DONNE CHIESA MONDO

Colombia
L’amore di una madre per la cura della Terra

Francia Marquez

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03 settembre 2022

Quattro anni fa, alla cerimonia di consegna del Premio Goldman, il massimo riconoscimento per gli attivisti ambientali, Francia Márquez si era definita «parte di un processo». Specificamente «di quelle donne che impiegano l’amore materno per prendersi cura del territorio come spazio di vita. Di quanti levano la voce per fermare la distruzione dei fiumi, dei boschi, dei laghi».

Da tutta la vita leva la sua voce a difesa della Terra, e rischia in proprio, questa afro-colombiana quarantenne, nata in una baracca senza pavimento del remoto villaggio di La Toma, nel Cauca, madre single costretta a fare la domestica per mantenere i due figli e pagarsi gli studi in Legge.

Francia Marquez conosceva il coraggio dei “nessuno”, los nadie: uomini, e soprattutto, donne relegate ai margini da un sistema che esclude oltre il 40 per cento della popolazione nazionale. Una forza invisibile quanto indomabile. La stessa che l’aveva portata, nel 2014, a camminare per 130 chilometri, fino a Bogotà, per denunciare l’inquinamento prodotto dalle miniere legali e illegali nella sua regione. La marcia convinse il governo ad avviare un dialogo. Ma trasformò Francia in esule: dovette abbandonare la sua comunità per sfuggire alle minacce di morte. Accade spesso in Colombia, il Paese più letale per gli ecologisti, con una media di un difensore dei diritti umani assassinato ogni due giorni. Eppure pochi desistono.

Non l’ha fatto Francia Marquez, che anzi ha abbinato all’impegno per la casa comune, la militanza politica. Qualche mese fa, è stata eletta alla vice-presidenza del Paese: la prima donna nera nella storia nazionale. Lo slogan della sua campagna è stato «sono, perché noi siamo»: a sottolineare, nuovamente, di essere parte di un processo di resistenza che accomuna la storia de los nadie. In particolare, las nadie, le donne povere e appartenenti alle minoranze della sterminata Colombia rurale in prima linea nella battaglia per il vivir sabroso, versione nazionale del buen vivir. Termine latinoamericano che implica il riconoscimento dei diritti degli esseri umani quanto del territorio e delle comunità. E che presuppone quella pace, fragile ma ancora possibile, cominciata, nel 2016, con l’accordo tra il governo e la guerriglia delle Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc).

Uno dei punti chiave del testo è la riforma agraria per consentire l’accesso alla terra ai contadini, una delle radici del conflitto pluridecennale. Il nodo è tuttora irrisolto per l’opposizione di latifondisti, grandi imprese nazionali e multinazionali, gruppi criminali che non vogliono perdere le piantagioni di coca. Un intreccio di interessi che alimenta la violenza. Nel 2021 – il quinto dalla pace – ci sono stati almeno 162 conflitti ambientali nel Paese. Oltre la metà dei 168 attivisti uccisi nello stesso anno, inoltre, erano piccoli agricoltori e ambientalisti. Le donne erano un terzo del totale. (lucia capuzzi).