Nella memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli

La carità a ogni respiro

 La carità a ogni respiro  QUO-221
27 settembre 2022

Il 27 settembre si celebra la memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660). Mentre è universalmente nota la sua generosa attività caritativa, forse si conoscono meno i suoi profondi insegnamenti spirituali. L’Opera omnia, pubblicata in francese e annotata da padre Pierre Coste, prete della Congregazione della Missione, è composta da ben quattordici tomi. In ogni pagina si sente palpitare il cuore ardente del santo e si scopre la sua vivida intelligenza. In particolare i Trattenimenti, dedicati alla formazione spirituale delle Figlie della Carità, da lui fondate insieme a santa Luisa de Marillac (1591-1660), rivelano la sua felice capacità pedagogica e tutta la bontà di un vero padre. In realtà queste pagine non furono scritte direttamente dal santo ma riflettono fedelmente le istruzioni da lui date alle giovani suore. Furono proprio le religiose a mettere insieme i loro ricordi e appunti per poter conservare per sempre questo ricco patrimonio spirituale.

A santa Luisa stava molto a cuore questo lavoro, e alcune conferenze reperibili fra i manoscritti primitivi sono di suo pugno. Ella poi faceva rivedere a san Vincenzo le pagine scritte per essere certa che esse rispecchiassero fedelmente il suo pensiero. In alcuni testi, oltre alla voce del santo, riecheggia quella delle giovani suore. Infatti, per coinvolgere ancora di più le ascoltatrici, talvolta de’ Paoli iniziava gli incontri chiedendo alle suore presenti qualche riflessione sull’argomento in programma. Altre volte i Trattenimenti riferiscono i quesiti che le suore rivolgevano al santo, per essere illuminate e guidate dalle sue parole. San Vincenzo era sempre disponibile, lieto di sciogliere difficoltà e dubbi. Parlava con uno stile semplice, chiaro, incisivo, col desiderio di farsi capire anche dalle persone più umili. La sua predicazione era essa stessa una testimonianza. Non disquisiva sull’umiltà ma parlava con umiltà, senza mai perdere un’occasione per ricordare che lui era figlio di un contadino e che da ragazzo aveva pascolato i porci. Allo stesso modo, non faceva voli pindarici sulla carità ma irradiava la carità a ogni respiro, con mille attenzioni delicate per le sue ascoltatrici e la volontà tangibile di aiutarle nel loro cammino verso Dio. Conosceva bene gli scritti di san Francesco di Sales e aveva anche avuto la possibilità di incontrarlo di persona nel 1618. Fra i due era nata una schietta amicizia, interrotta solo dalla morte del grande vescovo di Ginevra nel 1622. L’impronta salesiana, piena di dolcezza e amorevole attenzione a vivre le bon plaisir de Dieu, compiendo con determinazione e gioia la sua volontà, nei Trattenimenti risuona ovunque.

San Vincenzo de’ Paoli desiderava formare le sue religiose alle virtù del Vangelo, specialmente alla carità, all’umiltà, alla semplicità, alla confidenza nella Provvidenza. Sapeva che la loro vita di donazione totale non escludeva momenti di prova e voleva renderle pronte ad affrontare ogni difficoltà. Così risultano particolarmente commoventi e ricche di premure paterne le conversazioni rivolte alle suore in partenza per qualche missione particolare. Alcuni incontri servivano a far memoria delle religiose morte nell’adempimento del dovere. Così le loro virtù e il loro esempio diventavano una fonte di ispirazione per le consorelle. Alla fondatrice, scomparsa alcuni mesi prima del santo, furono dedicate due intense conversazioni, arricchite anche da numerose testimonianze delle suore. Gli articoli della Regola e lo stile di vita delle Figlie della Carità, spiegati con chiarezza in ogni particolare, mettevano al centro la gioia di darsi totalmente al Signore e ai bisognosi, cercati e serviti con amore di predilezione. San Vincenzo voleva che le sue suore agissero con un cuor solo e un’anima sola, mosse sempre dalla più stretta unione. Acuto osservatore dell’animo umano, metteva in guardia da ogni forma di protagonismo, orgoglio nascosto, invidia, divisione. Insegnava a detestare la disobbedienza, la maldicenza e la mormorazione: «Ricordate l’esempio di Giuda. Egli prese a criticare tutto quello che il Signore faceva, fino a mormorare anche del fatto che la Maddalena gli avesse versato l’unguento sul capo […]. Infine egli mise in vendita il suo maestro. L’infelice giunse a questi estremi dopo aver iniziato con la mormorazione».

De’ Paoli ammoniva di rispettare tutti, specialmente le consorelle, le responsabili di comunità, gli ecclesiastici, gli assistiti. Supplicava che regnassero sempre la comprensione reciproca, l’aiuto vicendevole, il perdono e la dolcezza: «Ecco quali sono i tre segni che fanno riconoscere la vera Figlia della Carità e che possono servire come mezzi per divenire tali. Il primo segno è amare Dio al di sopra di tutte le cose, essere tutta per Lui, non amare nulla che non sia Lui, e, se si ama qualche altra cosa, che sia solo per l’amor di Dio. Il secondo segno che caratterizza la Figlia della Carità è amare il prossimo, servire bene i poveri ed esercitarsi, quando c’è da soffrire qualcosa, a sopportarlo, poiché ci si è donate a Dio proprio per questo, e considerare sempre i poveri come nostri signori, e nutrire per loro un grande rispetto. La terza cosa che farà di voi delle Figlie della Carità è di non fare mai niente le une contro le altre, e di non soffrire neppure un pensiero d’avversione, sia pur istantaneo, delle une contro le altre. Amatevi fra di voi come vere sorelle, per amore di Dio, così che si veda chiaramente che siete tutte membra dello stesso capo, cioè figlie dello stesso Padre, e che non amate che quello che Lui ama, e proprio per amor suo».

di Donatella Coalova