DONNE CHIESA MONDO

La Bibbia
Canti e danze per custodire la storia di Israele

Il tamburello di Miriam

 Il tamburello di Miriam  DCM-009
01 ottobre 2022

La prima delle tante donne chiamate profetesse dalla Bibbia è Miriam, nota per aver salvato il suo fratellino Mosè dall’affogare nel Nilo, per aver condotto la sua gente fuori dalla schiavitù in Egitto e per avere addirittura sfidato l’autorità di Mosè nel deserto. A Miriam viene anche attribuito il merito di aver custodito la storia dell’antico Israele attraverso il canto e la danza. «Allora Miriam, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano il tamburello, e tutte le donne uscirono dietro a lei coi tamburelli e con danze. E Miriam cantava loro: “Cantate all’Eterno, perché si è grandemente esaltato; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere”». (Esodo 15, 20-21 ).

L’ebraico è arcaico, pertanto il canto è tra i passi più antichi della Bibbia. Poco prima però leggiamo: «Mosè e i figli d’Israele cantarono questo cantico all’Eterno e parlarono dicendo: “Io canterò all'Eterno, perché si è grandemente esaltato; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere. L’Eterno è la mia forza e il mio cantico, ed è stato la mia salvezza. Questo è il mio Dio, io lo glorificherò; è il Dio di mio padre, io lo esalterò”» (Esodo 15, 1-9). La collocazione di questo testo sembra suggerire che il canto di Miriam fa eco a quello di Mosè, ma è più probabile che sia nato da Miriam e dalle altre donne, poiché erano loro a custodire la storia d’Israele e a celebrare le vittorie di Dio con strumenti musicali, canto e ballo.

Non sarebbe l’unica volta in cui viene attribuito a un uomo il merito per la composizione di una donna. Un rotolo del Mar Morto, detto il Pentateuco rielaborato, attribuisce a Miriam un’altra versione del canto.

Il versetto Giudici 5, 1 inizia dicendo: «In quel giorno Debora cantò questo cantico con Barak, figlio di Abinoam», ma in ebraico il verbo “cantò” è usato al femminile e il canto che segue è espresso nella prima persona singolare, riportandoci solo la voce di Debora: «ascoltate, o re! Porgete l'orecchio, o principi! Io, proprio io, canterò all’Eterno, canterò le lodi dell'Eterno, il Dio d’Israele» (Giudici 5, 3).

Nel canto le donne d’Israele celebrano le vittorie e ricordano anche le vittime innocenti della guerra.

Quando Davide sconfigge Golia, il campione dei Filistei, il primo Libro di Samuele (18, 6-7) riferisce: «le donne uscirono da tutte le città d’Israele incontro al re Saul, cantando e danzando con tamburelli, con grida di gioia e con strumenti musicali. Così le donne si rispondevano a vicenda cantando, e dicevano: “Saul ha ucciso i suoi mille, e Davide i suoi diecimila”». Le loro parole indicano che Davide avanzerà pretese sul trono di Saul.

Infine, celebrando la vittoria di Giuditta sul generale nemico Oloferne, «si radunarono tutte le donne d’Israele per vederla e la colmavano di elogi e composero tra loro una danza in suo onore». Giuditta poi «prese in mano dei tirsi e li distribuì alle donne che erano con lei. Insieme con esse si incoronò di fronde di ulivo: precedette tutto il popolo, guidando la danza di tutte le donne, mentre ogni Israelita seguiva in armi portando corone; risuonavano inni sulle loro labbra» (Giuditta 15, 12-13).

Tra queste scene ci sono diversi collegamenti degni di nota. Anzitutto l’associazione del canto, del ballo e del suono di tamburelli con le donne.

In secondo luogo, molte di queste donne sono single e molte scene le descrivono mentre si esibiscono da sole. Sono importanti non perché ben sposate, perché nobili o perché ricche. Sono importanti per la loro fedeltà all’alleanza di Dio con Israele, per il loro coraggio di agire in tempi di crisi, perché fanno affermazioni politiche. La Bibbia non parla di un marito o di figli di Miriam. Debora viene tradizionalmente identificata come la «moglie di Lappidoth» (Giudici 4, 4), ma l’espressione ebraica eshet lapidot può essere tradotta con «donna di fiamme».

In terzo luogo, i canti e la danza celebrano prima di tutto il potere di Dio di salvare il suo popolo. Al centro di questa salvezza non c’è l’andare in cielo, bensì una preoccupazione decisamente terrena: la salvezza dalla guerra, dalla povertà e dalla disperazione.

In quarto luogo, le donne che cantano, danzano e fanno musica lo fanno anche per l’intera comunità, e pertanto condividono le loro doti. Secondo l’ebraico di Esodo 15«Miriam cantava loro (plurale maschile, nda): «Cantate (plurale maschile, nda) all’Eterno, perché si è grandemente esaltato». Miriam guida il canto, ma incoraggia sia gli uomini sia le donne a seguirla. Giuditta è accompagnata da Barak, il generale militare. Leggiamo: «Allora Giuditta intonò questo canto di riconoscenza in mezzo a tutto Israele e tutto il popolo accompagnava a gran voce questa lode» (Giuditta 15, 14)

In quinto luogo, le donne rappresentano tutte le età. La tradizione ebraica suggerisce che Miriam aveva 86 anni al tempo dell’esodo.

In sesto luogo, il canto, la danza e forse soprattutto il suono dei tamburelli uniscono le donne attraverso le culture. Gli archeologi hanno trovato numerose statuette in terracotta di donne con tamburelli dell’antico Vicino Oriente.

Infine, le donne gettano le basi per il culto gioioso d’Israele. Il Salmo 68, 25 prefigura: «Avanti andavano i cantori, per ultimi venivano i suonatori, e nel mezzo stavano le fanciulle che battevano i tamburelli»; il Salmo 150, 4 esorta: «Lodatelo col tamburello e con la danza, lodatelo con strumenti a corda e a fiato», e possiamo immaginare le donne nella prima parte del versetto, gli uomini nella seconda. Il Libro del profeta Geremia 31, nel noto passo che descrive la Nuova Alleanza, prevede un tempo in cui «o vergine d’Israele. Sarai di nuovo adorna dei tuoi tamburelli e uscirai in mezzo alle danze di quelli che fanno festa», poiché «allora si allieterà la vergine della danza; i giovani e i vecchi gioiranno». Quando le donne danzano e cantano si custodisce la memoria, vengono ricordati gli orrori della guerra, i corpi delle donne sono spazi di celebrazione, e viene proclamata la vittoria di Dio.

Per una riflessione su Miriam, sorella di Mosé, in rapporto con Maria, Madre di Gesù, vedi Amy-Jill Levine «Miriam, vita e destino. All’origine del nome le parole amarezza e ribellione» in “donne chiesa mondo” n. 102 (luglio 2021).

di Amy-Jill Levine