Migrazioni forzate

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26 settembre 2022

Secondo le stime, nel mondo sarebbero oltre 82milioni le persone “in fuga”, cifra che include circa 48milioni di sfollati interni. La complessità del quadro geo-politico planetario, le drammatiche disuguaglianze inter-societarie, l’emergenza climatica e ambientale rendono tuttavia molto difficile definire le migrazioni forzate, compito reso ancor più arduo dal progressivo ampiamento delle categorie di soggetti/fattispecie che la cultura giuridica contemporanea considera potenzialmente meritevoli di protezione.

Tale difficoltà si riflette in un confine sempre più poroso e discutibile tra migrazioni forzate e volontarie e nella inadeguatezza del sistema di protezione di cui la comunità internazionale si è dotata. Su tale inadeguatezza insiste il Magistero sottolineando l’iniqua distribuzione tra Paesi dell’onere dell’accoglienza, l’insufficienza delle risorse assegnate agli interventi umanitari, ma anche i bisogni specifici delle categorie che meritano una speciale sollecitudine; tra di esse, le vittime della tratta e gli sfollati interni cui la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale ha dedicato due recenti approfondimenti. Da essi emergono i limiti degli strumenti di tutela disponibili, ma anche il carattere sfidante di questi fenomeni. Così, ad esempio, si osserva come i processi di sfruttamento, mercificazione e riduzione in schiavitù che si sviluppano attraverso la tratta disumanizzano tanto chi li subisce quanto chi li compie e l’umanità nel suo insieme. A loro volta, scontando una sostanziale invisibilità nell’agenda della comunità internazionale, gli sfollati interni sono una manifestazione emblematica delle “periferie esistenziali” particolarmente care a Papa Francesco.

Nella scia di una sollecitudine da tempo presente nella dottrina sociale (Pacem in terris; Accogliere Cristo nei rifugiati e nelle persone forzatamente sradicate), il Magistero più recente sottolinea le molteplici responsabilità implicate nella “produzione” dei migranti forzati e nella loro protezione – dalla comunità internazionale fino al singolo consumatore – ed esorta a cogliere il significato teologico della migrazione forzata, paradigma della vulnerabilità della condizione umana, ma anche occasione di testimonianza ed evangelizzazione: «… non dimenticate la carne di Cristo che è nella carne dei rifugiati: la loro carne è la carne di Cristo» (Francesco, Discorso alla xx Sessione Plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, 2013).

di Laura Zanfrini
Docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica