Ad Acilia con i bambini della Summer school organizzata dalla comunità di Sant’Egidio

Una giornata piena di sole e di tanta voglia di imparare

 Una giornata  piena di sole  e di tanta voglia di imparare  ODS-002
03 settembre 2022

In una scuola della periferia romana, quando oramai lezioni ed esami sono conclusi, ci si immagina che le aule possano finalmente trovare il loro tempo di vuoto. Non vi è mai capitato di osservare un’aula prima che si riempia di chi le dà senso? Ci si potrebbe aspettare di trovare banchi sistemati a scacchiera con la regina cattedra che veglia su di loro, lavagne pulite, quaderni regolarmente impilati, finestre chiuse con i disegni attaccati sui vetri, tutto immerso in un silenzio immobile. Invece, all’Istituto Comprensivo Leonori ad Acilia, il mese estivo è scuola, è Summer school.

La Comunità di Sant’Egidio organizza centri estivi didattici per bambini dall’età dai 4 ai 12 anni che presentano bisogni educativi specifici e per rispondere al loro diritto allo studio. E sono proprio i protagonisti della Summer school a riempire, in modo unico e al di là di ogni aspettativa, una comune e ordinaria scuola di periferia.

Appena si entra nel corridoio principale, non si incontra un preside o una preside, ma una giovane e sorridente studentessa universitaria, Elissar, di origine siriana, responsabile del progetto, che con fare orgoglioso e fiero spiega: «Siamo 34 giovani, dall’età di 14 fino ai 21 anni. Ci occupiamo di 54 bambini, tra cui rom, ragazzi con gravi disagi famigliari e sociali, siriani, ucraini. Essendo così tanti possiamo occuparci quasi singolarmente di ognuno di loro». E mentre mi mostra le aule, dove si svolgono le attività, si avvicina ad ogni bambino o bambina e racconta la storia di ognuno di loro.

La giornata tipo inizia la mattina alle 9 con la colazione tutti insieme. Elissar motiva il perché di far cominciare riunendoli tutti: per insegnare l’appartenenza ad una comunità, per far sentire che anche se diversi tra di loro possono condividere insieme agli operatori un pasto, uno scambio di parole. Una volta terminato, si dividono nelle aule, segnate dai colori, uno per ogni fascia d’età. Nelle prime ore della mattinata, si svolgono i compiti delle vacanze, completando il noto libro delle vacanze, e se i bimbi non l’hanno ricevuto dalla scuola, è la Summer school a fornire loro tutto ciò di cui necessitano.

Il miracolo è lì, in questi giovani che in età scolare fino ai primi anni di università si dedicano a piccoli che spesso non sanno scrivere né tantomeno leggere. E sono proprio i bimbi a chiedere, come mi racconta Elissar, di fare i compiti. Non vedono l’ora di imparare insieme ai loro giovani maestri.

Chiusi quaderni e libri, iniziano le attività all’aperto, con giochi, sport e una palestra a disposizione. Dopo il pranzo, il riposo, per chi lo chiede, e altre ore di gioco, fino alla conclusione della giornata perché, come ricordano i giovani operatori, è sempre estate.

In questo bagno di voci e di bimbi che corrono da una parte all’altra per il giardino della scuola, una giovane rom dopo avermi mostrato i suoi disegni e pensieri sulla pace, si confida: «Da grande farò la scrittrice». Le brillano gli occhi mentre lo dice. Ed Elissar spiega che molto spesso questi bimbi rom, o che vivono nelle baracche, vengono lasciati dormire sui banchi durante l’anno scolastico, perché ritenuti inutili per la formazione.

Ma nello sguardo di questi piccoli si legge il futuro del mondo, un mondo di speranza, di riscatto e di grande generosità. Sì di generosità, perché dare loro un foglio bianco e una penna e insegnare che un mondo può essere ridisegnato, fa scattare nel cuore umano la voglia di fare lo stesso agli altri. Ognuno di questi bambini lotta le sue “piccole guerre” ogni giorno, ma con i giovani della comunità di Sant’Egidio ogni battaglia può essere vinta e la fine della guerra può essere creduta.

Così succede che quei bimbi, diventati più grandi, desiderano fare lo stesso ai loro “fratelli” e diventano anche loro giovani operatori. Questa è la storia della nostra Elissar che, insieme alle sue sorelle, riesce a scappare dalla guerra in Siria. Una volta arrivata in Italia, seguita dalla comunità di Sant’Egidio, riesce a diplomarsi con il massimo dei voti e a frequentare l’università con una media del trenta. Lei e tutti questi piccoli e giovani sono testimoni che il povero è davvero una manifestazione di beatitudine, perché può costruire un mondo di pace, perché nella condizione in cui si trova liberamente riceve e liberamente dona. Se ogni scuola potesse vivere questo tutto l’anno, di quale umanità si riempirebbe il mondo?

di Giuditta Bonsangue