Bailamme

Solo per amore

 Solo per amore  QUO-218
23 settembre 2022

Ho intuito, come un baluginio nel buio fitto del mistero, cosa significhi l’Eucarestia guardando un bimbetto di pochi mesi, attaccato al seno di sua madre. Lui la stringeva con le manine, e succhiava, mordicchiava, lei lo mangiava di baci. Carne nella carne, amore con amore.

Noi siamo da sempre abituati a identificare il termine mangiare con il gusto, con la soddisfazione di un bisogno primario o un piacere. Oppure con un verbo associato alla paura, al pericolo, ai cattivi, che mangiano o vogliono mangiare i buoni. Saturno e i suoi figli. Il rapace che divora il fegato di Prometeo. L’orrido Minotauro che brama come cibo i giovani ateniesi offerti in sacrificio. I diavoli dell’Inferno dantesco, o di infinite raffigurazioni medievali, che si cibano ingordi e malefici dei dannati, fino alle tre fauci enormi e cupe di Lucifero, nel fondo della voragine ghiacciata di Cocito.

E che dire dei nostri sogni ansiogeni d’infanzia, che echeggiavano fiabe di orchi e streghe pronti a infilare i bimbi disobbedienti nel forno, per non tacere del lupo, emblematica immagine del male in agguato, pronto a mangiarti, per ucciderti.

Mangiare ha a che fare con l’istinto, o con l’istinto bestiale; e in una società edonistica e dimentica di cosa sia il vero bisogno è diventato al più passatempo, svago a caro prezzo per soddisfare mode e status (il rito dell’apericena, che non soddisfa mai la fame, e neppure la gola). Invece, questo piccino che mangia sua madre, e sua madre che mette le labbra sulle sue guance, che mangia lui di coccole e carezze è rappresentazione mirabile dell’amore, della fusione di due corpi per amore, solo per amore. Il bimbo si nutre di sua madre, prende da lei con il latte la sua forza, e la sua protezione. Così Cristo diventando corpo e sangue si fa mangiare e ci rende partecipi della sua natura, si unisce a noi nella carne per amor nostro. È così inspiegabile da dare le vertigini, e non c’è lingua capace di esprimerlo, non c’è ragione che ne comprenda la vastità di significato.

«Fu un bacio d’amore, mi sentivo amata, e perciò dicevo: “Ti amo, mi dò a te per sempre” (...). Da molto tempo, Gesù e la povera piccola Teresa si erano guardati e si erano capiti... Quel giorno non era più uno sguardo, ma una fusione; non erano più due: Teresa era scomparsa, come la goccia d’acqua che si perde in seno all’oceano», scrive Teresa del Bambin Gesù. Per questo, le tante Madonne della poppa che fanno capolino sorridenti, o già meste per lo strappo di quella carne nel dolore della croce, sono in fondo rappresentazioni eucaristiche.

Un neonato mangia sua mamma. Ha negli occhi i suoi occhi, la tenerezza del suo corpo al suo tatto. Aspetta tutto da lei. E sua madre si lascia mangiare, paziente, generosa, solerte, anche quando è stanca, sofferente. E non gli nega un sorriso.

Dio in quel pezzo di pane ci tiene uniti a sé. Ci ricorda che siamo suoi e ci chiede, nella libertà, se vogliamo continuare a essere parte di lui. Che possiamo avere sempre la fame e la fiducia totale di questo bimbo abbandonato, sicuro, tra le braccia di sua madre, che non ci manchi mai il desiderio di mangiare chi ci dà la vita vera.

di Monica Mondo