Un centro commerciale come riparo

 Un centro commerciale  come riparo   ODS-002
03 settembre 2022

— Ciao, dove vai a mangiare oggi?

— A via della Lungaretta.

— E stasera?

— A Colle Oppio.

Questo breve dialogo non è tra due persone “normali” che si incontrano al bar sotto l’ufficio, bensì tra due senzatetto e i luoghi di cui parlano sono due indirizzi dove si può mangiare seduti o prendere un sacchetto col cibo a portar via e andarlo a consumare in un luogo preferito, magari con altri colleghi viandanti su una panchina ai giardini pubblici. I due dialoganti sono componenti del piccolo-grande esercito dei senza fissa dimora che vivono a Roma. Nella capitale ce ne sono settemila, ma c’è chi dice anche il doppio, su cinquantamila (secondo dati del 2015) che esistono in Italia. Sì, perché esistono, anche se a volte vengono chiamati invisibili, senza volto. Hanno i documenti, sono regitrati presso le numerose associazioni laiche e religiose di Roma che offrono pasti a tutti. In questa città mangiare non è un problema, anche bere: di acqua ne sgorga in modo ininterrotto dalle numerose fontanelle sparse per la città, soprattutto in centro. E poi c’è qualche sussidio e quale donazione.

Ogni senza casa ha pochi desideri e tante paure: i sogni hanno i connotati di una casa e di un letto, possibilmente con qualche soldo in tasca, mentre le paure sono una lunga serie di eventi da evitare come le ferite, gli incidenti di vario genere e le malattie in quanto per vivere in strada c’è bisogno di tante energie e di perfetta salute come per attraversare un deserto. Mentre si attraversa questo deserto un solo tema è protagonista dei pensieri del viandante di città: dove ho sbagliato, quale errore ho commesso per ritrovarmi a vivere in strada?

* * *

L’inverno, certo, è duro per i senza fissa dimora. E l’estate? Questa estate particolarmente calda, con 40 gradi in media, ha rappresentato difficoltà in più da affrontare e risolvere.

Per esempio qualcuno ha avuto l’idea di rifugiarsi al fresco dei centri commerciali dove c’è sempre l’aria condizionata in funzione, non ci sono auto che sfrecciano veloci, a volte, sì, qualche bambino che corre e urla e i cani che abbaiano quando si incontrano tra loro perché anche i cani hanno bisogno di comunicare.

La giornata dei senza casa al centro commerciale di solito comincia presto, all’apertura dei negozi perché se si deve usare uno dei bagni lo si trova pulito. E non è un fattore da sottovalutare se si tiene all’igiene e alla cura della persona. Ci sono barboni che continuano a radersi tutti i giorni, o quasi.

Nei centri commerciali ci sono molti contrasti: da una parte c’è il lusso o il benessere dietro la vetrina e al di qua c’è la povertà, la disperazione, la consapevolezza di giornate con poco futuro roseo.

Vivere la vita è come preparare un minestrone: quello che ci metti mentre lo cucini te lo ritrovi nella scodella.

Se nella propria vita ci si mette sfiducia, lamentele, imprecazioni e bestemmie, poi ci si mangia questi ingredienti. Se ci si mette amore, misericordia e preghiera si potrebbe ritrovare nel piatto una bella grazia o se vogliamo dirla in maniera laica: un bel colpo di fortuna.

Questo è quello che sogna, spesso a occhi aperti, il senzatetto durante le lunghe giornate da viandante della città di Roma. L’amore tra l’anima e lo Spirito è perfetto. Rappresenta quel tipo di amore che noi tutti cerchiamo. (stefano cuneo)

di Stefano Cuneo