Un mondo senza armi nucleari è necessario
La Santa Sede non ha dubbi sul fatto che «un mondo libero dalle armi nucleari è necessario e possibile». L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, nel suo intervento ieri a Vienna per la sessantaseiesima Conferenza Generale dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), ha riaffermato questa posizione pur riconoscendo il difficile contesto caratterizzato dalla «continua escalation» della guerra in Ucraina e «in cui la minaccia dell’uso delle armi nucleari è tornata a perseguitarci». «Dobbiamo fare ogni sforzo per smantellare l’architettura internazionale del controllo degli armamenti, specialmente nel campo delle armi di distruzione di massa», ha dichiarato il segretario per i Rapporti con gli Stati.
L’arcivescovo Gallagher ha quindi citato le parole di Papa Francesco: «Chi fa la guerra dimentica l'umanità». E ricordando il videomessaggio del Papa all’High-Level Virtual Climate Ambition Summit, del 12 dicembre 2020, il segretario per i Rapporti con gli Stati ha sottolineato che le armi nucleari sono «al servizio di una mentalità di paura che colpisce non solo le parti in conflitto ma l’intero genere umano». Per questo «le relazioni internazionali non possono essere prigioniere della forza militare, dell’intimidazione reciproca e dell’esibizione di scorte di armi». Tutte le armi di distruzione di massa «non creano altro che un falso senso di sicurezza. Non possono costituire la base per una coesistenza pacifica tra i membri della famiglia umana, che deve piuttosto ispirarsi a un’etica della solidarietà».
La Santa Sede, ha dichiarato ancora Gallagher, «riconosce l'importante lavoro dell’Aiea nel contribuire a realizzare un mondo libero da armi nucleari». Secondo l’arcivescovo, gli accordi di salvaguardia tra l'Aiea e quasi 180 Stati «aiutano a garantire che questi Paesi non stiano lavorando a programmi clandestini di armi nucleari».
Gallagher ha quindi menzionato «gli sforzi continui e pazienti della comunità internazionale per rilanciare i negoziati sul programma nucleare della Repubblica popolare della Corea del Nord, che minaccia l’integrità del regime di non proliferazione».
L’arcivescovo ha concluso il suo intervento sottolineando l’apprezzamento della Santa Sede per gli sforzi dell’Aiea nella promozione di un «uso sicuro e pacifico della tecnologia nucleare», aiutando «i Paesi in via di sviluppo a utilizzare la tecnologia nucleare per curare il cancro, coltivare più cibo e gestire le scarse risorse idriche». Così l’Aiea «svolge un ruolo unico nel promuovere lo sviluppo integrale, migliorando la nostra gestione della creazione di Dio».