Il cardinale Roche ricorda la regina Elisabetta

Una leader saggia
ispirata dalla fede

 Una leader saggia ispirata dalla fede   QUO-222
28 settembre 2022

«Una sovrana devota che ha esercitato una saggia leadership», «una grande donna, gentile e coraggiosa», «patrona di innumerevoli cause, consigliera dei suoi ministri»: con queste parole il cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha ricordato stamani la sovrana del Regno Unito, Elisabetta ii , scomparsa l’8 settembre scorso a Balmoral. Il porporato, di origini britanniche, ha presieduto una messa di commemorazione presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Hanno concelebrato, tra gli altri, anche il cardinale James Michael Harvey, arciprete della Basilica, il cardinale George Pell e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali.

«Nonostante i numerosi successi ottenuti durante i suoi settant’anni di regno — ha detto il cardinale Roche nella sua omelia —, è stato il discorso pubblico sulla fede emerso alla morte della sovrana a cogliere più volte il nocciolo di ciò che ha ispirato e diretto la sua vita». Elisabetta ii «ha costruito la sua vita sulle verità e sui valori che si trovano nella vita di Cristo: il mistero del Dio fatto uomo, del potere dell’amore di Dio di superare persino la morte, della grande dignità di ogni persona, della speranza al di là della disperazione». Si tratta di «verità e valori», ha sottolineato il porporato, che rappresentano come «un codice», come degli «indizi su come dovremmo aspirare ad affrontare la realtà, chiavi per qualcosa di molto potente che porta alla vera grandezza di spirito e alla generosità del cuore al servizio degli altri». Non a caso, la stessa compianta sovrana, nel Natale del 2014, disse: «L’esempio di Cristo mi ha insegnato a cercare di rispettare e valorizzare tutte le persone, di qualsiasi fede o meno».

Il pensiero del prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti è andato anche a «le numerose persone che si sono allineate in silenzio lungo le strade e hanno sopportato le file» per rendere omaggio alla sovrana, «ognuna con le proprie storie da raccontare, i propri affettuosi ricordi e la propria gratitudine per una vita ben vissuta e vissuta pienamente nel suo servizio».

Quindi, il porporato ha evidenziato che la regina è scomparsa non in un giorno qualsiasi, bensì l’8 settembre, Natività della Beata Vergine Maria: «Una coincidenza non priva di un profondo significato — ha spiegato —. Nella tradizione cattolica si parla del giorno della nostra morte come del dies natalis, della nascita alla vita eterna. Nella provvidenza di Dio è sicuramente un segno di favore speciale che una persona che si era dedicata al servizio degli altri muoia nel giorno della festa di Colei che ha dato la sua vita per portare al mondo Cristo, il Re dei re». Di qui, il richiamo al fatto che «per la regina non c’era dicotomia tra la fede che professava e ciò che era come sovrana e capo di tante nazioni», perché la grandezza della sua attività di statista è stata proprio quella di «espandersi alla dimensione di Cristo, invece di ridursi alla dimensione di se stessi, guardare la realtà attraverso la prospettiva dataci da Dio e affrontarla con fede». «L’abbiamo amata molto e ci mancherà molto — ha concluso il cardinale Roche —. Che ora, dopo una vita di fede ben vissuta e di lavoro così ben fatto, possa riposare in pace».

La messa di commemorazione è stata organizzata dalle ambasciate di Gran Bretagna, Canada e Australia presso la Santa Sede. Folta la rappresentanza di diplomatici, a partire da Christopher John Trott, ambasciatore britannico, il quale, al termine della celebrazione, ha letto una preghiera di san John Henry Newman, mentre il suono di una cornamusa accompagnava la processione conclusiva.