Otranto: premio giornalistico al prefetto Ruffini

Nessuna pace
con la logica del conflitto

 Nessuna pace con la logica del conflitto  QUO-207
10 settembre 2022

«Il Papa ci ricorda che la guerra non è una soluzione per la pace. Francesco ha detto che c’è un aggressore, ha detto che questo conflitto è un sacrilegio, ha usato parole durissime. A un certo punto bisognerà fare la pace? Sì. Tanto vale pensare a un modo per trovarla, prima che muoia la gente e non solo sul fronte»: così Paolo Ruffini ha rilanciato gli appelli del Pontefice per porre fine ai bombardamenti in Ucraina. Il prefetto del Dicastero per la comunicazione è intervenuto ieri, venerdì 9, al Festival dei giornalisti del Mediterraneo, che si chiude stasera a Otranto con la consegna dei premi “Caravella” 2022. A ritirarli lo stesso Ruffini e, tra gli altri, le inviate di guerra Gabriella Simoni e Stefania Battistini.

In una Otranto candidata a diventare capitale italiana della cultura 2025, nella manifestazione che caratterizza la fine estate pugliese da ben 14 anni, i vari relatori intervenuti sono tornati a confrontarsi sul conflitto in Europa orientale iniziato ormai da duecento giorni. Analizzandone le conseguenze globali, anche economiche, il prefetto del Dicastero per la comunicazione ha confidato: «Oggi ho sentito un sacerdote che in Sierra Leone ha messo in moto un sistema di pronto soccorso, di ambulanze, che funzionava 365 giorni all’anno. Ora a causa dei rincari le ambulanze viaggiano 8 giorni al mese. Gli altri 22 no». Quindi Ruffini si è chiesto se «c’è un modo per dire che gli equilibri fondati sulla deterrenza non dureranno»; se «c’è un modo per costruire la pace lavorando sulla cultura, sul pensiero, con la diplomazia e non pensando che la pace si ottiene solo con le guerre». Del resto, ha osservato, questo lo avevano «detto anche i predecessori di Francesco, penso ad esempio alla Pacem in Terris di Giovanni xxiii . Forse ci sono altre soluzioni, non è un’utopia. Soluzioni dettate non solo dalla bontà, magari anche dall’interesse».

Successivamente un accenno al ruolo della Santa Sede nel consesso internazionale: essa, ha rimarcato il prefetto, «ha una grande diplomazia che è al lavoro e ripete che c’è sempre una via» di dialogo. «Poi — ha proseguito — c’è un’altra dimensione che è quella di vedere oltre l’oggi, costruendo oggi. La guerra causerà un deterioramento terribile anche dal punto di vista dell’ecologia. Su questo il Papa oltre a parlare ai Governi, parla ai popoli. Se ogni persona non si sente chiamata a un impegno, finiremo per pensare che tutto è un Risiko. Non è così! Benedetto xvi parlava del realismo della non violenza, del realismo del dialogo. Queste — ha concluso Ruffini — sono le due dimensioni: quella diplomatica, penso al disarmo; e quella del parlare a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, credenti e non».

di Andrea De Angelis