Verso la terra promessa

Non ricordo bene dove, ma ricordo di aver letto l’aneddoto di una signora che abitava in casolare di campagna, la quale durante le piovose notti d’inverno, amava sedersi davanti al caminetto con un bicchiere di vino e Nebraska di Bruce Springsteen a riempire la solitudine della stanza, mentre fuori dalla finestra infuriava la pioggia e il vento. È un’immagine talmente bella e poetica che mi torna in mente ogni volta che metto su quel disco, cercando in qualche modo di intravedervi una dimensione esistenziale. Nebraska, che il 30 settembre compirà quarant’anni, fu proprio quello che non ci si aspetta da un cantautore, rocker, incantatore, che nel corso dei primi dieci anni della sua carriera aveva ridisegnato, e in un certo senso riscritto e reinventato i canoni più consolidati del rock americano, portandoli in una ...