terreno scandisce il tempo attorno a loro. Una donna asiatica e una musulmana fanno il giro dell’isolato coi figli nelle carrozzine. Improvvisamente, dall’altro lato della strada, qualcuno urla, un tale inizia a correre, un altro ancora lo rincorre. Uno scippo. Tutti si fermano. Come andrà a finire? Passa un’ondata di turisti coi loro valigioni. La stazione Termini è vicina. Tutto finisce, tutto ricomincia. All’ingresso del parco di piazza Vittorio Emanuele che incrocia via Carlo Alberto, un camper. Fermo ma aperto. È la sede di “Strada Maestra”, associazione nata nel dicembre 2021 col sostegno dei fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese, patrocinato dal Municipio Roma i Centro, realizzato da Arci Solidarietà Onlus in collaborazione con Binario 95.

«Insomma — prosegue Roberto Latella che di “Strada Maestra” si occupa in prima persona — noi siamo abituati a guardare il povero per quello che gli manca: la casa, i soldi, i vestiti. Da noi cambiamo prospettiva. E facciamo vedere agli altri, ma anche al povero stesso, tutto ciò che ha. Competenze, passioni, qualità. Lo accompagniamo a rivalutare sé stesso. Perché crediamo che ogni persona costretta a vivere per strada sia un talento perso. Per questo motivo il povero non va visto con compassione. Non lo dobbiamo intendere come persona migliore o peggiore di noi, più o meno ricca, fortunata o sfortunata. Ma come persona e basta. Non vogliamo assistiti cronici. E non stiamo coi deboli perché siamo buoni. Siamo fuori dalla logica dell’assistenza. Siamo nell’ottica della valorizzazione. Quindi stiamo con i più deboli perché fa bene a tutti. Perché c’è qualcosa di marcio nel sistema sociale. Certo, non possiamo fare più di tanto, siamo una piccola realtà. Il nostro obiettivo è sì aiutare le persone povere, ma si tratta soprattutto di mettersi in ascolto per e con la comunità. È un’operazione culturale. Ti faccio vedere».

Così la giornata di “Strada Maestra” prende vita. Una volta a settimana, il martedì, ci si sveglia presto per andare a ritirare caffè e gelati “sanpietrini”, offerti da una storica gelateria dell’Esquilino, un tavolino con quattro sedie, il camper. Direzione piazza Vittorio, scelta perché luogo storico per i senza dimora e per la sensibilità dei cittadini della zona. «Non abbiamo un target di persone con cui interagire — racconta Alessia, volontaria di “Strada Maestra” — l’unico punto di contatto è la relazione. Offriamo ascolto. Possono mettersi sedute persone che provengono da ogni estrazione sociale. Ci raccontano una storia, prendono un caffè e un gelatino, ci si saluta. Se c’è bisogno, reindirizziamo i più fragili ad associazioni più grandi».

Ecco i pilastri dell’iniziativa: iniziare e raccontare. Obiettivo? Stare. Senza fare. Difficile in una società così frenetica e spesso disattenta. «La cornice attorno a noi è terribile — prosegue Roberto — prima la pandemia, ora guerra e inflazione. La povertà aumenta a dismisura e non stiamo facendo abbastanza. La sensibilità delle persone riesce ad essere più forte delle istituzioni. Ma si avverte una mancanza, un timore per il futuro». La strada non è una via di fuga per i più deboli. Non si continui a raccontare la favoletta secondo cui sono i poveri a scegliere la strada perché gli fa comodo. La strada schiaccia la propria identità nel presente. Impedisce di guardare altrove perché c’è sempre una pozzanghera in cui riflettersi.

Esiste un’alternativa? A volte. “Strada Maestra” propone uno sportello psicologico gratuito per la reintegrazione nel mondo del lavoro, dei seminari e un laboratorio narrativo. Sì, raccontare. Non per forza si chiede di scrivere un’autobiografia, anzi. Le storie raccolte sono storie di successo, di imprese epiche, di romanticismo. E di possibilità. Di futuro. Racconti in cui la vita personale s’intreccia col fascino dell’immaginazione, con le migliaia di volti che s’incontrano quotidianamente. Perché dentro una dimensione fantastica il cambiamento è possibile.

Dunque, un libretto con sei storie e due poesie, poi una mostra con alcuni dipinti saranno gli eventi che caratterizzeranno, nel prossimo autunno, Strada Maestra. Attività da presentare nelle scuole e nelle librerie. Non per annullare le distanze fra un noi e un loro inesistente. Ma puramente ed esclusivamente per dare valore alla soggettività.

di Guglielmo Gallone