La testimonianza del cardinale Vincent Gerard Nichols presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles

Con la bussola della fede

 Con la bussola  della fede  QUO-206
09 settembre 2022

La regina Elisabetta ii «rimarrà sempre una luce splendente nella nostra storia. Possa ora riposare in pace». Sono le parole del messaggio col quale il cardinale Vincent Gerard Nichols, presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles, ha voluto rendere omaggio ieri alla sovrana subito dopo la notizia della morte. Nel messaggio il porporato esprime ammirazione per il servizio che la regina ha svolto mai celando il riferimento ai valori cristiani che la ispiravano. Un aspetto che il cardinale Nichols sottolinea a più riprese anche nell’intervista rilasciata ai media vaticani.

Posso chiedere qual è stata la sua reazione personale quando ha appreso del decesso della regina?

Penso che, come molte altre persone, all’inizio sono rimasto un po’ scioccato perché martedì ha svolto le sue funzioni pubbliche e invece giovedì si è spenta. Poi, dopo la sorpresa e lo shock iniziale, tutti hanno provato un crescente senso di perdita, di lutto e di tristezza. Ritengo che sia questo, senza alcun dubbio, l’umore prevalente nel Paese questa mattina.

È ancora presto, ma potrebbe dirci qualche parola sull’eredità della regina defunta come leader cristiana?

La cosa notevole, qui, questa mattina, è che stanno arrivando messaggi da tutto il mondo. Papa Francesco ha inviato un messaggio molto elegante al nostro nuovo re, e ne giungono anche dai fratelli vescovi di tutto il mondo, dai leader internazionali. Alcuni sono messaggi personali di giovani che dicono di sentirsi come se avessero perso una nonna.

Non sono pochi quelli che fanno riferimento al fatto che è stata la regina stessa a dire che la fede cristiana era la roccia e la forza della sua vita.

Una delle cose che voglio continuare a ripetere è che se apprezziamo tanto le doti apportate dalla regina, doti di saggezza, stabilità, apertura, affabilità immensa, dobbiamo ricordare anche qual è la loro fonte e ispirazione. E mi auguro che con il passare dei giorni, mentre rifletteremo con maggiore profondità, emergerà con sempre maggiore chiarezza l’importanza della fede cristiana che ha plasmato ogni suo giorno.

Lei, in particolare, è il cardinale arcivescovo di Westminster. Può dirci qualcosa in più sull’importanza della regina defunta per i suoi sudditi cattolici e per la Chiesa, in Inghilterra ma anche in tutto il Regno Unito e negli altri paesi, come anche nel mondo intero?

Ritengo che la cosa più ovvia da dire sia che il suo regno ha visto tanti cambiamenti nella storia. Quando ero giovane, a noi cattolici era più o meno vietato pregare con gli anglicani. Questo è completamente cambiato e ciò si è riflesso nella vita della regina, che ha compiuto una visita formale nella cattedrale di Westminster e ha pregato con noi proprio come noi, adesso, ovviamente pregheremmo con altri cristiani. Penso sia forse una lezione largamente compresa, ma il cardinale Hume è stato il primo cardinale della diocesi di Westminster a ricevere una lettera da Buckingham Palace che riconosceva il suo titolo ecclesiastico, che lo riconosceva come arcivescovo di Westminster. Inoltre, in questi ultimi vent’anni, o giù di lì, per la prima volta nel diritto civile di questo Paese abbiamo il riconoscimento del ruolo del vescovo cattolico nell’amministrazione degli affari della sua diocesi. Dunque, in tal senso, sia a livello comune sia a quello strutturale, delle istituzioni, ha vissuto e guidato cambiamenti rilevanti.

Che cosa vede per il futuro, sia per quello del Paese sia per quello delle altre parti del Commonwealth e per la Chiesa nel Regno Unito nei giorni, nei mesi e negli anni a venire?

Penso che a questo punto tutti possano davvero capire meglio l’importanza della stabilità e dell’apertura che lei ha rappresentato. E lo dico perché i cambiamenti non finiranno. Ma in un certo senso quel che importa è come reagiamo al cambiamento. Forse è questa la cosa più importante. E ritengo che il principe Carlo – ora re Carlo – abbia ereditato questo da sua madre. So che sarà deciso a continuare a dare una forte testimonianza dell’importanza della fede cristiana e ritengo che avrà un modo suo di continuare questa tradizione di sua madre, di appartenere in maniera ferma e chiara alla fede cristiana in un modo che rispecchi, secondo me, il rinnovamento che cerchiamo nelle nostre relazioni e nel nostro servizio alla società.

Un’ultima domanda, eminenza. Lei è arcivescovo di Westminster da ormai dieci anni. Ha qualche ricordo personale di sua maestà che vorrebbe raccontarci?

Il mio ricordo più caro sarà probabilmente il fatto di essere stato seduto accanto a lei durante una cena privata con un gruppo di una trentina di persone. Ma ero io quello seduto vicino a sua maestà, la regina, nel castello di Windsor. E non è stato molto tempo dopo quel suo ultimo viaggio in Australia. La nostra conversazione è stata molto speciale. In parte abbiamo parlato di un viaggio, in parte di come era l’Australia – all’epoca ci viveva mio fratello — e in parte dell’importanza della sua fede. È stata una bella occasione che non dimenticherò mai.

di Chris Wells