Non siamo soli

«Piazza Grande»:
un laboratorio di comunità
nelle strade di Bologna

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03 settembre 2022

«Il giornale di strada Piazza Grande nasce a Bologna nel dicembre 1993, primo in Italia e fra i primi in Europa e vende 6000 copie in pochi giorni! Poi l’anno dopo si crea con lo stesso nome un’associazione e nel 1997 una cooperativa sociale che oggi dà lavoro a circa cento dipendenti». Un progetto che è ancora molto vitale come si desume da ogni parola di Andrea Giagnorio, dal 2018 direttore del mensile. «Un gruppo di volontari e senza dimora volle dare visibilità a persone che allora, forse molto più di oggi, davvero non facevano notizia: bisognava farle uscire dal silenzio, renderle protagoniste del racconto della loro vita e non solo oggetto dei giudizi e dell’analisi degli altri. Si trattava ed è così ancora oggi di uscire dallo stigma e dalla ghettizzazione, creare relazioni e dar vita ad una comunità che si fa carico del disagio, facendo rete sistemica; perché, prima che per problemi economici, o per la perdita del lavoro, finiscono in strada, ai margini della società, le persone che sono rimaste sole».

Piazza Grande esce con 10 numeri all’anno, ogni mese (tranne agosto e gennaio), con 16 pagine a colori. Se ne tirano 700 copie al prezzo di 2 euro l’una, ma oggi sono quasi tutte distribuite attraverso l’abbonamento annuale (sia per la versione cartacea, sia in pdf on-line).

La redazione è un “Laboratorio di comunità”, composto dal direttore con un’altra dipendente e da un gruppo di circa 20 volontari, fra persone senza dimora, altre che hanno una casa, studenti universitari e anche qualche ragazzo delle superiori. Le riunioni si tengono ogni settimana in un condominio per homeless dove si valutano i temi, si decidono gli articoli e le persone da intervistare e poi presso una struttura per persone con problemi fisici indifferibili ed urgenti, dove i volontari elaborano con gli ospiti alcuni pezzi grazie ad una scrittura partecipata. «Abbiamo valutato — prosegue Giagnorio — che fosse più importante investire tempo e risorse nell’elaborazione collettiva del mensile e non servirsi più di venditori, che rischiavano di essere sempre meno consapevoli del lavoro redazionale e che, inoltre, con la diffusione di internet e dopo la pandemia, venivano visti dai cittadini solo come alcuni fra i tanti che ad ogni angolo cercano di darti in mano qualcosa». Al momento in strada a Bologna vivono circa 70 persone e nelle strutture pubbliche di accoglienza si contano qualche centinaio di posti.

«Nell’ultimo numero — dice Giagnorio — raccontiamo storie di incarichi sottopagati, di senza dimora in balia di datori di lavoro privi di scrupoli, capaci di licenziare in tronco, facendo perdere, oltre all’impiego, anche la casa. E poi, in questa torrida Estate europea, lanciamo la raccolta fondi Mandateci a quel paese (https://dona.piazzagrande.it/), che potreste condividere anche voi. Si possono donare tre importi corrispondenti a tre obiettivi specifici: acquistare due borracce per due persone senza dimora; coprire il costo di una camera d’hotel per una persona nei giorni più caldi; sostenere una quota della vacanza di gruppo in Riviera per alcuni ospiti delle nostre strutture».

Conclude il direttore di Piazza Grande: «Desideriamo che la città si interroghi su quali sono i diritti di tutte le persone, fra cui quello alla salute mentale e alla dignità, convinti che oggi la povertà sia un tema globale dovuto alle diseguaglianze purtroppo intrinseche alla nostra società».

di Giovanni Maria Capetta