Intervista a suor Mary Haddad presidente della Catholic Health Association negli Stati Uniti

Una missione dinamica
al servizio dei più vulnerabili

 Una missione dinamica al servizio dei più vulnerabili  QUO-221
27 settembre 2022

Suor Mary Haddad, delle Suore della Misericordia, è presidente e amministratore delegato della Catholic Health Association negli Stati Uniti. Avendo esperienze nei campi dell’educazione, del lavoro sociale e dell’assistenza sanitaria, suor Mary si considera privilegiata a poter svolgere i tre «ministeri essenziali della Chiesa». In un’intervista con i media vaticani, suor Mary ha spiegato come la Catholic Health Association partecipi attivamente alle questioni relative all’assistenza sanitaria negli Stati Uniti e ha parlato del ruolo centrale delle religiose in questo campo.

Perché la vita religiosa, e perché le Suore della Misericordia?

Mi piace dire che la mia chiamata è un cammino sulla via della presa di coscienza per capire l’azione di Dio nella mia vita. Le mie insegnanti sono state le Suore della Misericordia. Una volta iniziato il processo, mi sono impegnata. Una mia cara amica suora della Misericordia diceva sempre: «La ragione per cui entri non è la stessa per cui rimani». Questa è stata una costante nella mia vita religiosa, cioè che la nostra chiamata è veramente dinamica e la nostra risposta dovrebbe essere altrettanto.

Quali sono le tematiche affrontate dalla Catholic Health Association?

Il nostro lavoro è guidato dalla dottrina sociale della Chiesa cattolica. Dedichiamo particolare attenzione alla dignità umana e al bene comune e ci preoccupiamo di chi è più vulnerabile. Riteniamo che la persona, per poter crescere e prosperare nella sua comunità, debba essere sana. E perciò vogliamo assicurare che tutti abbiano diritto a un’assistenza sanitaria accessibile. È questa la nostra priorità, insieme alla tutela della vita e della libertà di coscienza. Il covid ha puntato una luce molto forte su tante preoccupazioni che ci accompagnavano già da tanto tempo. Inoltre, gli episodi di razzismo a cui abbiamo assistito qui, negli Stati Uniti, con l’uccisione di George Floyd, ci hanno spinto realmente a valutare quale sia la nostra parte in questo lavoro. E così ci siamo concentrate sulle disuguaglianze nell’assistenza sanitaria e il nostro l’obiettivo è: eliminare le disparità nell’accesso e nella qualità dei servizi. Abbiamo osservato le necessità nell’ambito della salute mentale e comportamentale, aumentate drasticamente dopo il covid. Sappiamo che prima della pandemia erano numerosi i casi di suicidio e di altri problemi collegati alla salute mentale, che in quel periodo si sono di nuovo aggravati perché le persone si sono sentite allontanate e isolate. Poi la cura per i nostri anziani, le nostre persone più vulnerabili. La percepiamo come chiamata urgente a esaminare, ora, nuovi modelli di assistenza a lungo termine e permanente per le persone anziane. E, ancora, le cure palliative, come trattiamo le malattie croniche e come accompagniamo le persone lungo il ciclo della loro vita. Trattando questi aspetti, abbiamo inoltre compreso più pienamente l’impatto dei fattori ambientali e sociali sulla salute della persona. E così abbiamo articolato quelli che definiamo i “determinanti sociali della salute”: un alloggio sicuro, un lavoro redditizio e accesso a cibo sano. Abbiamo aperto gli occhi sull’appello alla sostenibilità della nostra Terra e abbiamo lavorato seriamente sulla Piattaforma di iniziative Laudato si’ di Papa Francesco. Tra le nostre priorità c’è che i nostri sistemi sanitari si impegnino a essere di fatto a emissioni zero entro i prossimi quindici-venti anni.

Come la Catholic Health Association si pone di fronte al dibattito sul possesso di armi?

Ne parliamo come se fosse una questione di criminalità, ma di fatto riguarda la salute pubblica. Negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti gli omicidi sono aumentati del 75 per cento. È immorale. E, tra le principali cause di decesso dei ragazzi al di sotto dei 19 anni, le morti causate da armi da fuoco hanno superato quelle per incidente stradale. Non riguarda solo il crimine. Riguarda la salute, e quindi abbiamo chiesto di ribaltare questa tendenza in crescita nel nostro Paese: devono essere fatte indagini sui precedenti; inoltre, è utile svolgere ricerche di salute pubblica riguardo alla morbilità e alla prevenzione della mortalità; poi, è necessario bandire la vendita di armi da fuoco, evitare temporaneamente l’accesso all’acquisto di armi per chiunque si ritenga possa fare del male a se stesso o ad altri e, naturalmente, bandire l’acquisto di munizioni ad alta capacità. Non c’è alcun bisogno che siano disponibili al grande pubblico. Gli stessi nostri operatori sanitari sono a rischio a causa di un’insensata violenza armata. Abbiamo avuto morti e feriti perché qualcuno è entrato armato in ospedale o in un ambulatorio medico. Ora che i nostri operatori sanitari e quanti lavorano in prima linea stanno uscendo dalla pandemia, che ha rappresentato per loro una grande sfida a causa dello stress vissuto in quel periodo, devono confrontarsi ogni giorno con la paura di essere feriti andando al lavoro. Ecco perché la violenza armata in realtà è una profonda crisi sanitaria, economica e morale. Le statistiche dicono che si spendono circa 2,8 miliardi di dollari per la degenza e i ricoveri a causa della violenza armata. Si tratta di una quantità immensa di risorse investite per far fronte a una questione risolvibile.

Le religiose sono alla base dell’assistenza sanitaria cattolica.

Fa parte del nostro dna. Quando le religiose sono arrivate negli Stati Uniti nel 1727, le orsoline francesi approdarono a New Orleans per prendersi cura delle loro comunità. Non sono venute per fornire cure sanitarie ma per offrire cure spirituali, per rispondere ai bisogni della comunità. Questi ministeri sono nati dal desiderio di servire l’insieme. Il concetto di cura di tutta la persona è stato la genesi dell’assistenza sanitaria cattolica in questa nazione. Sono state le religiose a dare inizio al modello dell’assicurazione. Spesso le persone guardano alle religiose e noi guardiamo all’assistenza sanitaria cattolica: le religiose fanno le opere di carità, sono lì solo per dare il servizio. Sappiamo di avere una grande storia di donne imprenditrici: donne che hanno saputo come creare modelli di servizio efficaci e in grado di consentirci di fornire le cure alle nostre comunità poiché eravamo capaci di gestire le risorse essenziali per continuare tale servizio. Sappiamo di poggiare sulle spalle di uomini e donne meravigliosi. Come religiosa sono molto orgogliosa della storia della vita religiosa nel mondo e delle opere che sono state realizzate. So che c’è la tendenza a focalizzarsi sulla diminuzione di tutto questo, ma penso che sia essenziale guardare a ciò come a un’opportunità per continuare a rispondere al movimento dello Spirito nel mondo attuale, e a ciò che è richiesto, in termini di servizio, a tutto il popolo di Dio.

di Bernadette Mary Reis


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