La gratitudine di una regione “di periferia”

 La gratitudine di una regione  “di periferia”  QUO-220
26 settembre 2022

«La visita di Papa Francesco per la conclusione del Congresso eucaristico nazionale riveste una grande importanza per la Basilicata, regione di periferia, difficilmente raggiungibile e che si trova anche ai margini del panorama economico, nonché per la nostra e le altre Chiese in Italia, in quanto questo evento si inserisce nel cammino sinodale, per il quale la diocesi si sta impegnando con tanta energia». Il cielo di Matera è ancora buio quando dom Donato Giordano, rettore del santuario Maria Santissima di Picciano, giunge allo stadio comunale “xxi settembre - Franco Salerno”, insieme ad altri quattro benedettini olivetani.

Il santuario dista solo una decina di chilometri dalla “Città dei Sassi”, pertanto i monaci sono tra i primi ad aspettare Papa Francesco che, un paio di ore dopo, vi celebra la messa. Nel frattempo, mentre i primi raggi di sole iniziano a riscaldare pian piano l’erba del campo da calcio e a colorare di rosa lo scenario affascinante dei “Sassi”, le tipiche e famose case di pietra della città, dom Giordano prosegue la sua riflessione: «Questi quattro giorni di festa e di celebrazioni non rappresentano un episodio estemporaneo per la nostra Chiesa, che ha lavorato tanto con incontri periodici e produzione di materiale scritto a destinazione di tutto il popolo lucano, ma una base di riflessione a lungo termine sulla sinodalità e la comunione ecclesiale».

Sulle facciate di cemento dei palazzi più recenti edificati intorno allo stadio, sono le bandiere vaticane a ornare i balconi, buone postazioni per seguire la messa. I “colori del Papa” si ritrovano anche sul palco allestito per la celebrazione della messa, addobbato con mazzi di rose gialle e bianche. Il resto della decorazione fa invece riferimento alla storia della città, e in particolare alla sua cattedrale. Sullo sfondo è stato riportato in maniera stilizzata il rosone della facciata, mentre a destra dell’altare si contempla una riproduzione del famoso affresco della Madonna della Bruna, patrona di Matera. Una versione tufacea di questo ritratto aspetta di essere consegnata come regalo della diocesi al Papa. Dal duomo è stato portato anche il crocefisso seicentesco.

Dal canto suo, l’arredo sacro fa riferimento alla “Città dei Sassi”: la spiga di grano — che allude al tema di questo congresso, «Torniamo al gusto del pane» — fissata sull’altare, così come i simboli dei quattro evangelisti sull’ambone, sono di tufo.

Sulla sinistra, il coro prova i principali canti della messa, accompagnato dall’orchestra sinfonica di Matera. Sul volto e attraverso la voce delle centinaia di coristi presenti si avverte l’entusiasmo generale di essere uniti — seppur conoscendosi da poco tempo prima delle prove — per accogliere Papa Francesco. L’unità della Chiesa lucana infatti non è soltanto un concetto astratto ma una realtà concreta, come conferma Carlo, che studia insieme a tanti altri giovani di tutta la regione nel seminario diocesano di Matera-Irsina.

Nello stadio hanno preso posto più di dodicimila delegati, di cui circa 300 sacerdoti, mentre i vescovi si trovano sul grande palco. Tutti insieme applaudono quando alle 8.40 arriva Francesco — con ancora nel cuore la bellezza dell’incontro con i giovani ad Assisi, avvenuto poche ore prima — e inizia il giro dello stadio in papamobile salutando i fedeli.

Lasciata Casa Santa Marta alle 6.30, in auto il Papa si era trasferito all’aeroporto di Roma-Ciampino. Per il maltempo non è stato possibile il viaggio in elicottero. L’aereo con a bordo il Pontefice era decollato alle 7 e atterrato all’aeroporto di Gioia del Colle. Da lì, in auto, il Papa aveva raggiunto Matera, distante poco più di 30 chilometri. Ad accompagnarlo monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia.

Ad accoglierlo, nello stadio, tra gli altri, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina, e, tra le autorità civili, il presidente della regione Basilicata Vito Bardi, il prefetto di Matera Sante Copponi, il sindaco Domenico Bennardi e il presidente della provincia Piero Marrese.

Durante la celebrazione, alla preghiera dei fedeli sono stati ricordati in particolare «i popoli della terra» con l’invocazione a Dio affinché spezzi «i vincoli dell’odio e della guerra, perché le nazioni si aprano alla fraternità universale e costruiscano un futuro di giustizia e di pace».

Al termine della messa, il cardinale Zuppi ha rivolto parole di ringraziamento a Francesco che, a sua volta, ha lasciato in dono un calice. La Chiesa di Matera-Irsina gli ha regalato un’icona in tufo della Madonna della Bruna. Il Papa ha, infine, guidato la preghiera dell’Angelus.

Quindi il Pontefice — dopo una breve sosta alla mensa della Fraternità “Don Giovanni Mele” — ha nuovamente raggiunto in auto l’aeroporto di Gioia del Colle per far rientro in aereo a Roma-Ciampino dove è atterrato alle 12.40. Da lì in auto ha fatto rientro in Vaticano.

Il giorno precedente invece i delegati erano stati invitati a partecipare alla processione eucaristica partita dalla chiesa di San Pio x per raggiungere quella di San Francesco d’Assisi, baricentro della vita materana, il cui portone era stato aperto per consentire ai fedeli di ammirare l’infiorata di una decina di metri di lunghezza realizzata in onore della Santissima Eucaristia dal francescano padre Carlo Basile.

«Mentre in questi giorni siamo tornati a gustare il pane, riscoprendone il profumo, la fragranza, spezzandolo e condividendolo — ha affermato nella sua riflessione finale l’arcivescovo Caiazzo, che guidava la processione — il nostro sguardo, la nostra mente e il nostro cuore hanno fatto danzare il nostro corpo di gioia, proprio come Giovanni Battista nel seno di Elisabetta».

«Perché il pane si possa gustare e inebriandosi del suo profumo è necessario che nella sua preparazione la pasta sia posseduta dal lievito madre — ha auspicato il presule in conclusione del suo discorso — i cristiani nel mondo sono chiamati ad essere sale, luce, lievito che fa fermentare ogni cosa».

dal nostro inviato
Charles de Pechpeyrou