Il saluto del cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana

Inizia il secondo anno
del cammino sinodale

 Inizia il secondo anno del cammino sinodale  QUO-220
26 settembre 2022

Questo è il testo del saluto che il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto a Papa Francesco al termine della messa.

Padre Santo, grazie di essere venuto. Grazie di questa fatica che volentieri, e sempre con il sorriso, ha intrapreso per stare con noi. Lei è un esempio per tutti. Oggi a Matera ci sono tutte le Chiese d’Italia. È una grazia iniziare il secondo anno del nostro Cammino sinodale con questa tappa. Ci mettiamo in cammino e camminiamo insieme solo se siamo con Gesù, se ci nutriamo del Verbum Domini e del Corpus Domini, solo se prendiamo sul serio il suo “seguimi” rivolto a ognuno di noi, oggi. Ecco, nel Congresso Eucaristico di Matera, città del pane e di tanta laboriosa accoglienza, abbiamo messo al centro Gesù, la sua presenza di amore che ci rende una cosa sola con Lui e tra di noi. Abbiamo riscoperto il gusto del pane che ci rende famiglia di Dio.

Ringrazio la Chiesa di Matera, il suo pastore, don Pino (altrimenti qui se lo chiamo Monsignor Antonio Giuseppe pensano che parlo di un altro!), il Comitato organizzatore, tutti i tantissimi volontari, il coro e quanti si sono prodigati per la buona riuscita di questo appuntamento. Grazie: ci siamo sentiti a casa, una bellissima e antichissima casa che guarda al futuro.

Quando si perde il gusto non si sentono i sapori, le cose si fanno senza voglia, impersonali, senza trovarvi quello che piace. Molti che hanno preso il Covid sono rimasti un tempo privati del gusto. Perdiamo il gusto del pane per colpa di un altro insidioso virus, l’individualismo, che ci illude di trovare il gusto solo moltiplicando le opportunità tanto da sprecarle e togliere il pane a tanti che hanno fame e di fame muoiono. Chi trasforma tutto nel consumo finisce per non sentire più il gusto della vita. Tornare al gusto del pane ha significato nutrirci dell’amore concreto e infinito di Cristo, ritrovare la gioia di amore semplice e gratuito, povero e vero, personale e per tutti. L’individualismo porta a dividersi dagli altri, tanto che il mondo arriva alla guerra che poi toglie valore all’individuo e genera solo il gusto della morte.

La guerra brucia i campi di grano, toglie il pane e fa morire di fame, trasforma i fratelli in nemici. In un mondo così abbiamo trovato il gusto del pane che ci dona sempre l’Eucaristia, frutto dell’amore pieno di Cristo che diventa amore per i suoi fratelli più piccoli e per il prossimo. Abbiamo ritrovato il gusto di spezzare il suo pane con i tanti, troppi, Lazzaro esclusi dalle mense dei ricchi, tabernacolo del corpo di Cristo. Il gusto del pane è amabilità empatia verso tutti, passione di ricostruire la comunità lacerata, di difendere la casa comune, gioia, compassione di cinque pani e due pesci che sfamano tutti.

Grazie, Padre Santo. Con questo gusto del pane cercheremo tanti compagni di cammino con cui condividerlo, seguendo Gesù pellegrino che si ferma a tavola con i pellegrini e fa ardere il cuore del gusto di amarsi e che si rivela spezzando il pane con i suoi, nella pace e nel pensarsi insieme. È pane della terra e del cielo. Grazie, Padre Santo.